Terzo mandato, la Consulta si sveglia: il divieto è legge e in Campania si fa sul serio dal 2009!

Terzo mandato, la Consulta si sveglia: il divieto è legge e in Campania si fa sul serio dal 2009!

Un mese e qualcosa. Ma finalmente sono arrivate le illuminanti (e assolutamente inattese) motivazioni della Corte Costituzionale, che ha accolto il ricorso del governo contro la fantastica legge regionale campana sul terzo mandato. Quasi una favola, se non fosse per il gusto di ridere nel vedere i giudici della Consulta smontare argomentazioni che sembravano inattaccabili. Dicono: «Il divieto di terzo mandato per i presidenti delle regioni a statuto ordinario è immediatamente operativo» e, attenzione, non ha bisogno di alcuna altrettanto fantastica legge regionale per essere applicato, perché, a quanto pare, «si tratta di una previsione in materia di elettorato passivo di competenza del legislatore statale». Oh, chi l’avrebbe mai detto? Un articolo che vale non solo per la Campania di De Luca.

«La nozione di forma di governo è limitata alla definizione immediata dei rapporti tra gli organi politici della regione», spiega la Corte Costituzionale. E chi si sarebbe aspettato che l’argomento arrivasse a toccare anche la materia elettorale in senso lato, che include le limitazioni al diritto di elettorato passivo? Questo è un vero colpo di scena, non credete? Si tratta di un aggiustamento alla decisione già presa il 9 aprile scorso, che ha bloccato Vincenzo De Luca in modo pressoché teatrale.

Nel magnifico caso della Regione Campania, il divieto del terzo mandato consecutivo «è divenuto operativo con l’entrata in vigore della legge della Regione Campania numero 4 del 2009», per la gioia di tutti. Questa legge elettorale, che, ironicamente, non sembra avere alcuna disposizione che lo deroghi, riporta all’articolo 1, comma 3, un richiamo che potrebbe sembrare utile: «in quanto compatibili con la presente legge, [al]le altre disposizioni statali o regionali, anche di natura regolamentare, vigenti in materia». Ma chi ha bisogno di chiarezza quando il caos regna sovrano?

Ora, la disposizione contestata da Palazzo Chigi e che ha il sapore di una beffa, ha introdotto, dopo anni di assenza, una specifica deroga. Questa esclusione, di fatto, permette al presidente della Giunta regionale uscente, che ha già completato due mandati consecutivi, di … continuare a fare quello che sta facendo. Certo, qual è il problema? La legge lo permette! Ma non fa altro che sollevare interrogativi su quanto sia conveniente per la democrazia regionale avere un leader che si aggrappa al potere come una piovra ai re dei sette mari.

Ah, le elezioni regionali, quel momento magico in cui i politici si trasformano in esperti di diritto costituzionale, mentre cercano di arrampicarsi sugli specchi per giustificare le loro ambizioni. Prendiamo, ad esempio, il caso del signor De Luca. La sua epopea per essere rieletto mette in evidenza un contrasto entusiasta con il famoso principio che, a quanto pare, qualcuno non ha mai letto. È così, tutto molto coerente, se non fosse che ci si domanda come si possano tartassare a colpi di leggi e articoli, in questo caso l’articolo 122, comma primo della Costituzione, come se fosse una lista della spesa.

Naturalmente, De Luca è sempre pronto a difendere la sua posizione, citando con grande fanfare le imprese dei presidenti uscenti di altre regioni—perché, si sa, se qualcun altro può farlo, allora anche lui ha diritto a giocare. Veneto e Piedmont diventano, quindi, i suoi cavalli di battaglia, mentre il resto d’Italia guarda attonito. Ma non preoccupatevi, la Corte costituzionale ha il suo bel da fare a chiarire che nessuna attenzione deve essere prestata a queste leggi regionali che ostacolerebbero il famigerato terzo mandato consecutivo. A meno che, ovviamente, non lo decidano in un modo o nell’altro. Davvero, un gioco di prestigio giuridico di tutto rispetto!

Ma chi lo avrebbe mai pensato? Gli argomenti scoppiettanti dei difensori della Regione Campania vengono disintegrati come foglie secche al vento. Perché, ammettiamolo, non è solo una questione di potere o di stabilità regionale; è un vero e proprio affare di illusionismo legale. Ma si sa, in politica tutto è lecito… tranne forse il buonsenso.

In conclusione, sorseggiamo il nostro caffè mentre ci godiamo questo spettacolo surreale di politica locale, dove il diritto e la ragione sembrano essere invitati VIP a una festa in cui non hanno alcuna intenzione di partecipare. Forse un giorno ci renderemo conto che c’è qualcosa di profondamente comico—e tragico—nell’intera situazione. Ma per ora, continuiamo a seguire le notizie, sempre con il naso in su e un sorriso sarcastico stampato in faccia.

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