L’assessore Daniele Ara ha dichiarato che l’alluvione di ottobre ha messo in luce come, evidentemente, Bologna meriti una targa di riconoscimento per il danno “fuori dall’ordinario” che ha subito. Diciamo che è straordinario anche il modo in cui gli uffici stanno cercando di accaparrarsi un progetto speciale, come se le inondazioni stesse fossero un’opportunità per un restyling burocratico.
Interrogato sul passaggio della gestione della crisi al commissario Fabrizio Curcio, l’assessore non ha potuto fare a meno di esprimere la sua “soddisfazione” per questa nuova fase. Sì, è proprio quello che tutti aspettavano: un’altra figura che spero non si limiti a mettere un cerotto su una ferita profonda. Magari ci si aspetta che le procedure diventino più semplici, ma in futuro chi lo sa? È come sperare che una pioggia intensa non allaghi mai più la piazza principale.
Quindi, cosa stanno facendo? Creano un piano a lungo termine che chiaramente nessuno potrà contestare, tanto da far domandare se il piano stesso sia solo una bozza. I tecnici, in perfetta sinergia con la Regione, stanno esaminando i rii collinari. Questa è una novità, perché fino a qualche anno fa le mappe indicavano il rischio solo in pianura, proprio come se le colline fossero un mito abitato da gnomi mangiaplastica!
Bisogna avere l’ambizione di “trattenere l’acqua in collina”, così i cittadini potranno godere di un leggero allagamento anziché di un vero e proprio tsunami – perché si sa, è meglio che l’acqua rimanga in collina piuttosto che in casa.
Ora, i cittadini, che nel frattempo stanno contando i danni subiti, possono anche aspettarsi dei ristori. Sì, perché dopo ogni disastro si sa: c’è una nuova “piattaforma” per ottenere i fondi! È fantastico, no? Si chiama Sfinge, non è un nome altisonante per un software che in teoria dovrebbe risolvere i problemi? Ma, ahimè, al momento non è chiaro quali saranno i criteri o quanto tempo ci vorrà per avere un rimborso che giustifichi il male subito. Ma chissà, potrebbero benissimo inviare un piccione viaggiatore!
In sintesi, di fronte alla catastrofe, l’amministrazione si prepara con piani e progetti che sembrano brillare come il sole – ma di cui nessuno conosce la concretezza. E mentre la burocrazia si muove, i cittadini rimangono a domandarsi quando, e se, vedranno mai i loro risarcimenti. Così va la vita nelle belle e confuse terre di Bologna.
Non c’è niente di più rassicurante che vedere i nostri illustri amministratori intenti a “interloquire” con i cittadini, come se questo fosse l’unico vero impegno da prendere in considerazione. Ma, ovviamente, loro sono prontissimi a fornire “punti di riferimento”. Che idea geniale, no?
I privati colpiti dall’alluvione hanno sollevato un’ottima questione riguardo alla necessità di una vasca di laminazione per il Ravone. È un’opera che si farà “presto”, chiaramente sotto la gestione commissariale. E a questo punto, chi non dovrebbe avere “certezze” su quanto avverrà? D’altronde, il Ravone, il Rio Meloncello e l’Aposa meritano certamente interventi, giusto? Peccato che prima debbano “trattenere” l’acqua, e la riconversione delle parole in azioni concrete sembra un arte magica non ancora svelata.
Ma fidatevi, hanno “molta fiducia” in Curcio. Tuttavia, prima che possano correre come lepri in un campo di carote, dovranno farsi un’idea chiara sui “modi e tempi” del nuovo decreto che pare essere l’unica chiave di lettura per la carenza di azioni. Quale sarà quindi l’esito di questo iter parlamentare? Riuscirà a tradursi in qualcosa di tangibile per Bologna? Le domande si accumulano come i problemi in un’amministrazione pubblica.
“Avete concluso una ricognizione globale dei danni ai privati?” Ah, che domanda inquietante! In realtà, questo “lavoro” è solo agli inizi. Certo, un ufficio sta seguendo le procedure – come se noi ci aspettassimo diversamente – e ora sono impegnati con i Cis: quei splendidi contributi di “immediato sostegno” che non superano i 10.000 euro, che, considerando i danni subiti, sembrano un’elemosina. Ma non temete, presto si aggiungerà il “lavoro” sui ristori della piattaforma Sfinge. Un nome che è già di per sé una garanzia di trasparenza!
Fondamentalmente, dobbiamo crescere nella consapevolezza che siamo una città fragile. Gli amministratori lo sanno bene, ma a quanto pare non è ancora chiaro ai cittadini. E qui entra in gioco la vera satira: le istituzioni e i cittadini devono “fare la loro parte”! Quantomeno, non è colpa di qualcun altro, giusto? E sulla questione della manutenzione in collina, la responsabilità si estende anche ai suoli privati. Un capolavoro di scaricabarile che nessuno aveva previsto.