Il cardinal Bassetti e il suo ottimismo sul Conclave: giovani porporati e un clima ‘sereno’ che fa pregustare rapidi verdetti.

Il cardinal Bassetti e il suo ottimismo sul Conclave: giovani porporati e un clima ‘sereno’ che fa pregustare rapidi verdetti.

«Ci troviamo nella basilica e la gente ci si avvicina, facendo gli auguri: “abbiamo bisogno di un Papa!”, dichiarano. Un’atmosfera straordinaria, affettuosa e, soprattutto, serena». Il Cardinale Gualtiero Bassetti, 83 anni, ex presidente della Cei, nonché primo a essere nominato da Francesco, sembra proprio vissuto in una bolla di ottimismo. Nato a Marradi, proprio come il poeta Dino Campana, in quella zona idilliaca dell’Appennino toscano, ed è rinato oggi dopo una semplice messa dai Vespri a Santa Maria Maggiore.

Eminenza, dopo le parole del Cardinale Marx riguardo a un conclave rapido, sembra ci sia una consapevolezza generale: è il momento di unirsi. Cosa ne pensa? «Sabato, in Piazza San Pietro, ho notato una bellissima unità attorno alla figura del Papa che ha dato la propria anima a Dio. E che stemma significativo, miserando atque eligendo, “ne ebbe compassione e lo scelse”, dove la compassione e la misericordia dovrebbero essere il nucleo di ogni azione. Non abbiamo nemmeno iniziato le riunioni, che, a proposito, dal lunedì saranno segrete, ma anch’io ho percepito questa impressione di unità. È fondamentale, non solo per la Chiesa».

Ma perché è così importante? «Sono convinto che il conclave possa offrirci una testimonianza meravigliosa in un mondo martoriato da guerre, divisioni e rancori. Certo, ci sarà qualche difficoltà; gli elettori non sono mai stati così numerosi e non tutti si conoscono. Ma mentre eravamo in pullman di ritorno da Santa Maria Maggiore, c’era un’atmosfera fraterna: si chiacchierava tra vicini, “tu che fai, da dove vieni?”, e il fatto di trascorrere insieme una settimana o giù di lì, porterà a un clima che darà frutti».

L’immagine del popolo che seguiva il feretro di Francesco dal percorso di San Pietro a Santa Maria Maggiore rappresenta una responsabilità per voi, o no? «La presenza della gente…». Ecco, il mistero si infittisce. Sembra quasi una questione di vita o di morte, o forse solo un drammatico senso di impotenza.

Non è ancora finita l’emozione dei funerali di sabato, anzi, anche questa domenica la basilica era così affollata che sembrava di essere nel bel mezzo di una corsa all’ultimo biglietto per un concerto. C’era una coda che non finiva mai, e si avvertiva un movimento palpabile di affetto diretto verso tutta la Chiesa. Questo, ovviamente, grazie a Francesco, che ha saputo posizionarla nell’atteggiamento giusto, quasi evangelico. L’attenzione ai poveri e agli ultimi era il suo marchio di fabbrica, e si sentiva che i cardinali percepivano questa missione come un mandato sacrosanto.

E che cosa ci si aspetta dal prossimo Papa? Naturalmente sarà ben diverso da Francesco, perché ognuno ha i propri “doni” e carismi. È chiaro che bisogna portare avanti ciò che lui ha iniziato, e magari avere anche il coraggio di affrontare le questioni in sospeso. Insomma, chi ha tempo non aspetti tempo!

Ci sono davvero questioni aperte? «Credo che sia stato un leitmotiv di questo pontificato. Francesco stesso ha ammesso di preferire che le acque restassero agitate; avviare iniziative e far nascere problemi era la sua specialità, più che fregarsene delle conclusioni. L’importante era avviare processi. Le conclusioni? Quelle verranno. Ma non fraintendetelo, ha dato delle risposte, solo che alcune rimangono in sospeso. E d’altra parte, la Chiesa è un libro aperto, un romanzo infinito.»

Che cosa resterà impresso di Francesco? «L’eredità è chiara, non c’è bisogno di frugare nel buio. La Chiesa può finalmente avventurarsi sul cammino della misericordia, un tema a lui molto caro, fatto di gesti concreti. Poi sarà compito del suo successore decidere come proseguire, facendo una valutazione – giusto per usare un termine burocratico – della situazione attuale e apportando i ritocchi necessari, come si è sempre fatto.»

I cardinali più esperti avranno quindi un ruolo di spicco nel collegio, giusto? «Ho visto tanti volti giovani, spero davvero che l’esperienza dei più “anziani” possa dare il suo contributo. Ma la verità è che siamo abituati a dividerci per categorie: giovani e vecchi, ricchi e poveri. La cosa fondamentale è che, nel collegio, pare stia prevalendo la fraternità, indipendentemente dall’età o dall’origine. Un bel sogno, no?»

Ormai ci siamo, sembra che la settimana prossima potremmo avere il nuovo Papa… «Anche io la penso così. Questo conclave non sarà certo un gran lungo. Anche tra i confratelli che non conoscevo, quelli che vengono da chissà dove, avverto un grande amore per la Chiesa e la voglia di ripartire al più presto con un nuovo leader. In questi giorni si respira davvero l’universalità della Chiesa, come se ci fosse un’aria di miracolo imminente.»

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