Nella «rivincita» tra sindaci per governare Vignola-Falesina, ha trionfato Mirko Gadler con 24 voti di vantaggio. E che dire dell’affluenza? «Questo paese ha una storia antica, ricca di valori e tradizione. E non dimenticate il mio stipendio da 1.600 euro lordi!»
Orbene, le recenti elezioni amministrative in Trentino sono state contrassegnate da una partecipazione da far rabbrividire: la media provinciale si è attestata al 54%, mentre nel capoluogo non ha superato nemmeno il 50%. E se non bastasse, l’amministrazione di Cimone sarà addirittura commissariata perché solo il 28% della popolazione ha ritenuto opportuno andare a votare. Ma, ovviamente, c’è sempre un’eccezione: Vignola-Falesina, dove l’affluenza ha toccato il stratosferico 90,16%. Solo 165 persone su 183 aventi diritto si sono presentate alle urne (con una sola scheda bianca — incredibile!). Escludendo gli iscritti all’Aire che vivono all’estero, sei soli cittadini (il 4%) hanno deciso di non esercitare il loro sacrosanto diritto di voto.
Bella sfida tra sindaci! Anche se si tratta di un piccolissimo comune, il risultato non era affatto scontato. Ma cosa rende questo posto così eccezionale e le elezioni così partecipate? Nella competizione elettorale, il sindaco uscente, Mirko Gadler, ha avuto la meglio sullo sfidante Danilo Anderle, già primo cittadino tra il 2015 e il 2020, per soli 24 voti. «Questo paese ha una storia antica, fatta di valori importanti e tradizione», ribadisce con un entusiasmo che neanche Walt Disney avrebbe potuto creare. «L’alta affluenza? La volta precedente contro Anderle avevo vinto per due voti, sicuramente era una sfida sentita», continua Gadler. Negli ultimi cinque anni, l’amministrazione ha intessuto legami con il tessuto sociale, e per questo la gente si è sentita in dovere di andare a votare con gioia sconfinata.
Ah, Gadler, 50 anni, sposato e con una figlia di 16 anni, lavora in una cooperativa a Borgo Valsugana nel settore edilizio. E come se non bastasse, aggiunge: «Nel 1928, i due villaggi di Vignola e Falesina erano Comuni separati, rimasero sotto l’ala protettrice di Pergine fino al 1955, quando, udite udite, venne attivata una legge regionale. Qui la voglia di autonomia e autogoverno è sempre stata rock n’ roll».
Una lingua, una storia, una tradizione, e un afflusso di voti che potrebbe far arrossire anche le metropoli più vivaci. Ma non si preoccupino gli altri comuni, il futuro è luminoso, o meglio, per questo piccolo angolo di mondo!
Con i suoi 209 abitanti, Vignola-Falesina si trova a circa 1.000 metri d’altitudine, un vero paradiso montano per pochi eletti. Qui, in questo incantevole angolo dell’**Alta Valsugana**, si possono osservare i tipici masi di montagna che guardano con nostalgia alla catena del Lagorai. Per chi non lo sapesse, dal XIII secolo, la zona ha accolto i canòpi (dal tedesco «Knappen», chiaro segnale di quanto siano stati innovativi questi minatori tedeschi) che, tra una miniere e l’altra, hanno regalato alla regione una lingua, il mocheno, che ormai si può contare sulle dita di una mano. «Un tempo il mocheno era la lingua principale», dice il sindaco, evidentemente nostalgico di un glorioso passato.
Ma ecco la chicca: dopo un lungo letargo demografico che ha caratterizzato tutto il Novecento, Vignola-Falesina si prepara a una seconda giovinezza. Sorprendentemente, i giovani superano ora gli anziani e la popolazione cresce a vista d’occhio! «All’inizio del mio primo mandato nel 2020, eravamo appena 170, ora superiamo i 200», rivela il primo cittadino con un entusiasmo che sfida ogni previsione. Chiaramente, la posizione favorevole, a due passi da Pergine e Trento, gioca un ruolo fondamentale: «La gente cerca tranquillità e i prezzi delle case qui sono favorevoli. Poi, c’è anche il bonus 110, che ha spinto tanti nipoti a ristrutturare la casa dei nonni per trasferirsi qui», continua il sindaco, chiaramente un grande esperto di economia domestica. E infatti, i nipoti non si sono fermati: 46 residenti di Vignola-Falesina sono ancora minorenni, mentre solo 24 superano i 70 anni. «L’età media è intorno ai 37 anni e nel 2024 abbiamo avuto solo un morto», aggiunge, come se fosse una medaglia da esibire.
Ma non tutto è oro ciò che luccica. L’aumento della popolazione porta anche qualche inconveniente: Vignola-Falesina è stato escluso dalle agevolazioni per l’acquisto e la ristrutturazione della casa, una cosa da ridere se non ci fosse da piangere. «Siamo stati esclusi perché il bando richiede una diminuzione demografica», sottolinea il sindaco, dimostrando che la logica della burocrazia è una vera magia. Tuttavia, la Provincia ha deciso di intervenire su altri fronti: la Comunità di Valle ha finanziato con 400 mila euro la ristrutturazione della casa sociale di Falesina, mentre i fondi per un percorso ciclopedonale nella valle dei mocheni si trovano già in tasca. «La Provincia è molto attenta ai Comuni di montagna come il nostro», si compiace il sindaco, come se questo fosse un premio da esibire con orgoglio.
L’iniziativa privata fa il resto, contribuendo a un’economia basata sull’agricoltura e su qualche ristorante. Nella zona ci sono anche due alberghi e un b&b, tutti gestiti da gente del posto. «Da buoni trentini, ci diamo tutti da fare. In Comune ci arrangiamo, visto che non ci sono dirigenti», dice Gadler, ritraendo la sua amministrazione come un fratello maggiore che risolve tutti i problemi. E non caro paese, ma incarcerato nel ruolo di sindaco: «Se dovessi fare i conti, economicamente non conviene con un’indennità di 1.600 euro lordi. Se l’ho fatto, è per attaccamento al territorio», prosegue, aggiungendo una nota melodrammatica che tira in ballo il dovere civico. «Nei piccoli Comuni, il sindaco è attivo 24 ore su 24», scherza il primo cittadino, ma chi non vorrebbe un romanzino del genere in un paesino sperduto? Tutti sanno dove abita, e quando c’è un problema, zack, si presentano dal sindaco come se fosse l’agente 007 della montagna.