Accoglienza, ambiente e sicurezza: il Comune sfida le forze sociali, creiamo questa fantomatica integrazione a Trento

Accoglienza, ambiente e sicurezza: il Comune sfida le forze sociali, creiamo questa fantomatica integrazione a Trento

Che dire, il presidente delle Acli trentine, Walter Nicoletti, ha davvero messo il dito nella piaga con la sua affermazione: «La politica deve dare più dignità al cittadino». Insomma, un richiamo quasi epico a una battaglia che nessuno ha il coraggio di combattere. Ma vediamo di sviscerare questa sua idea di politica “dignitosa”, che sembra più un racconto fantastico che una realtà.

A Trento, nell’ultima tornata elettorale, un cittadino su due ha preferito starsene a casa, e l’affluenza è calata dell’11% rispetto al 2020. E chi potrebbe biasimarlo? La politica sembra più una soap opera che una vera governance. «La politica deve capire che è un problema di tutti e non di schieramenti», afferma Nicoletti, con una sincerità che strabilia. Certo, certo, perché nel bel mezzo di crisi e sfide, tutti sappiamo che l’egoismo politico è l’ultimo dei problemi.

Il presidente prosegue dicendo che è fondamentale che “chi siede nelle istituzioni” si prenda cura dei «problemi reali». Ma che gentilezza! Immaginate quello che devono pensare i nostri politici: “Oh, ma certo, non ci era venuto in mente!”. Evidentemente, non basta l’auto-proclamato “interesse per la comunità”; serve qualcosa di più concreto, a meno che non si voglia continuare a stuzzicare le poltrone con logiche di potere che non portano lontano.

Un esempio illuminante? Secondo Nicoletti, quando si antepone il tema del terzo mandato al bene comune, non si fa politica, ma si gioca con l’ego. Oh, quanto è vero! E per fortuna che ha quel senso critico acuto! Ma chi ha voglia di ascoltare, quando la vera emergenza è appunto rimanere bloccati in queste impasse autoreferenziali?

Passiamo alla domanda del secolo: è preoccupato dall’astensionismo? La risposta è ancora più sorprendente. Nicoletti esprime preoccupazione per la stanchezza degli elettori, citando lo sciagurato fatto di votare “solo su un giorno e non su due”. Ah, le tragedie dei tempi moderni! Non è che forse il problema sia proprio ciò che avviene nei giorni di voto? Le elezioni sono scivolate nel limbo della noia, e la gente ha deciso di prendersi una pausa dal teatro politico.

Con lungimiranza, afferma che c’è una crescente separazione tra i cittadini e i loro rappresentanti, ritenuti sempre più una casta privilegiata. E chi vivrebbe in quel mondo? Ma qui viene il bello: Nicoletti parla di “militanti” e “militonti” politici, che sono le due facce di una stessa medaglia. Forse la vera militanza è da rintracciare laddove non c’è la voglia di apparire, ma di fare. Ma chissà, la politica sembra più attratta dall’idea di ospitare solo i professionisti della carriera.

In sintesi, o si riscopre il valore della militanza, della gratuità, o chi oggi si arrocca nel divano avrà sempre la meglio. Insomma, Nicoletti lancia un messaggio chiaro: se non si torna agli albori della dedizione politica, saremo tutti condannati a osservare il gioco da lontano, mentre i “militonti” prenderanno sempre più piede. La dignità del cittadino, come si suol dire, è sempre in coda, in attesa che qualcuno decida di darle un po’ di considerazione.

Ah, i cittadini, queste misteriose creature che credono di avere diritti a pagamento, ma dimenticano che anche gli altri esistono. Come direbbe qualcuno, “il cittadino non ha sempre ragione”, eppure si autoassegna un certificato di infallibilità in un mondo in cui è piuttosto facile pretendere mentre si guarda dall’altra parte quando si tratta di garantire gli stessi diritti al vicino.

Ma la vera chicca è come nei Comuni a rischio di commissariamento si decida di abbassare il quorum. Un colpo di genio, davvero! Soluzioni che sembrano confermare una deriva inquietante, invece di tentare di invertire la rotta. E che dire di una “educazione alla cittadinanza”? Sì, certo, perché educare ai doveri è una moda che sembra stia tornando. Ma chi troverà mai qualcuno disposto a candidarsi? La cosa migliore sarebbe un accordo tra i partiti politici e le forze sociali, giusto per garantire che i pochi coraggiosi che si candidano non si ritrovino schiacciati dalla burocrazia. Dopo tutto, la semplificazione e la sburocratizzazione sono come miraggi nel deserto della politica.

