Il secondo turno elettorale ha fatto lievitare gli equilibri della politica provinciale, portando più di una sorpresa. La prima arriva direttamente dal lago: dopo un governo leghista sotto la guida di Cristina Santi, Riva del Garda torna finalmente in mano al centrosinistra. Ma aspettate, le sorprese non sono finite! A Pergine, il candidato del centrodestra, Marco Morelli, riesce a “confinare” l’opposizione con un margine di soli 41 voti, mentre il precedente amministratore Roberto Oss Emer guarda dall’altra parte. Non dimentichiamo, poi, che ad Arco trionfa la sindacha della coalizione eco-civica, Arianna Fiorio, mentre il centrodestra festeggia a Mori per la vittoria di Nicola Mazzucchi.
Ma bando alle ciance, c’è una costante che non può passare inosservata: l’astensionismo. Questa meravigliosa piaga, già in azione da tempo e difficile da debellare, ha di nuovo recitato il ruolo da protagonista. Anche ai ballottaggi della domenica, il vero vincitore è stato l’astensionismo. Le percentuali di affluenza sono crollate, lasciando il primo turno nella polvere. A Riva solo il 44,17% si è dignitosamente recato alle urne (ben dieci punti in meno rispetto a quindici giorni fa), e a Pergine ci si è fermati poco sopra il 49%. Sotto la soglia del 50% anche Arco e Borgo. L’unica eccezione è stata Novella, dove il 65% degli elettori ha pensato che fosse una buona idea esercitare il proprio diritto di voto. Chissà, forse sono stati motivati dalla speranza.
Rimanendo sull’argomento elettorale, gli occhi erano puntati specialmente sui comuni più popolosi, con Riva in cima alla lista, specialmente dopo il “terremoto” causato dall’inchiesta “Romeo”. Qui, con il centrodestra in preda a lotte interne — chi si accusa di cosa è quasi uno sport nazionale — e il centrosinistra già avvantaggiato dal primo turno, l’esito non ha riservato sorprese. Riva torna dunque al centrosinistra con il nuovo sindaco Alessio Zanoni. Una vittoria schiacciante per lui, su una candidata sostenuta da Patt, Fratelli d’Italia, La Civica e La Rocca, Silvia Betta. E attenzione: il nuovo consiglio sarà privo di alcuni volti noti.
Più l’ex sindaca Cristina Santi (anche se le chiacchiere insinuano un possibile passo indietro di Carlo Modena, il che potrebbe rimettere in gioco Santi per l’Aula). “Il mio impegno proseguirà, con un bagaglio di esperienze più ricco e variegato, mantenendo lo stesso entusiasmo e la stessa energia,” promette Santi. Che, certo, non perderà tempo a leccarsi le ferite come alcuni membri del centrodestra a Arco: Alessandro Amistadi, sostenuto da una coalizione pressoché blindata, non è andato oltre il 37,41%. Ma chi viaggia sempre in prima classe è Arianna Fiorio, sindaca civica e ambientalista. “Un risultato che potrebbe segnare una svolta importante per la politica trentina,” esulta Andreas Fernandez, assessore di Trento e a capo di Europa Verde.
Per quanto riguarda Pergine, la situazione è decisamente più appassionante. Qui la competizione tra Marco Morelli e Carlo Pintarelli si è decisa all’ultimo voto. Trionfo per il candidato di centrodestra, con un margine di 41 voti. E non potevano mancare le polemiche. “Un grazie va al popolo della sinistra per aver portato a governare Fratelli d’Italia e la Lega a causa di beghe di poco conto e per la loro pensata visione a lungo termine,” commenta l’ex presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti, che già prima delle elezioni aveva strigliato il centrosinistra per l’assenza di una indicazione di voto contro la destra. “Saremo in minoranza,” punge invece il suo successore, l’ex sindaco Roberto Oss Emer, ora consigliere, “ma sicuramente in modo diverso rispetto ai vincitori degli ultimi dieci anni, che non hanno mai fatto una proposta né presentato emendamenti ai bilanci prefigurando, di fatto, che avevano avallato tutto ciò che proponevamo. Noi saremo una minoranza di consiglieri competenti e motivati, capaci di mettere a disposizione della comunità tutta l’esperienza che abbiamo accumulato in questi anni.”
