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Maurizio Lupi: la sorprendente idea di avere un’unica voce nei dialoghi con Israele

24 Maggio 2025
Maurizio Lupi: la sorprendente idea di avere un’unica voce nei dialoghi con Israele

Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, sostiene che il suo approccio sia “chiarissimo”. Fermarsi a riflettere, mantenere un giudizio limpido, ma ahimè, non dimenticare mai il dialogo. Perché, come tutti sanno, senza un po’ di sterilità diplomatico-nostalgica, nessun risultato viene mai ottenuto. E chi meglio dell’Italia potrebbe fare da “ponte” tra Usa ed Europa? Già, ovviamente, una voce unica per pronunciare le solite frasi ad effetto mentre si fa finta di contare nelle trattative, che si tratti del conflitto russo-ucraino o dell’eterna crisi israelo-palestinese.

Lupi ha quindi provato a respingere le accuse: “Non è affatto vero che non prendiamo posizione!” Ah, come non ci abituiamo mai a sentire questa frase. Certo, l’opposizione deve trarre profitto anche da una crisi che non la riguarda direttamente, ma giustamente è divisa anche su questo! Ma non preoccupatevi, ci ricorda che per i temi di politica estera dovremmo “essere tutti uniti”, perché, si sa, l’unità è l’unica cosa che conta quando non si ha niente di concreto da dire.

Quando gli viene chiesto come mai non prendano le giuste distanze dal leader israeliano, di fronte a un’opinione pubblica che ormai chiede a gran voce la condanna della carneficina a Gaza, Lupi risponde: “Cosa dovremmo dire, che sosteniamo Hamas?” Sì, perché nell’immaginario collettivo, coloro che chiedono un po’ di umanità sono senz’altro dei terroristi in erba. E che dire della narrativa che i terroristi usano i civili come scudi? Davvero si va in guerra con l’A.B.C. della propaganda! Chi si preoccupa di ostaggi, quando la cosa più importante è non scatenare il solito dibattito? Ah, queste piccole sfide internazionali si affrontano con grande serietà, come un dibattito da bar.

L’opposizione, poverina, può dire quello che vuole, non avendo responsabilità di governo. Certo, chissà come avrebbero gestito le cose. Ma va bene, che paghino i poveri incolpevoli mentre noi ci battiamo per la fine delle “stragi di civili a Gaza” e per l’apertura di un “corridoio umanitario”. Ma chi ha tempo per i dettagli quando hai uno slogan come “due popoli, due Stati”? É un obiettivo chiarissimo, giusto? Per iniziare una tregua umanitaria, perché fermarsi? Giustamente, dobbiamo continuare a chiacchierare.

Infine, Tajani, il ministro degli Esteri, ha convocato l’ambasciatore di Tel Aviv per protestare formalmente contro un episodio che ha coinvolto la delegazione diplomatica italiana. Un gesto forte, certo, perché ora i diplomatici israeliani tremano! Ma chiudere il dialogo, ah, che idea astrusa! A questo punto si potrebbe dire che la storia ci insegna che il dialogo non serve a nulla. O forse, in fondo, è proprio questo che vogliono che crediamo.

È curioso come certi politici sfornino argomentazioni più contraddittorie di un prestigiatore in crisi. Per esempio, nel caldo abbraccio diplomatico con Israele, ogni opportunità per evidenziare la vittima e il carnefice sembra andare in fumo in un battibaleno. La Russia dell’orrore del 7 ottobre? Nonostante tutto, no, non è mai stato così drammatico. Israele è una democrazia, ci dicono, e lo è in modo talmente eloquente da dover quotidianamente fronteggiare minacce esistenziali da parte di chi, pare, abbia deciso di iscriversi al club del “non ci vuoi? Dovresti” così, giusto per dire. Certo, l’idea che gli eroi ucraini siano una razza completamente diversa rispetto ai “terroristi” di Hamas e Hezbollah è una narrazione che merita un selfie: inconsistente ma sicuramente ben condita con ipocrisia.

Oh, ma non possiamo dimenticare il il nostro prode Giuseppe Conte, il quale ha avuto il coraggio di puntare il dito contro l’ineffabile Netanyahu. La sua affermazione che l’omicidio dei diplomatici israeliani ricada su di lui è da far drizzare i capelli, ma chissà, forse stava cercando di lanciare una nuova moda: la “caccia alle responsabilità”. Ma va be’, la realtà qui viene capovolta come una frittata mal riuscita, per colpa dell’antisemitismo che in Europa sta come un coatto in vestito buono. E non parliamo poi delle scritte che compaiono ovunque, un po’ come i cartelloni pubblicitari, e che attestano a Milano la riconferma di un’orribile tradizione. Ma in chiave moderna, certo.

Ma oh, Conte, sempre così chiaro e determinato a mantenere il dialogo, come fa il nuovo Papa che ha riattivato le sinergie con Israele. La sua è una voce che si leva contro le stragi di civili a Gaza, un richiamo disperato alla liberazione degli innocenti tenuti in ostaggio, e un abbraccio sincero per la sicurezza di Israele. La vera domanda, però, è: e se Netanyahu decidesse di ignorare questi appelli? Qualcuno dovrà pur spiegargli che il suolo delle democrazie è permeabile agli umori del popolo, come dimostrato nella storia degli USA e della guerra in Vietnam. Prima o poi, le pressioni amichevoli e quelle non ostili si faranno sentire. Magari, chissà, stiamo solo aspettando quel momento dal sapore di popcorn.

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