Le scadenze della missione Salute concordate a livello europeo “sono state sinora rispettate”, ma non preoccupatevi: le prossime tappe saranno le più complicate da completare. Già l’81,7% dei progetti è in fase esecutiva o conclusiva, con solo pochi che non hanno ancora visto la luce. Ma chi ha bisogno di iniziative pronte quando la durata dei lavori pubblici in Italia è già un versatile gioco di prestigio, dove il mago è un po’ distratto?
Parliamo di un budget complessivo di 15 miliardi di euro—l’8% del totale—e oltre 10.000 progetti in cantiere. Nonostante ciò, i ritardi abbondano come la pasta al pomodoro nei pranzi della domenica. La spesa effettuata? Solo 2,8 miliardi, praticamente un rientro di poche briciole rispetto ai 3,1 miliardi previsti. Ma non temete, è solo un’affermazione di quanto sia lontano il fatidico totale di risorse da sfruttare.
Ah, e non dimentichiamo la meravigliosa mancanza di personale. Perché, chi ha bisogno di nuovo personale quando abbiamo già strutture vuote in attesa di essere popolate? “La realizzazione degli investimenti non garantirà l’entrata in funzione a pieno regime delle strutture sanitarie”, avverte l’Upb. Ma dai, che saranno mai un paio di professionisti formati in più?
Attualmente, i servizi nelle Case e negli Ospedali di comunità sono una rarità, soprattutto nel Mezzogiorno. E certo, non possiamo nemmeno sapere se i nuovi posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva hanno il personale adeguato per assistere i pazienti. Ovviamente, per questo è essenziale un piano di reclutamento, soprattutto per infermieri e medici di medicina generale. Ma chi ha voglia di lavorare quando si può lasciare tutto nella penombra?
Due miliardi di euro sono stati stanziati per le case di comunità, che dovrebbero essere il fulcro dell’assistenza sanitaria, dotate di un team multidisciplinare. E per gli ospedali di comunità? Solo 1,3 miliardi di euro per avere almeno 20 posti letto e il personale a disposizione. Ah, il lusso di avere un sistema sanitario provvisto di personale!
L’Upb non si tira indietro nel ricordare che “già al momento dell’approvazione del Pnrr, la carenza di personale era apparsa come una delle più gravi lacune del progetto complessivo di rafforzamento del SSN”. Ma che importa, sono state aggiunte risorse nel 2022 e nel 2024, quindi va tutto bene, giusto?
“Pertanto, conclude l’Upb, occorre valutare se tali risorse siano sufficienti e verificare se le Regioni ne stiano facendo uso.” Sorpresa! Le difficoltà regionali potrebbero derivare dalla loro scarsa capacità gestionale o dalla miseria di bilancio, oppure dalla poca voglia di partecipare a procedure di reclutamento, “causata dalla scarsa attrattività del SSN”. Ma chi ha voglia di attrarre quando ci sono tante prassi burocratiche più divertenti da seguire?
Infine, non dimentichiamoci della missione Salute, che, a detta dell’Upb, “è coinvolta solo marginalmente” nelle revisioni del Piano approvato il 19 maggio. Le revisioni si concentrano su modiche definitorie e anticipi di target. Sì, perché alla fine, i dettagli contano!



