Era ricoverato da tempo per una malattia. Nel 1985, Giancarlo Cito si è lanciato nell’avventura televisiva creando Antenna Taranto 6, che, sorprendentemente, si rivelò un ottimo trampolino di lancio per la sua ambiziosa carriera politica. Chissà come mai nessuno ci ha mai pensato prima: un’emittente locale che diventa il palcoscenico ideale per i sogni di grandezza politica, incredibile!
All’alba di domenica 11 maggio, presso la Cittadella della Carità, è spirato Giancarlo Cito, ex sindaco di Taranto ed ex deputato. A quanto pare, i suoi ottanta anni, che avrebbe compiuto ad agosto, sono stati rubati dalla malattia, così come lui stesso ha rubato un bel po’ di tempo alla storia politica della sua città. Si era diplomato come geometra, per poi decidere che il futuro era nei talk show e nella politica, debuttando nel 1993. Come si fa a non ammirare una tale visione?
Nel 1993, Cito si candidò a sindaco di Taranto con la lista Antenna Sei – Lega d’azione meridionale. Questo, dopo essere stato espulso dal MSI per le sue posizioni, a quanto pare, troppo “originali” per il partito. Ma non temete, vinse il ballottaggio contro Gaetano Minervini con un incredibile 53% dei voti, dimostrando che a volte, la brutta pubblicità è comunque pubblicità. Riuscì a governare fino al 1997, lasciando un’impronta indelebile, ovviamente!
Taranto, come sappiamo, era sotto la guida del centrosinistra, ma Cito trovò il modo di cavalcare il malcontento dei cittadini, trasformando la sua emittente in un’arma contro gli avversari e una sorta di candid camera per smascherare comportamenti discutibili. Ancora oggi, i tarantini ricordano, quasi con nostalgia, il suo genio nel risolvere il problema del parcheggio selvaggio sui marciapiedi. Ma non ci chiedete come ha affrontato le perduranti alluvioni; forse erano solo suv parcheggiati nei punti sbagliati.
Nel 1996, Cito colse la sua occasione e venne eletto alla Camera con 33.960 preferenze, il 45,9% dei voti. Ma ecco che la sua stella cominciò a tramontare, non senza qualche colpo di scena: le vicende giudiziarie si intromisero nella sua brillante carriera politica, facendogli perdere l’amore dei cittadini come se fosse una promozione last minute non richiesta.
Fino al 2007, Cito si trovò a scontare una pena per concorso esterno in associazione mafiosa. E chi non lo farebbe? Sotto le sbarre, riuscì addirittura a laurearsi in Giurisprudenza, un chiaro esempio di “fare del proprio meglio” anche in circostanze avverse. Da “innocente” nuotatore a “marinaio” della giustizia, Cito si impegnò a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’inquinamento delle acque, evidentemente cercando di rimediare alla sua influenza sul mondo. Ma in tutta onestà, chi non si rivede in un ex sindaco che si impegna per la salute dell’ambiente dalla cella di prigione?
Le incredibili nuotate nel golfo di Taranto non sono state solo un mero spettacolo subacqueo, ma un monumento alla politica di un uomo che ha sovvertito ogni norma consolidata. Chiaramente, la sua incorruttibile dedizione ai metodi poco ortodossi ha affascinato persino quelle classi sociali che, per quanto gli riguarda, non avrebbero mai osato ammettere di averlo votato. Perché ammettere di sostenere un personaggio così, francamente, sarebbe stato come confessare di preferire il caffè decaffeinato: socialmente inaccettabile.
Negli anni successivi, suo figlio Mario ha tentato di calcare le orme paterne, ma, ahimè, senza la stessa fortuna. Evidentemente, il talento per le nuotate e la politica non si ereditano come una vecchia auto d’epoca, cosa che il povero Mario ha scoperto a proprie spese. Nonostante i suoi sforzi, il suo tentativo di reinventare il modello paterno ha avuto tutto il successo di un pesce fuor d’acqua. Ma, chi lo sa, magari ha solo bisogno di affinare le sue tecniche di nuoto.



