Incredibile ma vero, il sindaco Mario Conte ha deciso che martedì sarà un giorno di lutto cittadino. Il motivo? Treviso saluterà il grande Giancarlo Gentilini. Non contento di un addio ordinario, il Comune vuole anche mettere in scena un corteo funebre che si snoderà attraverso i luoghi più cari a questo personaggio, che ha governato la città per vent’anni. E non dimentichiamo l’incredibile idea di intitolargli un pezzo della città, perché, si sa, è sempre bello avere ricordi eterni, giusto?
Gentilini, un vero e proprio simbolo della Lega, ha vissuto la sua vita da amministratore con un mix di grinta e decisionismo. Con due mandati da sindaco e uno da vicesindaco, è morto a 95 anni dopo una vita piena di avventure. Dal lontano «ordine, disciplina e rispetto delle leggi» alle sue famose frasi choc. E sì, come possiamo dimenticare il suo amore per la «guerra» ai cani in piazza dei Signori o i teschi agli incroci? Ma non lasciamoci sfuggire il contesto, perché se c’è una cosa che Gentilini ha fatto è stata lasciare un segno, per il bene e il male, nella storia di Treviso.
Il giorno dell’addio si svolgerà un rito funebre al tempio di San Nicolò, celebrato dal vescovo Michele Tomasi. Che meraviglia, un vero e proprio evento! Mario Conte ha già in mente di fare passare il feretro in alcuni luoghi simbolo, come piazza dei Signori appunto. Un gesto che avrebbe fatto felice il nostro «eroe», che sicuramente avrebbe voluto vedere tutto quel trambusto.
Inoltre, sempre consultandosi con la moglie Maria e i figli Stefano e Antonio, il sindaco sta pensando di dedicare qualcosa di significativo al suo ricordo. Perché, alla fine, intitolare un luogo a uno come Gentilini è senza dubbio il modo migliore per onorare una figura così polarizzante. E chissà, magari diventerà il nuovo punto di riferimento per le generazioni future, che sicuramente vorrebbero sapere cosa vuol dire «intolleranza»!
Ah, l’opera pubblica o il monumento in onore del caro estinto, perché non potrebbe esserci un gesto più adeguato? Passa il Conte a ricordare la grandezza di Gentilini, un concetto semplice da afferrare, come una palla di piombo dal cielo. Certo, ora che siamo in lutto, è il momento ideale per fare una panoramica su una figura così controversa, critica e, perché no, assurda. La città è in transizione, e noi tutti ci stringiamo a questa comunità che, evidentemente, sta attraversando un autentico momento di nostalgia.
Un cordoglio che si allunga su tutta Italia, eh? Una pancreatite acuta ha fatto il lavoro sporco, mandando via il Leone di Ca’ Sugana senza preavviso. È curioso pensare come questo personaggio, ormai lontano dalla politica attiva, desiderasse ardentemente di non essere dimenticato. E chi potrebbe mai scordare il suo stile di leadership? È stato il sindaco più amato e odiato, il maestro della controversia, e tutto questo in una vita di pubblico servizio che ha reso Treviso più noto di una celebrità da reality. Parliamo di una figura che ha lasciato il segno, non solo per decisioni audaci, ma anche per un’abilità unica nel sollevare critiche e polemiche.
Ah, ma arriva il Conte a deliziarci con la sua rassegna delle opere. Ci parla di mura abbandonate che grazie a Gentilini hanno subito una scintillante riqualificazione, insieme a qualche imprenditore. Quante meraviglie ha creato in un periodo così lontano dalla realtà attuale! E sì, la rivoluzione della viabilità con quel famoso piano urbano di traffico, un modello che ora viene emulato dappertutto… chi non lo ama? E che dire delle incessanti richieste da parte di un certo ex Sceriffo? Ogni giorno, messaggi a ritmo continuo, quasi come una serie tv con cliffhanger. Qui non andava mai bene niente. La sicurezza, il decoro, i lampioni: la lista dei desideri era lunga quanto un trattato di filosofia. Il suo quasi ventennio era un periodo d’oro, una sorta di selva oscura, al quale si riferiva con citazioni storiche che solleticavano le fantasie politiche.
La chiusura è alla grande: “Il sentimento che identificava di più Giancarlo era l’amore per la città.” E così, la chiesa più grande è stata scelta per l’addio. Fino a che punto basterà tutto questo? Un’ottima domanda, con zero risposte. Forse un servizio fotografico commemorativo?