Aeb-A2A, il caos della fusione e le stravaganti recriminazioni verso il sindaco

Aeb-A2A, il caos della fusione e le stravaganti recriminazioni verso il sindaco

È giunto il momento di prendere decisioni cruciali nel teatrino legale della presunta fusione pasticciata tra Aeb e A2A, con protagonista niente meno che Alberto Rossi, Sindaco di Seregno, che ha attirato l’attenzione generale per l’accusa di turbativa d’asta. Ma non preoccupatevi: nessuno si è fatto male… tranne forse la trasparenza amministrativa e qualche milione di euro spariti nel nulla.

Il primo dilemma non è “chi ha fatto cosa?”, ma “dove dobbiamo farlo?”. Il processo potrebbe trasferirsi da Monza a Milano, come se spostare un tribunale potesse cambiare la trama di tutto. Nel frattempo, la giudice Valentina Schivo si trova a dover decidere se autorizzare il trasloco e se far tacere chi si è costituito parte civile, inclusi i Comuni che si sentono suonati. O presunti tali.

Sul banco degli imputati siedono: il sindaco, l’assessore, il segretario comunale, due ex presidenti di società e persino un consulente di una nota azienda di strategia. Una squadra ben assortita che, secondo i pm Bellomo e Di Tullio, avrebbe favorito A2A nel periodo 2019-2020, lasciando Aeb col cerino acceso e una favolosa perdita stimata di 60 milioni di euro.

Il punto centrale è questo: invece di una gara pubblica, si sarebbe optato per il metodo del “ti scelgo perché sì”. Una strategia che in amore potrebbe funzionare, ma nell’amministrazione pubblica ha ben pochi successi. Eppure, la Cassazione ha già sentenziato: “No, non si fa così”. Ma i nostri eroi, imperterriti, hanno continuato per la loro strada, ora accompagnati dalla Corte dei Conti, che si appresterà a valutare il potenziale danno erariale.

E mentre Seregno si costituisce parte civile contro… Seregno, altri Comuni come Limbiate, Varedo e Bovisio Masciago si uniscono alla causa, insieme a qualche consigliere lissonese che cerca di ritagliarsi un ruolo nel dramma. Ma i difensori ribattono: se Lissone ha già presentato una diffida, perché dovrebbero esserci anche i consiglieri? La logica, come la trasparenza, è spesso un concetto facoltativo in questi casi.

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