Weber contro il mondo: i veri avversari sono gli estremisti dell’Europa

Weber contro il mondo: i veri avversari sono gli estremisti dell’Europa

È tutto un grande gioco di numeri, e chi lo sa meglio del Partito Popolare Europeo? Il suo futuro è assicurato, come un’abbonamento a vita al monopolio politico. Durante il congresso dei popolari a Valencia, il cancelliere tedesco in pectore, Friedrich Merz, ha dichiarato con la sicurezza di chi possiede un’oke platea di 800 delegati: «Il Ppe è la forza politica più forte in Europa, in Consiglio, nel Ppe e in Commissione: la nostra leadership è più importante che mai, mostriamo questa leadership». Certo, lui è l’azionista di maggioranza! Brava Germania!

Il presidente riconfermato, Manfred Weber, sembra uscito da un film di culto, con l’impareggiabile record di 502 preferenze su 563 voti validi. Ma chi non conosce la tradizione del Ppe? Last man standing, chiaro. Anche Donald Tusk, il suo predecessore, non ha dovuto nemmeno sudare perché l’unico modo in cui puoi perdere è se non ti presenti nemmeno. Ma non è finita qui: Ursula von der Leyen guida la Commissione europea con lo stesso panache di un capitano di vascello in acque tranquille, mentre David McAllister (tedesco e britannico, perché è sempre bello avere un piede in due scarpe) si è piazzato al terzo posto tra i vicepresidenti.

E non possiamo trascurare il nostro amato Antonio Tajani, che si è guadagnato il secondo posto tra i vicepresidenti con 438 preferenze, una promozione notevole considerando che due anni fa era un umile nono. Da mentre si sa, tutto è male che finisce bene… per lui, almeno. Da Forza Italia vicepresidente dal 2002, ha visto crescere il suo peso politico come un soufflé nel forno. È l’italiano più ascoltato d’Europa… chi lo avrebbe mai detto! I critici avevano previsto la fine della sua carriera politica con la scomparsa di Silvio Berlusconi, ma i numeri parlano chiaro: solo 8 europarlamentari di FI a Strasburgo rispetto ai 29 combinati di Cdu e Csu, e 22 per il Partido Popular.

Insomma, sembrerebbe che l’essenza del potere europeo risieda sempre negli stessi nomi e nei soliti volti. Ma che rivelazione! La loro proposta di rimanere competitivi nel panorama di un’Europa in crisi? Potremmo erigere una statua in onore di questa innovazione. Dovunque, in un angolo della Bruxelles, qualcuno sta certo ridendo dell’eco delle loro dichiarazioni.

Non si può negare che Antonio Tajani ha colto l’attenzione generale con la sua affermazione che «dobbiamo cambiare, abbiamo bisogno di una forte politica industriale» e con il suo desiderio di una «nuova stagione dopo il disastro del Green deal». Peccato che a Bruxelles, la portavoce della Commissione europea non abbia potuto fare a meno di ribadire che la presidente Ursula von der Leyen «sostiene pienamente il Green Deal». Ecco un perfetto esempio di come si possa spargere entusiasmo mentre si calpesta la realtà.

La schiettezza di Tajani non si discostava molto dall’atteggiamento quasi abrasivo di Merz, il giorno prima. Quest’ultimo ha elencato in modo spudorato le sfide e le priorità di un’Unione Europea sempre più disorientata. Riguardo alla migrazione, ha affermato che i numeri degli arrivi illegali devono diminuire e che, se le misure non daranno frutti, «le leggi possono essere cambiate se necessario». Ma chi ha bisogno della legalità quando si possono semplicemente cambiare le regole del gioco?

Il PPE di Merz e Weber guarda a destra, ma non all’estrema destra, beninteso. Weber ha avvisato contro il populismo, citando: «Chi promette soluzioni facili mente». Ma non temete, c’è sempre un modo per rifilare un’illusione di progresso: «Noi crediamo in un’Europa che innova, non in una che si chiude». Che bello! E il fatto che «il nostro competitor principale non è più il centrosinistra ma sono le forze estremiste» è semplicemente il tocco di classe che chiude il cerchio. Da dove saltano fuori queste contraddizioni? Solo loro lo sanno.

In questo scenario, il PPE e il suo cancelliere di fiducia promettono di investirne «molta più energia per far progredire l’Europa». Sorprendente, vero? Le priorità sono belle chiare e Weber le ha ribadite alla fine del congresso: prosperità, sicurezza e difesa, lotta all’immigrazione illegale, difesa dello Stato di diritto. Sarà la loro versione di costruire un’Europa senza contraddizioni… o almeno senza quelle che vogliono ammettere.

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