L’aula del Senato ha brillantemente confermato la fiducia al governo sulla questione del decreto Albania, perché si sa, che cos’è mai un buon governo senza un po’ di fiducia, giusto? Sono stati ben 90 i voti a favore, 56 i contrari e un’astensione, ovviamente, perché uno deve sempre mettere un tocco di incertezza nella mischia. Il decreto, dal titolo intrigante, consente di utilizzare i centri per migranti esistenti in Albania, in particolare l’hotspot di Gjader. Questo è passato come un vero e proprio affare, avendo ottenuto il primo via libera dalla Camera il 15 maggio, sempre con la fiducia, perché chi avrebbe il coraggio di dire di no?
Il decreto si presenta quindi come un paladino delle disposizioni urgenti per rafforzare il rimpatrio. Wow, che novità! Con questo provvedimento si allarga la cerchia delle persone che possono essere “tranquillamente” inserite nelle strutture in Albania. Chi non vorrebbe finire in un centro per migranti? La norma include ora anche coloro che sono destinatari di provvedimenti di trattenimento, validati o prorogati. Prima di questa genialata legislativa, potevano essere trasferite in Albania solo le persone che erano già state imbarcate da autorità italiane lontano dalle coste italiane. Ma ecco l’illuminazione: perché complicarsi la vita quando si può semplificare tutto con un decreto?
Grazie a questa modifica, ora si prevede che le strutture in Albania possano accogliere anche individui con provvedimenti di trattenimento. Naturalmente, il decreto non si limita a fare le cose a metà. No, equipara le strutture albanesi a quelle nazionali, perché chi non vorrebbe un po’ di confusione legale internazionale? Gli hotspot in Albania sono ora, secondo il principio del ‘tutti insieme appassionatamente’, considerati alla stregua dei centri di permanenza per i rimpatri (Cpr). Perché non mettere le cose in chiaro? Siamo un Paese di opportunità, e questa è una occasione d’oro per coloro che cercano un posto dove stare.
