Santanché al Festival dell’Economia: il ridicolo appello per regole di turismo che non cambieranno niente

Santanché al Festival dell’Economia: il ridicolo appello per regole di turismo che non cambieranno niente

«Scusate il lieve ritardo!», ha esordito Daniela Santanché, tutta vestita di rosso fuoco, mentre si arrampicava sul palco della Filarmonica. Erano circa le 12:20, e dopo una ventina di minuti di tentativi per rispondere ai giornalisti, come se lo avessero costretta, finalmente ha cominciato. La nostra ministra del Turismo, ieri, 22 maggio, era l’esponente di Fratelli d’Italia più in alto in città per il Festival — il ministro Crosetto era disponibile solo in videoconferenza, perché si sa, i collegamenti sono sempre più importanti della presenza fisica. Ha dovuto difendere, con grande fervore e davanti alle telecamere, l’ex vicepresidente Francesca Gerosa, estromessa da Maurizio Fugatti a causa dell’affaire terzo mandato. Dopo aver rifilato le sue dichiarazioni e sistemato le cose come dovevano andare, è salita al piano di sopra, là dove si riuniscono gli albergatori.

«Qualità e non solo quantità». Certo, è una frase che fa venire in mente tutte quelle volte che le promesse svaniscono come neve al sole. Santanché è corsa a Trento per un rapido incontro, ospite d’onore all’evento “Qualità e non solo quantità”, un convegno splendidamente organizzato da Confindustria per discutere di turismo e alberghi. Il suo pubblico di un centinaio di persone — tra cui scolaresche che sembravano più interessate a una gita scolastica che al dibattito — ha atteso pazientemente, come al solito, i tempi dilatati della politica. Poi, finalmente, è giunta la ministra, e l’evento ha preso il via. Seduta in centro al palco, davanti a un meraviglioso pianoforte Steinway, Elisabetta Fabri, amministratrice delegata del gruppo Starhotels e di Confindustria alberghi, era lì accanto a rappresentare il ‘buon esempio’ del settore.

E come se non bastasse, c’era anche Bernabò Bocca, il patriarca che detiene dodici strutture in tutta la penisola (non preoccuparti, non sono catene da fast food, ma hotel a cinque stelle!). Un uomo *incredibile*, già senatore per Forza Italia e, da ben 25 anni, presidente di Federalberghi. Perché si sa, la vera innovazione arriva solo da chi è sempre stato al comando!

«Aiutare le imprese a creare ricchezza» — ecco la cifra di questo governo. Sì, perché nulla dice “benessere” come la costante risalita delle aziende e il ripristino di floridezza economica, mentre il resto della popolazione può continuare a pensare ai suoi piccoli problemi quotidiani. La serata si preannunciava morbida, complice anche la cara vecchia retorica della qualità, giustamente messa in scena da chi, evidentemente, ha ben chiaro come far funzionare le cose. Chissà se, alla fine, il leitmotiv sia realmente quello di “non lasciare indietro nessuno”, oppure, come sempre, si tratti solamente di un bel motto da attaccare sui pannelli pubblicitari.

Ha esordito Santanché, rivendicando il ruolo del centrodestra con la grazia di una rockstar che finalmente ha trovato il suo strumento musicale: «Con la sinistra, il turismo aveva al massimo un sottosegretario, o era spalmato tra i ministeri di Cultura e Agricoltura. Questo è ciò che facevano i governi gialli, rossi, verdi e a colori…». Ma certo, perché chi mai ha pensato che il turismo potesse essere qualcosa di più di un accessorio nel grande armadio del governo?

Ci mancherebbe poi che il mondo degli alberghi non fosse un interlocutore di spicco nella politica! Del resto, il turismo vale un decimo del PIL nazionale, e in Trentino addirittura di più. Gli ultimi dati di Ispat per il 2024 sono da capogiro: oltre 400 mila turisti al mese, con punte che sfiorano i 724 mila a luglio e un incredibile 817 mila ad agosto. “Le presenze totali” — ovvero i pernottamenti, il vero metro di misura del successo — sono arrivate a ben 19,6 milioni, un aumento del 2,6% rispetto al 2023, con la Provincia che si affretta a dichiarare che siamo in un «anno migliore dell’ultimo decennio». Ma chi può resistere a codeste cifre?

Eppure, non esiste settore al mondo in cui le cose vadano sempre a gonfie vele. Solo due giorni fa, al Palacongressi di Andalo, si è tenuto un incontro molto “costruttivo” tra albergatori trentini riguardo alla gestione delle enormi folle di turisti. «Non esiste overtourism, solo cattiva organizzazione», si è sentito esclamare, con la stessa convinzione con cui un pesce insiste che l’acqua non è bagnata. Si è parlato di puntare sui clienti danarosi, perché ovviamente gli arabi e gli americani sono quelli che si portano le valigie piene — come se il turismo non fosse sempre stato una questione di prezzo e non di esperienza. E che dire della difficile reperibilità di manodopera, un argomento riportato dai sindacati che, sorprendentemente, parlano di salari bassi e turni impossibili? Strano, vero?

Esiste poi la questione del ricambio generazionale. Ah, questi giovani, che si distaccano dal romanzo epico della montagna come meta ostile per rifugiarsi in un «set per il turismo mordi e fuggi», un divertimentificio moderno che sembra il Luna Park delle Dolomiti. Ma chi può biasimarli? Si tratta pur sempre di un cambiamento culturale che i più vecchi osservano con occhi da foca in un acquario.

Ma guardiamo il lato positivo: la sintonia tra hotel e governo sembra essere concreta, e l’incontro di ieri con Santanché lo ha dimostrato. Solo una nota dolente: la questione degli Airbnb. Gli albergatori si lamentano di concorrenza sleale, citando fondi speculativi che controllano decine di appartamenti. E chi non capisce che sullo stesso mercato le stesse regole devono valere per tutti? La ministra sembra d’accordo sull’emersione dell’“economia nera” e su una regolamentazione di questo settore, ma non senza affermare la sacrosanta inalienabilità della proprietà privata e della libertà d’impresa. Chiaramente, gli albergatori sono un bacino di voti infinitamente più esiguo rispetto a quelli che affittano brevi. Solo in Trentino, gli hotel veri e propri si contano ben 1.424. Ma per curiosità, quanti sono gli Airbnb? Pare che non ci siano dati certi, ma ci sono quasi 65 mila seconde case pronte a sventolare il loro “affitta da me” come bandiera.

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