L’ex numero uno di Patrimonio del Trentino, un sostenitore d’eccezione della candidatura di Mauro Giacca, patron del Trento Calcio, a sindaco del capoluogo per il centrodestra, sembra essere un personaggio affascinante, non trovate? Peccato che le ultime avventure di questo “eroe” locale risalgano a qualche mese fa, durante quella che potremmo definire una tormentata “soap opera” alla ricerca di un candidato sindaco cittadino per il centrodestra, che all’epoca aspirava a mantenere una sua autonomia.
Andrea Villotti non si è certo tirato indietro, collocandosi tra i promotori della candidatura di Mauro Giacca. È stato lui, insieme a Franco Panizza, a tessere relazioni e cercare di sciogliere i dubbi imprenditoriali, nonché a organizzare incontri con i vertici dei partiti, uno dei quali aveva visto la partecipazione del governatore Maurizio Fugatti. Ora, chi non vorrebbe far parte di una simile trama?
Villotti e Fugatti hanno un legame di lunga data, che fa venire in mente un anziano albero genealogico. Laureato in Economia alla Bocconi e specializzato in Business Administration ad Harvard, nel 2019 Fugatti lo ha scelto come capo di gabinetto, in un gesto che ha sorpreso… nessuno. Villotti ha persino seguito la campagna elettorale di Fugatti; perciò, non sarebbe stato troppo difficile immaginarlo nella stanza dei bottoni.
Nell’anno successivo, il presidente della Provincia ha pensato bene di affidargli la presidenza di Patrimonio del Trentino, la società provinciale che gestisce il patrimonio immobiliare di Piazza Dante. Un incarico che Villotti ha esercitato fino all’anno scorso, quando il suo “splendore” è stato sostituito da Sergio Anzelini. Che bel colpo di scena, non credete?
Tuttavia, la figura di Villotti ha sempre attirato un certo chiacchiericcio. Chi non ricorda l’interrogazione del 2020 del consigliere provinciale di Futura, Paolo Ghezzi, che ha messo in luce come l’Istituto Friedman, di cui Villotti era stato direttore, invitasse la popolazione a non pagare le tasse per protestare contro il governo Conte? “Condivide Fugatti con Villotti la disobbedienza fiscale contro lo Stato nel caso di decisioni governative giudicate sbagliate?” si era chiesto Ghezzi. Una domanda che avrebbe potuto, e dovrebbe, far riflettere.
Ah, la politica, quel grande palcoscenico dove le sorprese non smettono mai di stupire, soprattutto quando la gente all’improvviso si ricorda di far domande su chi ha messo mano su cosa. Prendiamo Alessio Manica, capogruppo del PD, il quale ha deciso di rinfrescare la memoria sui curriculum assenti nella guida di Patrimonio del Trentino. Del resto, chi non si preoccupa della trasparenza quando la Porsche Macan da 90mila euro viene utilizzata come auto di servizio? Villotti ha avuto la decenza di dire «L’abbiamo provata per un mese, ma non è adatta al nostro utilizzo». Che tristezza, già immagino il calvario di quel mese in cui non ha potuto sfrecciare come un motorino.
Ma guardiamo sotto il tappeto, perché ora le cose si fanno serie. Il nome di Villotti è tornato a far parlare di sé, e non per le sue scelte automobilistiche discutibili. La notizia del suo coinvolgimento in un’operazione della Guardia di Finanza lo ha messo in manette, e il consiglio provinciale, tutto preso dalla riforma dello Statuto di autonomia, ha subito fatto scoppiare un bel dibattito, tra incredulità e indignazione. D’altronde, chi non si sorprenderebbe di vedere un volto noto nei guai?