Passando ai temi più scottanti, Ianeselli ha deciso di mettere l’accoglienza sul podio della prossima consiliatura. Un’idea brillante, ma attenzione: non basta accogliere, dobbiamo anche sapere come integrare. In una società dove la manodopera scarseggia, la vera sfida è superare il concetto di “arrivo” in favore di una visione più olistica. E non dimentichiamoci che per integrare servono doveri e unicità culturale. Insomma, l’accoglienza dovrebbe essere un’opportunità e non solo un problema per l’ordine pubblico.

Ora, Fugatti sta pensando di aprire un Cpr a Trento. Perché non farlo in pompa magna, d’altronde? Un Cpr è una soluzione dignitosa quanto un cerotto su una frattura. È chiaro che stiamo solo spettacolarizzando il problema dell’accoglienza. Il rischio è di ricreare centri di detenzione che, anche se abbelliti da belle parole, ricordano esperienze storiche che è meglio lasciare nel dimenticatoio. Certo, dire che bisogna rafforzare la vigilanza è un must, ma non dimentichiamoci che un modello di accoglienza diffuso sarebbe decisamente più sensato.

Parlando del Comune di Trento, c’è spazio per una filiera dell’integrazione. Il Comune potrebbe lanciare una sfida alle forze sociali, e indovinate un po’? Le Acli sono pronte a offrire il loro aiuto. Ma non dimentichiamoci dei privati, quelli associati alla diocesi. Ci sono mille strade da percorrere, ma prima di tutto, è necessaria una visione comune per uscire dall’emergenza.

E come sempre, ci sono resistenze da parte della Provincia. I posti nel circuito dell’accoglienza sono stati ridotti della metà e i servizi di integrazione, tipo i corsi di italiano, sono stati un altro bel regalo di compleanno per i nuovi arrivati. Un ottimo modo per far girare le spalle all’accoglienza, trattandola solo come un problema di ordine pubblico. Bravi, ottimo lavoro!

Per Ianeselli, la questione ambientale è una palla al piede che non può più essere rimandata. Ma certo che è mancata nella campagna elettorale! Ianeselli stesso ha messo in risalto i cantieri, rischiando di mettere in secondo piano la questioni ambientale. Bravo, ottimo sforzo per mantenere Trento sulla mappa!

Quali sono ora le urgenze? Ah, indovinate! Il traffico è l’emergenza per Trento. Chi avrebbe mai pensato che troppi veicoli potessero creare problemi? Dobbiamo fare della mobilità alternativa la nostra bandiera. E non finisce qui, perché ci sono anche le bonifiche di Trento Nord, da seguire come un reality show, e il tema dell’inceneritore. Le Acli hanno proposto una seria valutazione dell’ipotesi del gassificatore perché, perché no? Perché non esaminare le opzioni alternative, giusto per dire che non stiamo solo girando in tondo.

La nostra società, così attenta al benessere dell’ambiente, continua a trovarsi di fronte a scelte così “ecologiche” da far arrossire anche un cactus nel deserto. E adesso, mentre ci crogioliamo nella nostra moralità verde, ci arrendiamo all’inevitabile: gli inceneritori sono la nuova moda. Pensate un po’, chi l’avrebbe mai detto che bruciare rifiuti potesse diventare un’opzione da club esclusivo?

Quindi eccoci qua, circondati dai sostenitori dell’ecologia, che non vedono l’ora di applaudire le magnifiche fiamme di un inceneritore. Perché, in fondo, risolvere il problema dei rifiuti con il “fuoco” è decisamente una mossa da genius.

Certamente, l’idea di bruciare i rifiuti per produrre energia sembra illuminante. Ma, ironia della sorte, sembra che gli unici a beneficiare veramente della situazione siano i produttori di inceneritori, che potrebbero quasi iniziare a pensare di farsi un selfie con i loro camini fumanti.

Tra l’altro, chi si preoccupa delle emissioni? È solo fumo e poco più, giusto? E noi, cittadini per bene, con occhi verdi e la coscienza pulita, possiamo continuare a credere che la nostra scelta sia la più “sostenibile”.

Naturalmente, c’è sempre qualcuno pronto a mettere in discussione le scelte “illuminate”. Qualcuno potrebbe sostenere che ci sono metodi alternativi per gestire i rifiuti—come il riciclaggio o il compostaggio—ma chi ha tempo per queste cose noiose quando c’è una fiamma da alimentare?

In conclusione, brindiamo alla nostra rivoluzione “sostenibile”, mentre i nostri governanti ci ricordano che bruciare ciò che non vogliamo è davvero il segreto per un futuro migliore. E chi non lo fa vuole solo rovinare il divertimento.

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