Bambini dell’asilo cattolico in ginocchio in moschea: un’illuminante “preghiera per la pace” che fa rabbrividire la Lega

Bambini dell’asilo cattolico in ginocchio in moschea: un’illuminante “preghiera per la pace” che fa rabbrividire la Lega

Partiamo da un presupposto: tutti quanti, ma proprio tutti, hanno attraversato il sacro portone della scuola, in fila indiana e col sorriso stampato in faccia, per un’uscita in moschea. Mercoledì, i bimbi di un asilo paritario della Fism di Ponte della Priula, in quel fantastico angolo di Treviso, hanno deciso di esplorare un briciolo dell’ignoto, con tre classi coinvolte e solo la sezione dei piccolini esclusa — probabilmente per evitare che avessero domande troppo difficili, tipo “perché la moschea non ha un parco giochi?”

La brillante idea è stata partorita dalla direttrice e dai docenti, motivata da un’esigenza tanto fondamentale quanto curiosa. Stefania Pillon, l’insegnante, ci dice che nel loro asilo ci sono bambini di tutte le etnie — una congerie di culture che sarebbe un peccato non esplorare. “Volevamo portare i nostri bimbi in moschea”, afferma lei, “per far conoscere loro meglio un aspetto della vita quotidiana dei loro compagni”. Che originale, vero? Come se i bambini avessero mai chiesto una gita in una moschea prima delle gite al parco!

Ma andiamo oltre. “Un ponte fra culture”, si proclamava con enfasi. Ogni venerdì, le famiglie musulmane si riuniscono nel centro islamico di Susegana. Avnija Nurceski, l’imam e familiare di un alunno, non aveva nulla da eccepire: “È stato un onore mostrare ai bambini cosa avviene nel nostro centro”. Davvero, un onore! E non un tantino sconcertante, almeno per le mamme cristiane che tremano all’idea di avvicinarsi troppo a un kebab?

La scuola, una paritaria parrocchiale di ispirazione cristiana, è così incredibilmente “attenta” alla multiculturalità che fa quasi tenerezza. Stefania Bazzo, la direttrice, sottolinea la fondamentale importanza del rispetto della multiculturalità, sempre però avendo cura di non calpestare la tradizione cristiana — che wow, come ci riescono! Forse ricorrendo alla magia? In ogni caso, i bambini, insieme alle loro famiglie e alla comunità educativa, sono al centro di questo meraviglioso esperimento sociale. E, per carità, non si può neppure dire che la tradizione venga messa da parte; anzi, allegramente si fa il segno della croce prima di mangiare, e le preghiere cristiane risuonano in occasione delle festività. Ma, attenzione, anche i bimbi musulmani vi partecipano. Perché, certo, perché non mescolare tutto in un grande frullatore culturale?

Ora, chiaro è che questa iniziativa ha generato un certo “dibattito”. Le onde del malcontento si sono alzate e chissà quanti conservatori si sono strozzi con il caffè al pensiero di bambini musulmani e cristiani che si abbracciano festosamente in nome della tolleranza. “Questo è educativo” dicono alcuni, mentre altri sospirano per le tradizioni perdute. La mia domanda è: si può fare un ponte senza che nessuno affoghi? Oppure siamo tutti destinati a cadere nel fiume della contraddizione? La risposta, cari lettori, è semplicemente buffa. Proprio come questa storia.

Ma che splendida iniziativa! Cosa c’è di meglio che portare dei bambini di una scuola materna a inginocchiarsi in una moschea? In effetti, non ci si aspetta altro da un mondo che sta diventando sempre più “multiculturale”. Ma aspettate, c’è chi ha qualcosa da dire.

Alberto Villanova, capogruppo della Lista Zaia e fervente sostenitore della Lega, non ha potuto contenere il suo orrore. “Agghiaccianti”, ha dichiarato. Una provocazione inutile che non giova a nessuno. Ma chi lo avrebbe mai detto? L’educazione ormai è così ricca di sfide che ci dimentichiamo che a un certo punto non si tratta di accettare, ma di trovare un modo per evitare di inginocchiarsi per qualsiasi ragione e in qualsiasi direzione.

In risposta a questa dichiarazione, a quanto pare, c’è chi ha davvero bisogno di un corso accelerato di tolleranza. Rachele Scarpa, parlamentare del PD, ritiene che la scuola debba essere il fulcro della comprensione e dell’accettazione. “Viviamo in un mondo sempre più multiculturale”, ha detto, quasi come se i bambini non stessero già ricevendo abbastanza lezioni di vita direttamente dal mondo reale. Bravo, chiaro, i ponti vanno costruiti, ma sono davvero necessarie le ginocchia?

Dall’altro lato del dibattito, le voci dalla scuola sembrano unanimi. Gli insegnanti e il preside sono d’accordo: “È stato un momento bellissimo”, afferma Bazzo. E chi non vorrebbe avere un imam che rivela ai bambini che equivale a un don dell’educazione cattolica? Ma a questo punto, è lecito domandarsi: cosa ne penserebbe papa Francesco? Ah, certo, lui sottolinea la dimensione “umana della fraternità”. Ma non dimentichiamoci mai della sacra tradizione della religione, oops, dimenticate il dialogo, giusto?

Simonetta Rubinato, presidente della FISM di Treviso, riporta le parole del nostro amato monsignor Dino Pistolato, che con dolcezza ci fa sapere che Dio non fa distinzioni, a meno che non si tratti di essere catalogati nella giusta ordine di priorità. È bello vedere così tanta inclusività! E pensare che si sente ancora la necessità di insegnare a questi giovincelli la loro religione in aula. “Tutti frequentano l’ora di religione cattolica”, possiamo solo immaginare le esperienze arricchenti che ne derivano. Il rispetto, si sa, è importante! Ma anche la gioia di conoscere. Proprio mentre i cattolici si allontanano dai segni cristiani, ci si aspetterebbe qualcosa di diverso.

E chiunque pensi che le meraviglie della multiculturalità possano fare il contrario di stimolare i cattolici a riunirsi intorno alle sacre tradizioni, beh, deve rivedere il concetto. I bambini musulmani portano a casa il messaggio della religione, chi lo avrebbe mai pensato? È un circolo virtuoso di rispetto e condivisione. E mentre i cattolici si vergognano, i piccoli ermeneuti del dialogo interreligioso potrebbero salvarci. Un applauso a questo grande teatro educativo!

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