È fantastico come un esperto di calcio possa rivelarsi non solo un amante della filosofia, ma anche un vero e proprio guru del pallone. Stiamo parlando di Biagio de Giovanni, un filosofo che, in un colpo solo, riesce a districarsi tra le trame della poetica di Aristotele e le strategie calcistiche. Chi non vorrebbe trascorrere un pomeriggio a discuterne con lui, magari con un gallone di birra in mano mentre osserva il Napoli dal proprio divano?
Povero Napoli, non hai idea di quale grande pensatore hai tra i tuoi tifosi! De Giovanni parla di Sarri come dell’immagine stessa della provincia italiana, in contrapposizione agli allenatori-supersfatti. Ma perché mai vorremmo un allenatore che non sfoggia un ego come un trofeo?
Ah, e non dimentichiamo Benitez, praticamente un fantasma sconfitto in terra napoletana. Secondo il nostro filosofo, non è mai stato accettato, come un turista che chiede indicazioni in un dialetto sbagliato.
Ma adesso arriviamo al nodo cruciale. De Giovanni ha la fermezza di un filosofo alla Platone, mentre guarda la partita contro il Cagliari dal suo salotto. Condivide la gioia con il figlio che, fortunatamente, vive a Londra. Cosa c’è di più bello della gioia condivisa tra un padre e un figlio che normalmente non passano il tempo insieme? Ah, la magia del calcio!
Ma facciamo un’altra domanda cruciale: che fine ha fatto Antonio Conte? Non è un caso che de Giovanni lo definisca un allenatore diverso da Spalletti. Senza dubbio, Conte è un maestro nel concentrarsi su un obiettivo, e nel dimenticare tutto il resto. Una strategia che certo potrebbe essere efficace, sempre che non si decida di abbandonare la Coppa Italia come un calzino bagnato.
Ci piace pensare che de Giovanni abbia stile nel fare il tifo! Nella sua elucubrazione, ci lascia intendere che, dopo tutti questi anni di delusioni calcistiche, finalmente il Napoli ha trovato un allenatore capace di elevare le capacità ‘mentali’ della squadra. Ma certo, chi non vorrebbe sapere che l’allenatore ha fatto un bel lavoretto psicologico pur di ottenere un 3 a 0 contro il Verona? Magari ci volevano solo un paio di chiacchiere motivazionali prima dell’incontro!
In fondo, è tutto un divertente gioco di parole e strategie, dove la verità si mescola con il sarcasmo. E noi qui a ridere di quanto possa essere profondo il legame tra filosofia e calcio. Chissà, magari un giorno gli dovremo tutti un riconoscimento!
È davvero una squadra che gioca a calcio splendidamente o ha finalmente deciso di unirsi al club delle squadre vincenti? Leggendo certe dichiarazioni, sembra che ci sia un certo gusto nel vincere, specialmente in un campionato dove le formazioni rival sono ritenute “superiori”, tanto nella rosa quanto nella supponenza della loro dirigenza. Prendiamo, per esempio, l’Inter, che sembra aver aspirato a dominare e, paradossalmente, rischia di non portare a casa nulla. Ma andiamo al nocciolo: Conte ha portato in campo un “senso della realtà” e un approccio “personale” con i suoi giocatori, a dimostrazione che a volte un pizzico di sana ironia serve per tirare su una squadra.
La vera domanda è: la città, grazie alla sua squadra, si sta abituando a vincere? Cosa cambierà un titolo, se mai cambierà qualcosa? Certamente, vincere uno scudetto è un bel regalo per Napoli. È una vittoria che risuona ben oltre il mondo del calcio, credetemi! Immagino già l’atmosfera che si respirerà domani sera. Viviamo in una città straordinaria, pulsante di cultura e vitalità – ben più che in qualsiasi altro posto. Certo, a volte ci dimentichiamo di questo, vuoi per le difficoltà quotidiane, vuoi perché qualcuno si impegna nel farcelo dimenticare, mescolando la gioia e il dolore (ma chi ha bisogno di esempi?). Tuttavia, è proprio questo il bello: avere alle spalle una storia importante, perché la potenza del negativo non va sottovalutata. Napoli è una città che sfida le definizioni e spesso, nel giudizio su di essa, ci si dimentica della sua ricca storia, un angolo di cultura europea in tanti momenti, con molte date da tenere a mente.
Ma davvero si tratta solo di una nuova narrazione, di fortuna, o stiamo assistendo a un nuovo rinascimento? È un po’ come chiedere il legame tra un gelato al caffè e una caffeina galattica. Certo, il fatto di gioire insieme rappresenta sempre un’ottima scusa per non abbandonarsi ai propri difetti e alle inevitabili difficoltà della vita. Non c’è dubbio che un momento di gioia collettiva possa ispirare fiducia. La città, quindi, potrebbe sentirsi più sicura di sé. Ma parlando di “rinascimento”, facciamo le cose con calma! Piuttosto, potrebbe essere una spinta affinché il calcio non risulti una bella illusione e contribuisca a qualcosa di positivo, così che ogni cittadino si senta un po’ più responsabile nei confronti della sua vita e della sua città. Insomma, stiamo parlando di un bel momento di felicità, e Napoli è sempre rappresentata, in fondo, dal suo popolo, più di altre città.
Per concludere, quali sentimenti assalgono un tifoso in questi frangenti? Beh, prima di tutto, godiamoci l’attesa con una dose sana di ottimismo. Anche l’attesa ha il suo fascino, e in fondo, ha un sapore diverso che arricchisce il tempo che viviamo.