È quasi comico notare che Manica sia stato il primo a scendere in campo. “Se le notizie sul coinvolgimento di Villotti si dovessero rivelare vere, sarà inevitabile chiedere conto a chi lo ha nominato”, ha dichiarato. E chi sarebbe quel fortunato? Il nostro caro governatore, Fugatti. Ma che colpo di scena! Che bravo a mantenere la sua presidenza così… sintonizzata con i risultati. “Questa è almeno la terza volta che sentiamo parlare dei vertici di questa società pubblica, nominati dalla giunta Fugatti, per comportamenti così poco consoni”. Ah, il dolce profumo della coerenza politica.
E proseguendo, Filippo Degasperi, consiglieri di Onda, non perde l’occasione di mettere il dito nella piaga. “La gente vede come la politica gestisce il bene pubblico e decide di starne alla larga”, dice, come se fosse una rivelazione. Ma certo! Perché chi non vorrebbe stare lontano dalla politica, che è il paradiso dell’eloquenza e della responsabilità? Degasperi ha puntato il dito sul “consociativismo tra politica e imprenditoria”, un bell’eufemismo per “sono tutti sulla stessa barca e noi remiamo da un’altra parte”. E non finisce qui, perché ha anche una frecciatina da lanciare a Franco Ianeselli, il sindaco. “Non è sorpreso, ma perché non ha parlato prima?”. Domande troppo intelligenti per i nostri politici, senza dubbio.
E ora, come il suolo di un palcoscenico vuoto, ecco il commento di Fugatti, che sembra più una dichiarazione d’amore per le forze dell’ordine che una risposta concreta. “Ringraziamo le forze dell’ordine per il lavoro svolto”, spiega. Ma che carità! Certo, spera che ci sia chiarezza. E chi non lo desidererebbe? Ma poi aggiunge che rimangono fiduciosi nel lavoro della magistratura… certo, come no? Magari un giorno capiremo se la trasparenza e la legalità sono ancora sulla lista delle priorità o se sono finite in un cassetto polveroso.
Immaginate di trovarvi in una situazione dove ogni decisione presa sembra non avere alcun senso. È esattamente ciò che accade quando si parla di politiche pubbliche, dove la logica viene spesso accantonata in favore di mere “iniziative”.
Prendiamo ad esempio la famosa iniziativa in Trentino per “vincere insieme”. Che bello, vero? Magari i politici pensano che con un po’ di slogan pomposi e qualche spot fuorviante, tutti noi potremmo sentirci parte di una grande famiglia. E nel frattempo, chi se ne frega delle decisioni concrete!
La realtà è che queste iniziative, molte delle quali sembrano uscite da una riunione di brainstorming per over-caffeinati, non fanno altro che esporre l’assurdità di un sistema in cui il “fai da te” ha preso il sopravvento. Sarà forse un modo per non affrontare problemi più gravi e riempirsi la bocca di buone intenzioni?
E gli impatti? Ah, gli impatti! Saltiamo invece nel mondo delle statistiche, dove ogni dato può essere piegato a favore delle tesi del momento. Perché preoccuparsi di analizzare a fondo se possiamo semplicemente affermare che “tutto sta migliorando”? Sì, certo, proprio come nel ristorante di Monte Bondone dove ogni piatto è un capolavoro… o quasi.
Ma non dimentichiamoci della carenza di comunicazione. Sì, perché mai dovremmo informarci su come funzionano realmente le cose? È quasi come se i cittadini si aspettassero di essere coinvolti in un processo decisionale. Ridicolo! Imagine di dover tenere conto delle reali necessità della gente…
A questo punto, ci si può chiedere: ma perché è così difficile concentrarsi su soluzioni pragmatiche? Ah, giusto, perché non sono abbastanza “glamour”! È molto più divertente parlare di “visioni future” e “innovazioni” piuttosto che occuparsi di questioni banali come infrastrutture o servizi pubblici.
E, dulcis in fundo, vediamo come le reazioni della gente possano variare. Certamente c’è chi applaude a queste iniziative, ma ci sono anche coloro che, con un sorriso sarcastico, si chiedono: “Ma davvero pensano che stiamo comprando il loro discorso?” Un’altra bella vittoria per i politici che non hanno nulla di meglio da offrire se non parole vuote e promesse non mantenute.