Picierno annuncia: a questo referendum porterò solo due schede, nel Pd il voto non deve diventare una rinuncia a una storia politica

Picierno annuncia: a questo referendum porterò solo due schede, nel Pd il voto non deve diventare una rinuncia a una storia politica

Pina Picierno, vicepresidente dell’Europarlamento, ci illumini, per favore: lei, con la sua anima da riformista del Partito Democratico, avrebbe davvero preferito evitare questi referendum? “Non credo che lo strumento referendario sia il più adatto a risolvere le questioni legate al rapporto fra produzione e lavoratori. Diciamo che personalmente avrei voluto evitarlo.” Ah, la delicatezza della diplomazia.

Ma come si comporterà al voto? “Voterò con convinzione a favore della proposta di cittadinanza, un’iniziativa di civiltà che sostengo con fervore, e anche per quella sulla responsabilità delle imprese in caso di infortunio. Non ritirerò la scheda sul Jobs act, né sui licenziamenti nelle piccole imprese e sui contratti a termine. Perché, vedete, le vere criticità nel mondo del lavoro non risiedono nell’articolo 18, ma nei salari e nella perdita di potere d’acquisto, specialmente per il ceto medio.” Geniale. La risposta che tutti aspettavano.

È l’opinione dei riformisti del PD o la sua? “Questo è ciò che penso. E ci sono molti miei compagni che la vedono come me. Dobbiamo confrontarci prima del voto.” Ma certo, il confronto è fondamentale, soprattutto quando si parla di questioni così determinate. Cosa propone lei, genio della lampada? “Per far ripartire il Paese è fondamentale connettere produzione e lavoro alla conoscenza. Bisogna riconoscere il giusto valore del lavoro con una legge sul salario minimo e garantire la partecipazione effettiva dei lavoratori nelle imprese.” Un’illuminazione vera e propria.

E cosa dire di chi, come il presidente del Senato La Russa o il ministro Tajani, consiglia di astenersi? “Non trovo corretto che uomini delle istituzioni invitino a non votare. Certo, la loro posizione non è illegittima, ma potrebbero anche evitarlo.” Ah, il fare le cose con classe.

Il referendum è davvero una resa dei conti tra le due anime del PD, come sostiene il centrodestra? “Non c’è alcuna resa dei conti in corso. A chi critica, vorrei ricordare che l’ultima vera stagione di riforme è stata concretizzata proprio dal PD. Fino ad ora, dal governo, solo annunci.” Ma chi ha bisogno di fatti quando si possono fare meravigliosi proclami?

Però alcuni suoi colleghi avvertono che il suo partito, abbracciando la CGIL, voglia cancellare un pezzo di storia del PD? “Io dico che non serve una divisione.” Oh, che sorpresa! Davvero, non servirebbe mai dividere un partito proprio mentre si cerca di riscrivere il suo passato in chiave più moderna. Chi l’avrebbe mai detto?

Ah, il mondo del sindacato, un arcipelago di ibride ideologie fondate su tentativi di abiura e sull’arte di dimenticare una stagione politica che, a quanto pare, è solo un brutto sogno da cui tutti vorrebbero svegliarsi. Ma non disperiamo, perché a Bruxelles ci sono osservatori qualificati, pronti a puntare l’indice e dirci che la situazione non è mai stata così calda, o meglio, tiepida.

Una personalità di spicco, forte dei suoi 130.000 voti alle Europee, afferma con convinzione che non ha percepito alcun raffreddamento nel Partito Democratico. Certo, contano i voti. E quando si tratta di votare, il partito riesce sempre a ritrovare una posizione unitaria, anche se le sfumature si moltiplicano più di un guanto di Camembert in una cena di gala. Sì, difendiamo Kiev, ma a quale prezzo?

È interessante notare come, nel Palazzo, il timore di esprimersi contro la leader Schlein aleggi come una nuvola minacciosa. C’è paura di non essere ricandidati – e chi può biasimarli? Ma pare che questo esponente del partito non abbia informazioni in tal senso. Siamo d’accordo che sarebbe decisamente preoccupante se ciò accadesse, soprattutto perché oggigiorno la parola “democratico” non viene più usata solo come una decorazione da appendere al muro, ma viene impiegata per nascondere l’imbarazzo delle diversità di vedute, che, ci dicono, sono una ricchezza indispensabile.

E mentre la newsletter “Diario Politico” ci invita a restare aggiornati sulle notizie di politica, chi ci salverà dall’atroce monotonia delle dichiarazioni vuote? Ah, la bellezza della politica, dove ogni parola è un gioco di prestigio e la verità è più sfuggente di un pesce in un acquario.

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