Giovanni Diamanti, presidente di Youtrend, docente di Marketing politico a Padova, e famoso “king maker” di una moltitudine di sindaci, si sta divertendo un mondo a osservare il balletto che precede le elezioni regionali.
Partiamo dal centrosinistra, che si trova nel bel mezzo di una crisi creativa. Uno dei dilemmi principali è il candidato civico… “Il civico può sicuramente portare valore aggiunto, coinvolgendo mondi che mai si sarebbero avvicinati al centrosinistra, ma è uno sforzo che deve valere la pena fare. E, al momento, non vedo conigli dal cilindro. Abbiamo già sperimentato insuccessi negli ultimi quindici anni, da Giuseppe Bortolussi a Arturo Lorenzoni.” Oh, ma chi non ama un buon fallimento ben piantato?
E se per caso non si materializzasse un nome civico “forte”? “Si può lavorare in modo diverso creando una candidatura alternativa. Penso a un progetto solido in cui presentare un’alternativa e investire sul futuro. Spesso, le figure che provengono dalla politica hanno una marcia in più in questo senso. Quindi, la scelta di un civico non è automaticamente la formula vincente. A Vicenza abbiamo il caso di Possamai: lui ha vinto da politico.” Idea brillante, vero? Chi avrebbe mai pensato che un politico potesse effettivamente vincere le elezioni? È come dirlo a un bambino: “Le zucchine possono stare nel dolce!”
Detto questo, le elezioni regionali hanno regole che sembrano quasi da gioco dell’oca rispetto a quelle comunali. “Cambia molto se parliamo di Regionali, qui la partita è molto più politica. Chi è veneto ricorderà la sfida Cacciari–Galan del 2000. Ogni sondaggio indicava una forza maggiore per Cacciari, ma è finita 54,96-38,22.” Che meraviglia! I sondaggi, sempre così affidabili, con le loro curve e le loro promesse! Il futuro è una roulette russa, ma chi mai lo sente?
Arriviamo alla questione del “dopo Zaia”. Peserà, vero? “Zaia ha segnato un’epoca, è uno degli amministratori regionali più amati di sempre. La sua grande caratteristica è stata quella di aver saputo interpretare un territorio. Questo è il terreno su cui il centrosinistra non è mai riuscito a contrastarlo.” Ah, sì, l’arte di avere un “tocco magico” con un pubblico devoto è sempre una risorsa incredibile.
Il candidato di centrodestra dovrà mimetizzarsi un po’, insomma? “Non avrebbe senso farlo. Zaia è Zaia e sarebbe controproducente per il centrodestra provare ad avvicinarsi. Il candidato sarà meno conosciuto e partirà molto meno amato, ma dovrà costruire il suo profilo e mostrare le sue peculiarità.” Una strategia da manuale, quella di prendere le distanze da un gigante. Chi può resistere a una bella fatica di presentazione?
Se il nuovo candidato inseguirà da subito Luca Zaia, stiamo certi che il paragone sarà inevitabile e che non ha alcun senso cercare di diventare una copia, perché lui ha un carisma che fa invidia.
Ah, il Veneto. Qui si impara che, se c’è una cosa che il Presidente Luca Zaia ha capito, è che ai veneti piace essere “interpretati”. Certo, un po’ di recitazione non guasta, soprattutto in politica, dove il teatro è l’unica arte che non sembra mai esaurirsi.
Ma chi sarà il prossimo candidato? Ci si chiede: Lega o FdI? La risposta è semplice: FdI, il partito con la forza politica maggiore, ma con una classe dirigente che sembra più adatta a una commedia musicale che a una stagione elettorale. Dall’altra parte, la Lega, forte di nomi come Alberto Stefani, e Forza Italia che gioca le sue carte con Flavio Tosi. Ma in un FdI che si rispetti, non mancano le “star”… o meglio, una stella: Elena Donazzan. Peccato che sia “troppo divisiva”, come il viaggio in auto con il suocero durante le feste.
La Lega correrà da sola? Ma certo! Solo che, come sempre in politica, il campo di gioco è Roma e lì, rompere gli equilibri è come far esplodere un palloncino: non conviene a nessuno.
E il centrosinistra? In ritardo con la ricerca di un candidato? Sì, ma non è un ritardo tragico, ma piuttosto quello di chi si presenta tardi a una festa e trova già tutto distrutto. Il nome che rimbalza, proveniente dalla mente illuminata di Flavio Zanonato, è Vanessa Camani. E indovinate un po’? Lei propone una visione “diversa” del Veneto. Ma non è fantastico? Perché, ammettiamolo, chi vuole essere noioso quando puoi essere “culturalmente diverso dal centrodestra”?
Ah, Camani, con la sua solidità, competenza e la cattiva abitudine di non essere “ammiccante”. Ciò significa che può prendere decisioni forti. Un peccato che la sua mancanza di ammiccamenti le costi il sostegno di chi preferisce un approccio più… “morbidino”. In altre parole, è come avere un gelato senza panna montata: è buono, ma ci manca qualcosa, vero?
Ecco un’altra carta per il centrosinistra: lavorare su queste contraddizioni, perché, a dire il vero, chi viaggia su corde diverse può diventare una vera e propria orchestra. O almeno, una band, perché il Veneto ha bisogno di un po’ di musica nuova, non credete?