Maurizio Landini ha avuto il coraggio di dire, dal palco suggestivo dei Fori Imperiali, che se dal governo non arrivano risposte adeguate, allora è il momento di agire. Certamente, la rimostranza è l’arte preferita degli italiani – ma chi avrebbe mai pensato che il segretario generale della Cgil potesse effettivamente scatenare una “fase di mobilitazione”? Non è questa l’ennesima promessa che si rivela una bolla di sapone?
E così, il Primo maggio, mentre tutti festeggiano vestiti di rosso e brindano alla solidarietà, Landini ribadisce la necessità di sostenere una “piattaforma unitaria per la sicurezza sul lavoro”. Certo, perché venire a patti con il governo per chiedere misure realistiche quando si può marciare per la piazza è decisamente più emozionante! Perché preoccuparsi del reale miglioramento delle condizioni lavorative quando, a quanto pare, il “sostegno” rimane un concetto ampiamente interpretato?
L’incontro dell’8 maggio? Ah, chi non brama una “trattativa vera” in un panorama politico dove le promesse cadono come foglie in autunno! Sarà interessante vedere come il governo reagirà a questa “mobilitazione” che sa più di un film dell’orribile genere horror che di un’effettiva spinta al cambiamento.