Strade in rovina? Niente paura, i soldi vanno al Ponte sullo Stretto!

Strade in rovina? Niente paura, i soldi vanno al Ponte sullo Stretto!

L’ultima catastrofe che si abbatte sulle “provinciali”, quelle entità territoriali che lottano per sopravvivere, come pesci fuor d’acqua, potrebbe avere conseguenze disastrose per i cittadini. Oggi parliamo di manutenzioni stradali, un argomento che, nella sua banalità, nasconde una verità inquietante. Recentemente, il ministero delle Infrastrutture ha deciso di “dirottare” un miliardo e settecento milioni di euro verso il Ponte sullo Stretto di Messina, e, in parte, ai cantieri dell’Alta Velocità fino al 2034. Questa brillante strategia si traduce in 500 milioni a livello nazionale per il biennio 2025-2026. E per le Provincie venete? Un bel -70% sui fondi destinati a quegli anni. Wow, invece di 38,2 milioni, il Veneto ne riceverà la miseria di 11,5. Mentre quasi 27 milioni verranno gentilmente “regalati” al Ponte e alla Tav.

Il direttore di Upi Veneto, Carlo Rapicavoli, esprime un sincero e accorato “disastro”. Le Province, con i loro 7.200 km di strade (salvo Belluno, che ha una sua via peculiare), avevano già presentato i progetti per i cantieri del 2025 lo scorso anno. “E, una volta ottenuto il via libera dal ministero”, spiega Rapicavoli, “nei primi mesi dell’anno hanno già avviato bandi e gare. E poi, a fine maggio, ecco il colpo di grazia: un taglio devastante che si applica anche all’anno in corso, ripeto, è un disastro”. Ogni parola è scelta con cura per trasmettere l’urgenza e la disperazione di una situazione che satura qualsiasi logica.

Questi tagli sui fondi già assegnati sono stati introdotti prima attraverso la manovra e poi con le meraviglie del Milleproroghe. Sono risorse destinate alla sicurezza e alla manutenzione straordinaria delle strade. Tradotto: asfaltature, barriere paramassi, segnaletica, lavori su ponti, viadotti e gallerie. E come se non bastasse, il MIT, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha avuto l’ardire di comunicare il tutto con una lettera indirizzata a Upi e ANCI il 16 maggio, in cui si legge che “si rappresenta l’esigenza di escludere l’assunzione di impegni che non trovano copertura nelle risorse attualmente disponibili”.

Ma non si tratta di un intervento sporadico, giusto un piccolo ritocco fino al prossimo… evento catastrofico. Che le Province si preparino, perché non ci sarà pietà: le strade in degrado attenderanno pazientemente il loro destino, mentre i fondi continuano a evaporare nel nulla. E mentre gli automobilisti affrontano buche che potrebbero contendersi il titolo di crateri lunari, il Ponte sullo Stretto di Messina continua a ricevere i suoi generosi finanziamenti. Ah, il genio della pianificazione! Come non apprezzarlo?

Ah, il meraviglioso mondo delle Province! Dove i tagli ai fondi sono così abbondanti che potremmo quasi fare un barbecue con i bilanci. Secondo l’UPI, l’idea di sforbiciare i fondi per le Province è una vera e propria mania che continuerà fino al 2029, con un ulteriore 50% di tagli che ci aspettano come una brutta sorpresa di Natale. Non dimentichiamoci del periodo 2030-2034, perché la festa dei saldi non finisce mai!

Rapicavoli non può fare a meno di sottolineare che solo in Veneto, le sei Province e la Città Metropolitana di Venezia si trovano a gestire ben 7.200 chilometri di strade, nonché un numero imprecisato di ponti e viadotti. Veramente un bel compito! Ma grazie alla legge di Bilancio 2018, avevano finalmente ricevuto fondi pluriennali. Ma colpo di scena! La legge di bilancio 2025 ha deciso di impugnare la mannaia, con 747 milioni di euro di fondi già stanziati per il 2029-2034 che ora volano via come coriandoli al vento. Chiaramente, questa è una mossa che porta indietro le lancette del tempo, privando le province della possibilità di programmare interventi infrastrutturali. Sì, perché l’emergenza è il nuovo normalità!

Rapicavoli fa notare che tagliare «ad esercizio in corso», per una somma di 13.564.620 euro nel 2025, senza preavviso, è non solo un atto di grande empatia, ma anche un metodo infallibile per mantenere l’equilibrio dei bilanci. Da brividi, non è vero? Soprattutto quando fatture e contratti sono già stati firmati. Ma chi se ne frega dell’equilibrio quando si può ridurre la spesa con un colpo di spugna!

Passando alla realtà quotidiana, ci troviamo di fronte ai 1.900 km di strade regionali, insieme alle provinciali di Belluno, gestite da Veneto Strade. Incredibile, nel 2024 ci sono 48 milioni di euro a disposizione! Non sono mica bruscolini, giusto? Un buon aumento rispetto ai miseri 28 milioni del 2022 e 33 milioni del 2023. Questo ci fa comprendere quanto stiamo sprecando in costi materiali e interventi necessari. O forse stiamo solo getting used to being broke?

Giuseppe Franco, il dirigente di Veneto Strade, ha del lavoro da fare: sta per concludere un monitoraggio su oltre 800 ponti. Siamo incoraggiati a sapere che le classi di rischio vengono stabilite con molta attenzione, ma l’urgenza di rinforzare un’arcata di un ponte è già stato affrontato, principalmente nel Bellunese. E se non ci sono altre situazioni di particolare criticità, allora stiamo forse solo sognando un futuro in cui le strade non si trasformano in montagne russe?

L’opposizione, come sempre pronta a scendere in campo, viene rappresentata dalla capogruppo del PD, Vanessa Camani, che non ha peli sulla lingua: «C’è un problema di metodo. In un Paese dove già è difficile fare programmazione, tagliare a metà anno opere progettate è un insulto alla capacità amministrativa dei territori». Altro che “impegno” e “responsabilità”! E per finire, c’è da chiedersi se i fondi andranno a supportare l’elefante in stanza, il famoso Ponte dello Stretto, che sembra sia più controverso di un dibattito sul dessert a cena!

Il collega del Carroccio, Alberto Villanova, non sta a guardare: «Questa situazione nasce molto tempo fa. Non possiamo trascendere la sciagurata riforma del 2014 del PD di Renzi. Aver sottratto risorse alle Province è stata una colossale responsabilità politica che stiamo pagando a caro prezzo». Certo, perché niente dice “stabilità” come un gioco al massacro tra partiti, no?

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