Gita scolastica (costosa) tra sceicchi e populismo
Gianni Infantino, Presidente della Fifa, ha deciso che la diplomazia calcistica ha bisogno di un tocco di… geopolitica spiccia. Ha quindi preso un aereo, un microfono e Donald Trump, e si è imbarcato in un tour del Golfo Persico più simile a un roadshow di investimenti che a una missione sportiva. Il risultato? Una figuraccia in mondovisione e una sala vuota al Congresso Fifa in Paraguay, dove i rappresentanti Uefa, con una teatralità degna di Broadway, hanno abbandonato l’aula.
L’arte di arrivare tardi e dire che è per il bene comune
Tre ore di ritardo, un discorso iniziato nel pomeriggio, e una giustificazione che suonava più come una scusa da interrogazione: “Dovevo rappresentare il calcio e tutti voi”. Non ha convinto nessuno, men che meno i rappresentanti di Inghilterra, Norvegia e compagnia indignata. Debbie Hewitt lo ha definito “profondamente deplorevole”, Lise Klaveness “deludente e preoccupante”. Il tutto mentre il pallone d’oro – sì, uno vero, d’oro – passava di mano tra Trump e l’emiro del Qatar, con Infantino a fare da cerimoniere.
Diritti umani? Forse nel prossimo speech motivazionale
A rovinare ulteriormente la festa, è arrivata la Human Rights Watch, che ha chiesto conto a Infantino del suo tour tra leader poco inclini alla trasparenza e molto generosi con gli assegni. La Fifa, dicono, ha “perso il suo valore sociale”. E se Trump e Infantino si comportano come due influencer in cerca di like petroliferi, c’è chi fa notare che le priorità sembrano essersi ribaltate: il Congresso viene dopo, gli investimenti prima.
Cuccioli, califfi e club europei inascoltati
Nel retroscena del Guardian, Infantino viene descritto come “un cucciolo che segue Trump”. Un’immagine tenera, se non fosse che parliamo del capo della massima istituzione calcistica mondiale. E mentre l’Europa si sente sempre più marginalizzata, con Ceferin che mastica amaro, la Fifa pensa a nuovi format (ciao Mondiale per Club) e nuovi orizzonti, purché ricchi e lontani da Bruxelles.
Verso un altro mandato tra polemiche e denunce
Nel frattempo, fioccano le denunce. L’ultima è firmata anche da Mark Pieth, ex esperto anti-corruzione della Fifa: il tema? Il mancato rispetto dei diritti umani nell’assegnazione del Mondiale 2034 all’Arabia Saudita. Il tutto mentre si avvicina il 2027, anno in cui Infantino correrà (di nuovo) per restare al comando. Sempre più solo, sempre più criticato, ma anche – purtroppo – sempre più determinato a restare.