Vittoria di misura anche a Mori, dove Nicola Mazzucchi, candidato di Lega, La Civica e Patt, ha ribaltato il risultato di partenza, aiutato dall’appoggio esterno di Paola Depretto di Fratelli d’Italia, vincendo per 15 voti contro il sindaco uscente Stefano Barozzi. Strategico è stato anche il supporto dei meloniani a Cles, dove Stella Menapace ha superato la consigliera provinciale Paola Demagri per 70 voti.
E mentre il lunedì si concentrava nella frenesia provocata dall’impugnativa del governo riguardante la legge sul terzo mandato, c’è stato spazio per una prima analisi dei risultati della domenica. Con uno sguardo al futuro. “Dove ci si presenta uniti, come a Pergine, si vince,” riflette il capogruppo provinciale della Lega, Mirko Bisesti. In attesa del direttivo di oggi, che avrà anche un’analisi del secondo turno, anticipa una prima riflessione. “Quando le divisioni vengono superate,” aggiunge, “con il supporto di tutto il centrodestra, come è avvenuto a Mori e Cles, allora si vince. Certamente dispiace per Arco,” dove, prosegue il capogruppo del Carroccio, “eravamo uniti, ma sopratutto c’era un team di persone di grande valore, che avrebbero potevano veramente fare la differenza.”
Il capogruppo del PD, Alessio Manica, delinea un quadro piuttosto a luci e ombre. Tra le luci, spiccano i risultati sul lago di Garda. “Ci siamo ripresi Riva,” dice soddisfatto. E in compagnia del PD di Riva, poche settimane fa aveva riacceso l’attenzione del presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, riguardo alla questione dell’ex Cattoi. “In zona Cesarini,” continua Manica, “possiamo considerare tra le luci anche Arco, dove il mondo del centrosinistra si è riorganizzato ed è risultato maggioritario.” Tuttavia, ci sono le ombre. E riguardano tre comuni: “Perdiamo Mori. E non abbiamo vinto né a Cles né a Pergine.” Ma, ecco, il bicchiere non è proprio mezzo vuoto: chi lo sa, magari la prossima volta la sorte girerà a favore.
«Se sommiamo i distacchi che abbiamo subito nei tre comuni, arriviamo a circa cento voti. Ma dove abbiamo trionfato, il nostro vantaggio è decisamente ampio». Ecco la brillante analisi di chi, evidentemente, ha trovato il modo di girellare nei numeri come un escapista in un barile di marce. «Anche in zone dove abbiamo perso, metà della comunità è dalla nostra parte», afferma il capogruppo provinciale del partito democratico, come se dal lato sinistro della strada ci fosse una sorta di mercato delle idee dove si può scegliere liberamente.
Ma non finisce qui: «Dove trionfa il centrosinistra, il PD gioca un ruolo fondamentale. Dove prevale il centrodestra, appare una Lega minoritaria e un intervento decisivo dei Fratelli d’Italia. Lo abbiamo visto chiaramente a Cles e Mori». Ah, la logica del “tanto per dire” è straordinaria: se i risultati sono buoni, tutto merito nostro; se sono scarsi, beh, la colpa è degli altri, giusto? Ma andiamo avanti…
Una realtà che, a quanto pare, deve essere considerata con attenzione in vista delle prossime battaglie, specialmente quelle provinciali. «Adesso», conclude Manica, «tocca a noi non sperperare il patrimonio di voti conquistati e includere nell’Alleanza democratica anche le civiche che hanno corso con noi in questa tornata». Difficile non sorridere davanti a tale coerenza politica, non credete?



