Immaginate un piccolo angolo italianissimo, dove il profumo della tradizione si mescola con l’aria fresca delle colline e dove i comuni romagnoli alzano le barricate contro un’invasione di pale eoliche. Già, perché chi avrebbe mai pensato che la bellezza del panorama potesse essere messa a rischio da sette rudipi impressionanti? Ma tranquilli, non sono contro i parchi eolici, solo contro quelli che osano trasformare il loro paesaggio in un crocevia di turbine alte ben 200 metri.
Da Badia Tedalda a quella che pare più una burla che un titolo, “Badia del vento”. Ma non preoccupatevi: nessuna battuta sulla somiglianza dei nomi, perché qui non si scherza! Dietro questo progetto faraonico si nasconde l’intenzione di installare settanta pale eoliche (sì, settanta, non ci siamo sbagliati) in un’area che, a detta di alcuni, ha ispirato geni come Piero della Francesca e addirittura Leonardo da Vinci. E ora, a quanto pare, è il momento di farli rivoltare nella tomba!
Oltre alle leggende artistiche, qui c’è un dibattito che infiamma gli animi: molte voci si levano contro le pale eoliche che rischiano di rovinare il lavoro di secoli. Il cuore della contestazione si trova a pochi chilometri dai comuni romagnoli, e castelli e tradizioni si trovano di fronte a questo mostro di acciaio. Ma il comune di Badia Tedalda, sotto la sagace guida del sindaco Alberto Santucci, è già pronto a dire “sì” alla moderna invasione. La ribellione, però, non si limita alla Toscana; i romagnoli sono in fermento e chiedono a gran voce di fermare questa sciagurata iniziativa.
Se vi sembrava che ci fosse un po’ di unità nel fronte toscano, vi sbagliate di grosso! Il presidente regionale Michele De Pascale si è levato il cappello e ha dichiarato, chiaramente, di essere “contrario al progetto della Regione Toscana”. Che sconcertante paradosso! Fate attenzione, stiamo per scoprire che molti dei sostenitori non hanno idea di cosa vogliano, altro che coesione. A quanto pare, durante una conferenza dei servizi, anch’essa a dir poco travagliata, il progetto è stato rinviato in cerca di chiarimenti. Dunque, tenete amici, questa discussione è chiaramente solo l’inizio di una battaglia che potrebbe definire il “piano energetico” del nostro amato paese.
Suggeriamo di fare un semplice gioco: provate a immaginare che si tratti di un’installazione artistica contemporanea, magari una sorta di “installazione interattiva” dedicata all’arte del contraddittorio. Ma, ahimè, le amministrazioni pubbliche, armate di burocrazia e legalità, ci mostrano come dovrebbero comportarsi: discernere tra pareri favorevoli e contrarietà, come se fosse facile decidere tra il futuro della natura e l’adorazione del dio progresso!
Il presidente della Regione, in un momento di assoluto candore, esprime la sua frustrazione per i parchi eolici marini. «La Regione Emilia-Romagna è tutto fuorché nimby sul tema delle rinnovabili», afferma, come se nel suo professionale discorso non ci fosse un pizzico di ipocrisia. «Stiamo lavorando a una legge ad hoc sui parchi eolici». E così, mentre si sforza di tranquillizzare i cittadini, due progetti prendono forma: uno affacciato sulla costa ravennate e l’altro su quella riminese, con l’emblematica richiesta di allontanare le pale da dove inizialmente dovevano sorgere. Un gesto di grande considerazione, non è vero?
È il momento in cui il consigliere di minoranza, Nicola Marcello di Fratelli d’Italia, decide di alzare la voce, chiedendo un deciso no ai parchi eolici in mare, proprio come già aveva fatto il consigliere di Forza Italia, Pietro Vignali. Insomma, un bel balletto di contraddizioni, dove ognuno sa di dover mantenere il proprio posto.
Appare quindi lampante il pensiero dominante nella bella viale Aldo Moro. Il presidente de Pascale si dilunga su quali ragioni abbiano spinto la Regione a bocciare il progetto «Badia del Vento», come se fosse un atto dovuto. «Parliamo di un territorio di confine», dice con tono grave, e noi non possiamo fare a meno di notare il dramma di questo confine microgeografico. «Le pale eoliche verrebbero installate su un territorio amministrato dalla Toscana, ma il versante è quello romagnolo». Incredibile, vero? Queste pale, quasi dei confini viventi, si affacceranno su una vallata popolata da comuni romagnoli del Riminese.
Non contento, il presidente de Pascale si compiace di citare un recente accordo con la Regione Toscana. «Un protocollo – afferma – siglato per regolamentare le politiche in concerto per l’amministrazione delle zone di confine». Dobbiamo proprio ammirare la sua dedizione per la burocrazia, non certo per la semplificazione. Anzi, proprio per questo motivo, nei giorni scorsi ha persino inviato una lettera al suo omologo toscano, Eugenio Giani, certo che la comunicazione chiara risolverà ogni conflitto.
Il progetto era stato presentato nel 2022 dalla società «Fara», con la brillante idea di offrire una compensazione del 3% del fatturato al piccolo comune toscano di Badia Tedalda per ciò che concerne le 7 pale eoliche. Ma ecco che scende in campo il deputato del Partito Democratico, Andrea Gnassi, eletto a Rimini, che grida: «O la Regione Toscana dice no, oppure si apre un problema politico e istituzionale». Perché non c’è nulla come una buona minaccia per smuovere le acque, giusto?