Merano, figlia d’arte della senatrice Julia Unterberger e dell’illustre padre Karl, la neoeletta della Svp ha dato vita a un siparietto durante l’insediamento come prima cittadina. Del resto, chi non ama un po’ di spettacolo politico?
«Ragiona con la sua testa» e in politica «la pensa come me». Sono le perle di saggezza di mamma, che in questo caso parla di sua figlia Katharina, il cui cognome è Zeller, proprio come il padre Karl — anch’egli un veterano politico della Volkspartei. Dopo un elettrizzante successo elettorale, Katharina ha superato Dario Del Medico, aggiudicandosi il titolo di sindaco di Merano. Ma il «non escluderei niente» di mamma è forse la parte più affascinante del discorso, poiché suggerisce che Katharina potrebbe essere non solo un sindaco, ma addirittura un trampolino per la successione a Arno Kompatscher. E chi non vorrebbe essere il primo Landeshauptfrau del Südtirol? Ma aspetta, c’è di più! Come la madre, anche Katharina sembra preferire il centrosinistra italiano al centrodestra, proprio come è successo in Provincia. Che divertente contraddizione!
Eppure, la nuova sindaca è caduta subito sulla solita buccia di banana politica, quella che sembra sempre trovarci quando meno ce lo aspettiamo.
Il rifiuto della fascia tricolore. Durante la cerimonia di passaggio delle consegne, ha reagito in maniera piuttosto piccata, levandosi la fascia che l’ex sindaco Del Medico le aveva gentilmente fatto indossare. Un gesto che ha probabilmente scatenato qualche malumore sul suo patriottismo giovanile. Ma chi lo può biasimare? Le scuse sono arrivate, ovviamente, in serata. Tuttavia, al di là di questo episodio, ciò che emerge dal ballottaggio a Merano è lo stesso segnale che ha dato la Svp a Bolzano: gli elettori, ignari delle dichiarazioni «pro» da parte delle loro corporazioni imprenditoriali, hanno votato Juri Andriollo.
Insomma, la Svp, malgrado l’alleanza provinciale con Fratelli d’Italia e Lega, continua a essere un partito non solo robusto e ben radicato, ma appare anche come una realtà stabile agli occhi del centrosinistra. Ehi, chi lo avrebbe mai detto? Sarà che il centrosinistra sta imparando qualche lezione, o forse la formazione di una strategia politica è un gioco di abilità, non di fortuna?
Chi avrebbe mai potuto immaginare che l’Alto Adige, con la sua SVP in ottima forma e vegeta, potesse risultare così distante dal resto dell’Italia? Ma certo, come poteva una strategia schleiniana funzionare in un contesto così peculiare? Non bastava il primo turno per capire quanto fosse dilettantesco il piano, a cui si univa il faticoso tira e molla dei bolzanini per trovare un candidato che piacesse a una fetta di quella giungla politica che va dal centro all’estrema sinistra. Si sono resi conto in Merano, dove il tanto atteso voltafaccia di Zeller avrà bisogno di ben altro che opportunismo per giustificare certe scelte, specialmente nell’identificazione di chi dovrà rappresentare gli italiani nella nuova giunta.
Ma, di certo, il voto è la vera cartina tornasole. Sì, perché ormai è risaputo che per vincere si deve puntare al centro. La scelta di Corrarati e Andriollo ne è la prova tangibile. E la rimonta di Andriollo al ballottaggio… beh, merita un applauso. Ma attenzione, perché rimane pur sempre un’altra partita rispetto al primo turno. Con quale credenziale entra il neo sindaco! Dovrà sforzarsi di costruire una maggioranza capace e, al contempo, gestire le frange più estremiste della sua compagine. In effetti, gli interessi sono chiari: è nel suo interesse cercare alleanze moderate. A questo punto, persino il centrodestra, con FdI e Lega, sa bene che mai avrebbe potuto trionfare senza la lista di Zanin e il candidato Corrarati. E allora, il messaggio è chiaro: è tempo di mostrare il lato migliore di questa destra, anziché quella faccia da salviniano o da Casa Pound.
Chiudendo il cerchio, non si può parlare di una città spaccata, considerando che il candidato di centrodestra ha vinto con un margine risicato. Se avesse vinto Andriollo? É il dramma intrinseco dei ballottaggi cui dovremmo abituarci. Un’altra indicazione, non meno cruciale, dai risultati: il gruppo italiano ha perso un altro sindaco. Già, dopo quello di Laives, ecco il secondo colpo in rapida successione. I vogliamo contarci? Ora restano solo il sindaco di Bolzano e quella di Bronzolo. Non proprio un gran segnale, vero? In una terra con una forte autonomia etnica come la nostra, è lampante che la stabilità politica necessiti di una rappresentanza equilibrata dei vari gruppi linguistici.


