Jacopo Maltaro, l’ultima speranza della Lega a Vicenza, ha deciso di abbandonare la nave—o forse sarebbe meglio dire il battello a remi—perché, e citiamo, «io non sono di estrema destra». Ah, il dramma di chi si sveglia e si accorge di non voler essere associato a una banda di apocalittici! In una città che un tempo baciava i piedi al Carroccio e ora è ridotta a una riserva indiana elettorale, Maltaro abbandona il suo seggio, lasciando il consiglio comunale senza neppure un leghista. Bravo!
Fate un passo indietro per un attimo. Jacopo Maltaro, venticinquenne fresco di mandato, era stato incoronato enfant prodige della Lega, tutto muscoli e promesse alla Vicenza dei giorni migliori. Si buttava a capofitto nel potere con uno stile che ricordava, oh sorpresa, i tempi della Prima Repubblica. Ma non è che sia cambiato molto: pare che da quel periodo non ci sia stata evoluzione nella politica locale!
E poi ci sono i detrattori, che non perdono tempo. Da enfant prodige a “non ze né carne né pesse” è un passo breve. Le critiche si sono sprecate, e non proprio velate: il tempismo della sua uscita? Un completo disastro. Ma non preoccupatevi, Manuela Dal Lago, una delle storiche capofila del Carroccio, ha pronta la sua bacchettata. «Vergognoso», dice, senza mezzi termini, citando il suo lungo e glorioso viaggio nel partito da quando lo stesso era gestito da Umberto Bossi. Ma aspettate, chi sta parlando? Proprio lei che ha lasciato tutto più di dieci anni fa! Davvero divertente come la coerenza si faccia sempre sentire solo quando conviene!
Ma adesso veniamo alla questione cruciale: cosa sarebbe successo se Maltaro avesse avuto il coraggio di dimettersi? Avremmo visto la signora Cristina Tolio prendere le redini—già assessore nell’era del centrodestra e talmente severa da far sembrare Maltaro un allegro pagliaccio. Ma, oh meraviglia, lui invece ha scelto la comoda vita nel gruppo Misto, dichiarando senza vergogna di essere all’opposizione del centrosinistra. Un vero uomo di spettacolo, non c’è che dire!
Se sembra che ci possa essere dell’attrazione fra forze politiche, in realtà si tratta di un grande gioco di chiacchiere. «Né con Italia Viva, né con Azione, né con Forza Italia c’è stata quella serietà che supera le chiacchiere», afferma qualcuno con una saggezza degna di un maestro di filosofia. Ma aspetta un attimo, perché la vera sorpresa qui è che l’adesione a Forza Italia, che già veniva filtrata dai forzisti, non è esattamente andata come uno si aspetterebbe. Dopotutto, Fratelli d’Italia ha già fatto una pesante campagna acquisti a Palazzo Trissino, e nemmeno le chiacchiere sono state sufficienti a mettere in piedi un bel teatrino. Chiudiamo la questione con un bel numero: dieci, come gli anni di permanenza di Maltauro nel Carroccio. “In questo tempo ha cambiato nome, colore e politica”, spiega il giovane venticinquenne, con la saggezza degli antichi. “E serve un modello politico, anche solo per fare amministrazione”.
Parliamo ora della linea anti-europea. “Ho atteso il congresso federale che, senza mettere in discussione nulla, nemmeno dal Veneto, ha espresso un suffragio a Salvini con una linea anti-europea. In alleanza con le sigle dell’estrema destra, ha sacrificato l’importanza dell’Autonomia per Roberto Vannacci”, spiega, in un eccesso di chiarezza. “Ero liberale, federalista, di centrodestra, vicino alle imprese, moderato, distante sia dalla sinistra che dall’estrema destra, e tale rimango”, prosegue con una certa gravitas. E non è certamente un caso isolato: “I vicentini e i veneti hanno ancora il cuore con la Lega ma non la votano finché c’è Salvini”. Glittering! “Oggi non è il partito della gente, ma degli eletti e del suo entourage”, sentenzia Dal Lago come se avesse dato il via libera a un processo di destituzione.
Insomma, le cose in Veneto si complicano un po’ come un romanzo di fantascienza mal scritto, dove gli unici a guadagnarci sembrano essere i personaggi più inverosimili. Si ringraziano gli autori di questo dramma politico, certi che i cittadini finiranno per riconoscere che le chiacchiere stanno a zero, mentre il palcoscenico è occupato da coloro che hanno un ruolo da recitare.