Zeller abbandona la fascia tricolore: Merano in preda al caos politico

Zeller abbandona la fascia tricolore: Merano in preda al caos politico

Il gesto di Katharina Zeller, neopresidente della Südtiroler Volkspartei, è stato un vero e proprio capolavoro di diplomazia. Appena eletta sindaca di Merano, ha ricevuto la simbolica fascia tricolore dal suo predecessore, Dario Dal Medico. Ma ecco il colpo di scena: la indossa appena il tempo di dire “Sei sicuro che proprio devo?” per poi toglierla con un gesto di fastidio, come se fosse un vecchio cappotto di cui liberarsi. Un’uscita perfetta, catturata dalle telecamere, che ha mandato in tilt l’opinione pubblica e ha scatenato un’infinità di comunicati di condanna.

Del resto, il gesto di Zeller non è passato inosservato in una provincia dove il numero di sindaci italiani è sceso a un esiguo numero di due su 116 comuni, un trionfo dell’italianità ridotto a un “esclusivo club”. Bolzano non è mai stata così rappresentativa della Tangenziale di Roma quando si parla di politica: solo due sindaci italiani in mezzo a una marea di colleghi di derivazione tedesca. E chi, osando, ha detto che non ci sia una frattura? Qui a Merano, si sa, la divisione linguistica è quasi un arte.

Dopo la tempesta mediatica, Zeller ha sentito la necessità di scusarsi: “La mia reazione non deve essere interpretata come un disprezzo verso i simboli della Repubblica”, ha affermato, mentre i giornali si scatenavano a scrivere di indignazione. E chi può blame her? La vera colpa, sostiene, sarebbe di Dal Medico, che ha “provocato” questo disguido, un chiaro esempio di come basta un simbolo tricolore per scatenare orde di indignati. Ma nel bel mezzo della confusione, qualcuno potrebbe chiedersi: non si erano già visti gesti di questo tipo ben prima di questo balletto? O è solo un caso che i simboli della Repubblica non piacciano più come un tempo?

In un clima politico del genere, chiunque desideri vestire i panni della diplomazia non può che mettere in rilievo le contraddizioni di una comunità divisa e sempre più distante dai valori di unità e rispetto. “Non è un gesto di disprezzo”, certo, perché ci mancherebbe che un rappresentante del popolo potesse osare esercitare una tale antica e gloriosa tradizione: la politica italiana. Ma non temiamo, alla fine, piuttosto che unirsi, ci sono sempre più modi per dividere.

Ma la correzione di tiro non riesce a fermare l’onda di critiche che si abbatte su Zeller, difesa soltanto dalla Svp che si affretta a dire che non esiste «alcun obbligo legale di indossare le decorazioni ufficiali durante una cerimonia di consegna informale delle chiavi». Ma chi ha mai detto che le leggi debbano governare il buon senso? Gli esponenti del centrodestra, sconfitti nella recente tornata elettorale, non perdono tempo per far sentire la loro voce. Matteo Gelmetti di Fratelli d’Italia definisce la situazione «un oltraggio» e si prepara a inoltrare un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno. PerchĂ©, si sa, ogni occasione è buona per cercare un po’ di gloria. Dall’altra parte, il capogruppo di Forza Italia, Maurizio Gasparri, non si fa attendere: «Una sindaca che inizia così dimostra di essere davvero inadeguata».

Ma, ecco la sorpresa: sul fronte del centrosinistra, dal Pd non arriva alcuna reazione. Forse sono tutti impegnati a discutere su questioni più importanti, come chi ha l’egregia responsabilità di apporre il click sul mouse nei sondaggi. A prendere la parola è invece Angelo Bonelli, coportavoce di Avs, che chiede a Matteo Piantedosi di intervenire. «Nessuno chiede alla sindaca Zeller di rinunciare alla propria identità culturale o alle sue convinzioni personali, ma chi amministra una città italiana opera all’interno di un ordinamento repubblicano che merita rispetto». E già, il rispetto! Quello che sembra mancare a molti in questo circo politico.

Nemmeno il tempo di metabolizzare queste parole e la senatrice Unterberger ha pronta la sua risposta, etichettando Bonelli come «un piccolo Vannacci». Già, perché evidentemente il dibattito politico si basa sull’assegnazione di titoli nobiliari: chi è il piccolo e chi è il grande. E, ironia della sorte, appena eletta, la sindaca Keller aveva dichiarato: «Spero davvero che la divisione etnica non sia più un tema a Merano». Certo, si sa che i desideri sono meravigliosi, ma la realtà è, ahimè, piuttosto diversa.

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