Zaia critica aspramente l’azione del governo sul terzo mandato in Trentino: una mossa azzardata.

Zaia critica aspramente l’azione del governo sul terzo mandato in Trentino: una mossa azzardata.

Lo stop al terzo mandato è il nuovo argomento di discussione, perché per chi non ha niente da fare, questo è un vero passatempo. Dopo che il governo ha deciso di impugnare la legge voluta dal leghista Maurizio Fugatti, i toni si fanno incandescenti. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, non perde tempo e scende in campo: “Le Regioni a Statuto speciale possono stabilire il numero di mandati, ed è chiaro come il sole nella sentenza della Corte costituzionale che osserva la legge campana. Quindi, la mossa del governo è davvero audace, considerando che ho già dei dubbi su come la Corte possa contraddirsi.” Insomma, la provincia autonoma di Trento è apparentemente libera di decidere il numero di mandati, o così sembra.

Ma Zaia non si ferma qui. Torna su quanto detto a caldo dal duo Salvini, il suo adorato vicepremier, che ha bollato la questione come “locale”. Un vero genio della semplificazione, se vogliamo. “Salvini ha detto che è una questione locale, ma io oserei argomentare che sta diventando un problema nazionale. È chiaro che il numero dei mandati si decide in loco, ma se la questione approda in Corte costituzionale, prepariamoci a un bel dibattito, e mi piace pensare che la Corte abbia un certo attaccamento all’affidabilità della sua stessa giurisprudenza.”

Inutile dire che Zaia non si fa mancare una battuta finale. “Dimentichiamo il dibattito giuridico riguardo alla Costituzione; ora è il momento per l’autonomia!” E aggiunge, come se stesse recitando una poesia: “Il presidente Mattarella ci ricorda sempre dell’articolo quinto della Costituzione, che afferma che l’Italia è una e indivisibile, ma nel contempo riconosce e promuove le autonomie. Quindi, in sostanza, il Presidente è il garante della Costituzione. E non è finita qui! La Corte costituzionale si è espressa ben tre volte: con il nostro referendum nel 2015 a nostro favore, non ha bocciato la legge Calderoli, e poi c’era il referendum contro la stessa legge. Quindi chi è in debito di riconoscere fatti?”

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