Zaia e le Olimpiadi: il Veneto decide di non aspettare oltre, si voti subito prima che ci stanchiamo!

Zaia e le Olimpiadi: il Veneto decide di non aspettare oltre, si voti subito prima che ci stanchiamo!

Niente da fare, Luca Zaia non potrà girare il nastro delle Olimpiadi Milano-Cortina il 15 marzo dell’anno prossimo, nonostante le sue aspirazioni da olimpionico. Il Consiglio di Stato, sempre così premuroso nel mettersi in mezzo, ha deciso che le elezioni regionali in Veneto dovranno tenersi entro il 20 novembre. Staremo a vedere se il massimo slittamento sarà fino al 23 novembre, un’edizione tre giorni più tardi della sagra delle elezioni, ma pur sempre un festival di promesse.

Il caos è all’ordine del giorno, visto che la legge elettorale veneta era una di quelle belle invenzioni che prevedeva la possibilità di avere le elezioni in primavera. Ma ah, il Consiglio di Stato ha sventolato il suo spauracchio: la legge elettorale “deve in ogni caso risultare conforme alla durata degli organi elettivi stabilita dalla legge statale”. Tradotto: “Cara regione, i tuoi sogni di primavera sono irrilevanti, i regolamenti nazionali prevalgono, sorride la burocrazia”.

A questo punto, si aprono le danze. I partiti ora si trovano a dover muoversi per trovare il successore di Luca Zaia, che sembra avere un bel peso nella regione. Se i leghisti sono quasi certi di aver convinto Fratelli d’Italia del valore simbolico di non cambiare guida, il “quasi” è un termine che lascia molto spazio all’incertezza. E chissà chi sarà il candidato. Si parla del vicesegretario di Salvini, Alberto Stefani, ma chissà, magari sarà qualcuno che attrae meno sguardi scettici.

Non va dimenticato, però, che i leghisti sono in piena ansia sull’eventuale ruolo di Zaia nella campagna elettorale. Avrà una lista a suo nome? Aiuterà i suoi cari compagni? Domande più che legittime, considerando che, per ora, il centrodestra non ha nemmeno aperto un tavolo per le regionali. Sarà che le sedute non sono più alla moda, o forse c’è solo tanta confusione in ballo.

Un tavolo che toccherà certamente anche le regioni in gioco nel 2025, ma che dovrà seriamente occuparsi anche del futuro. E in Lombardia già si sente chi proteste, affermando che “la Regione in cui siamo nati scade nel 2028”. La Lega lombarda non ha intenzione di farsi comprimere in un accordo del 2025, perché si sa, i piani a lungo termine sono per i sognatori. Dunque, prepariamoci a un Consiglio federale leghista a mercoledì o giovedì prossimo, dove vi sarà di sicuro molto di cui discutere, sempre che non si distraggano con l’ultimo meme virale.

Quindi, adesso abbiamo Roberto Vannacci come vicesegretario della Lega. Ma chi se ne frega, vero? Mentre Matteo Salvini si strofinava le mani dalla gioia per la presenza di Marine Le Pen a Roma, non possiamo fare a meno di notare quanto sia ridicolo il tentativo di dare una patina di internazionalità alla Lega.

Ma parliamo della realtà: soltanto le Regioni con il candidato uscente, come Toscana e Marche, sono realmente stabili. Per quanto riguarda le opposizioni, le alleanze, specialmente con i Cinque Stelle, sembrano una caccia al tesoro. Un tesoro che, tra l’altro, non è nemmeno garantito. E c’è anche la questione delle date: chi lo sapeva che ci sarebbe stata un’epidemia di scadenze!

Entro l’anno, sei Regioni (un applauso per la Campania, Marche, Puglia, Toscana, Veneto e Val d’Aosta) dovrebbero andare alle urne, a meno che non ci sia un incidente di percorso in Sardegna. E indovinate un po’? Le Regioni decidono quando tenere le elezioni, il che significa che un fantastico “election day” è solo un sogno ad occhi aperti. Certo, Viminale, puoi sempre provare a esercitare un po’ di moral suasion, ma non aspettarti miracoli.

Se le ragioni per un voto in simultanea non sono economiche, allora cosa resta? Solo la speranza di far sembrare la situazione meno caotica di quello che è realmente. Ma chi siamo noi per giudicare?

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