Un jet privato è andato a schiantarsi nel cuore della notte alla periferia di San Diego, proprio in mezzo alle case di un quartiere popolato da famiglie di soldati. Perché, si sa, non c’è niente di più emozionante che un incidente simile sotto il cielo stellato, giusto?
Nel tragico spettacolo, l’aereo ha preso fuoco, incendiando circa dieci abitazioni. Quale miglior modo per iniziare la giornata se non con un bel barbecue in stile “aereo schiantato”?
Le vittime, a quanto pare, sono un mistero avvolto in una nebbia che ha complicato le cose, rendendo la visibilità pura poesia per i fortunati allo schianto. Non è ancora chiaro se ci siano vittime tra i passeggeri o tra i residenti, ma in quei momenti critici, chi ha tempo di contare?
L’aereo, un Cessna 550 – non un Boeing da trasporto, ma un “carretto del cielo” per 8-10 fortunati viaggiatori – «si è schiantato vicino al Montgomery Executive Airport intorno alle 3:45 del mattino» (o le 12:45 in Italia, perché tutto deve avere una sua giustificazione temporale, giusto?). Stando ai dettagli, era decollato da Teterboro, vicino a New York, con una sosta a Wichita, Kansas, come se fosse un tour turistico con scalo. Ah, il romanticismo di un volo che finisce in tragedia!
A solo 5 chilometri dalla meta, il pilota ha avvisato via radio gli altri aerei che stavano orbitando lì attorno, tranquillizzandoli che il Cessna si preparava ad atterrare, come se stesse annunciando il rientro di una qualsiasi navicella spaziale. E non aveva segnalato problemi, ovvio.
Di notte, l’aeroporto non dispone di controllori di volo. Così i piloti devono dialogare tra loro, un po’ come se stessero partecipando a un gioco di società. La situazione meteorologica, alla fine, rivelava visibilità di circa 850 metri, perché ovviamente si sa che l’elemento sorpresa è sempre gradito quando si vola.
Il capo della polizia di San Diego, Scott Wahl, ha cercato di descrivere ciò che i suoi occhi hanno visto, anche se le parole sembrano mancare in situazioni simili:
«Non riesco a trovare le parole per descrivere la scena alla quale abbiamo assistito. Con il cherosene che scorreva per le strade e tutto in fiamme allo stesso tempo, è stato davvero orribile da vedere».
Le autorità locali, con la loro inimitabile trasparenza, non si sono affrettate a rivelare le identità degli occupanti dell’aereo. Ma non temete, un’inchiesta del Corriere ha fatto saltare fuori che il jet appartiene a Daviator LLC, una società con sede in Alaska. E indovinate un po’? Quel genio di David Shapiro, manager di varie bande musicali famose negli USA, è a capo della suddetta società. Chissà che combinazione!
Nelle poche informazioni recuperabili sugli ultimi attimi di volo, si scopre che il jet stava sfrecciando a 225 chilometri orari a una quota di 150 metri. Ma, ehm, gli esperti hanno descritto l’avvicinamento alla pista come «estremamente instabile». Chi l’avrebbe mai detto? Una «ingiustificata oscillazione della velocità verticale» è il loro modo di dire che le cose non andavano affatto bene. L’impatto, per chi fosse curioso, è avvenuto ben 2.600 metri prima della pista dell’aeroporto. Un ottimo modo per prendere in giro la segnaletica, direi.
Intanto, le indagini sono nella mani della Federal Aviation Authority e del National Transportation Safety Board. Non possiamo certo dire che ci stanno perdendo tempo. La Polizia di San Diego ha perfino messo a disposizione un numero di telefono. A quanto pare, vogliono che i residenti si facciano in quattro per trovare rottami dell’aereo o tracce di cherosene nei paraggi. Perché mai non avrebbe dovuto essere così?
Rimanete sintonizzati, l’articolo è in aggiornamento. Quando si dice che le cose al volo non finiscono mai! Magari avremo altre celebri rivelazioni sui misteri del jet di Daviator LLC.


