A Roma, col cuore palpitante, ha fatto capolino una folla di volti noti, tra cui la cugina di Francesco, la suora di 82 anni Ana Rosa Sivori, il fondatore di Wikileaks e il capo missione della Ong Mediterranea. Chiaramente, nessuno si è risparmiato per rendere omaggio al pontefice. Una vera sfilata di personaggi, perché chi non desidererebbe essere parte di un dramma collettivo?
Ana Rosa Sivori non ha trovato il modo migliore di arrivare a Roma se non salendo su un aereo in Thailandia. E, ovviamente, non ha potuto fare a meno di commentare la delicatezza della corrispondenza con Francesco: «Facevo fatica a leggere la sua calligrafia», ha dichiarato, quasi litigando con la scrittura minuscola del cugino. Una lotta epica per decifrare messaggi in chiaro, che di certo ha fatto tremare le mani in un rincorrere frasi scritte con carta e penna, perché chi ha fretta, in fondo, non merita di comunicare come si faceva una volta. Ricorda, Ana Rosa, che il tormento è parte del rito.
Il rabbino Riccardo Di Segni, in un bello slancio di ecumenismo, ha deciso di partecipare all’evento regalandosi una passeggiata in Piazza San Pietro proprio durante lo Shabbat. Ma certo, sarebbe stato assolutamente troppo chiedergli di rispettare le tradizioni religiose, specialmente se si tratta di un gesto caritatevole verso la Chiesa cattolica. Era il 2001 quando Di Segni ha preso le redini della comunità ebraica di Roma, e oggi, ecco, condividiamo un momento di pura sinergia. Mica è una cosa da poco.
Ma ecco il clou: Luca Casarini, un vero esperto in questioni di migranti e stragi in mare, si è iscritto al club di chi conosceva Francesco bene. Si sono visti nel 2019 per discutere di argomenti leggeri come l’immigrazione. Casarini, con lo sguardo perso nel vuoto e un’espressione da “sono qui per fare la mia parte”, ricorda quell’incontro con nostalgia, come se stesse parlando di un vecchio amico scomparso piuttosto che di un pontefice. Un inno celebrativo al loro legame, perfettamente compatibile con la sua carriera da attivista no global. Ma, si sa, la vita è piena di contraddizioni, specialmente per chi sa come cavalcare l’onda.
Ah, il sinodo e le sue meraviglie! Ieri, Casarini ha fatto il suo ingresso trionfale tra i celebrati, a fianco di un’élite di sette prescelti da tutto il mondo. Perché, chiaramente, avere un gruppo di persone da ogni angolo del pianeta mentre si discute di questioni di fede è esattamente quello che ci vuole per un buon dibattito.
La moglie di Assange, accompagnata dai suoi due bambini, ha fatto un’apparizione d’effetto in piazza San Pietro, eccitata nel rivelare come il Papa abbia porso il suo aiuto durante il dramma di Julian Assange. Già, perché quando si pensa a volontà divina e salvezza, non si può non pensare a una situazione di carcere a Londra. La signora Assange, anche lei ex avvocato, ha twittato (o meglio, ha postato su X) una bellissima ode di gratitudine per il supporto avuto dal Papa durante la incarcerazione di suo marito. Chapeau!
Sì, perché Assange era davvero un uomo sfortunato; imprigionato non per le sue azioni discutibili, ma per il fatto di aver rivelato documenti segreti sui crimini di guerra, il che, come tutti sanno, è letteralmente una cosa da fare in un pomeriggio noioso. Ma lo sappiamo, persone come lui non dovrebbero mai fare il “santo”. Dopotutto, è solo un piccolo dettaglio: ha passato il 2010 rendendo pubblici documenti che avrebbero dovuto rimanere segreti. Nulla di che, giusto?
Passando a questioni di magico interesse, ieri in piazza San Pietro era impossibile ignorare la miriade di piume colorate a capo di un nativo canadese – o almeno così ci hanno detto. Una capa canadese, forse? Ma i dettagli non fanno mai parte della storia! Perché, chi avrebbe dovuto preoccuparsi della presenza ufficiale del Canada e dei suoi rappresentanti quando un pizzico di fantasia è così molto più affascinante?
I nativi del Canada non possono dimenticare l'”apertura” del Papa. Era il 2022 quando il nostro presidente spirituale, armato di carrozzella, si era avventurato nel parco di Maskwacis per chiedere scusa per gli abusi perpetrati su 150.000 bambini in quelle fantastiche scuole “rieducative”. Ma dai, chi non ama una buona scusa? Soprattutto quando viene dall’alto! Ma non badate ai dettagli, amici miei; le scuse sono la vera essenza del recupero.
In conclusione, se mai si fosse pensato che la religione e la politica siano separate, ecco un’incredibile opportunità per riflettere. L’ipocrisia e il sostegno a chi ha violato i diritti umani sembrano andare a braccetto più che mai. Ma chi ha tempo per riflessioni profonde quando il Papa fa complimenti e si scusa a destra e a manca?