Bruxelles – La Commissione Europea ha inflitto una multa da 500 milioni di euro a Apple e 200 milioni a Meta. Magari, qualcuno pensava che le “grandi” aziende tecnologiche avrebbero dovuto rispettare le regole, ma evidentemente non lo avevano considerato un requisito nel loro manuale di istruzioni. Secondo l’ufficio alla moda di Bruxelles, Apple ha violato l’obbligo di anti-steering, che in parole povere significa impedire ai clienti di essere reindirizzati verso offerte esterne. Un sogno infranto per i consumatori che speravano in una qualche forma di scelta. Dall’altro lato, Meta è stata accoratamente rimproverata per non aver dato la possibilità di scegliere un servizio che utilizzi meno dati personali. Ah, la dolce ironia: dare la scelta… senza mai fare una vera scelta.
Adesso, sia Apple che Meta devono adeguarsi alle richieste della Commissione Europea e cambiare il loro comportamento, tutto entro 60 giorni. Già mi immagino le riunioni frenetiche che stanno avvenendo nei loro uffici, con il management che lascia di stucco i loro team legali. Se non lo faranno, saranno soggetti a sanzioni periodiche. Tremenda pressione per chi si era abituato a considerare le leggi come semplici suggerimenti. Le multe applicate, ha specificato l’esecutivo comunitario, sono in linea con la gravità e la durata della non conformità e restano ben lontane dal tetto del 10% del fatturato previsto per le violazioni dal Dma. Sì, perché ci mancherebbe che una multa fosse realmente deterrente; solo una piccola pacca sulla spalla.
Entrando nei dettagli che a nessuno interessano, Apple aveva l’obbligo di permettere agli sviluppatori di app di informare i clienti riguardo a offerte alternative esterne. Ma, a quanto pare, Apple non ha ritenuto necessario, o opportuno, rispettare tale obbligo. La Commissione ha deciso che questa situazione non è affatto tollerabile e chiede di eliminare tutte quelle scomode restrizioni. La code di Apple rimordono la tecnologia e gli affari: “Abbiamo seri dubbi sul fatto che le restrizioni siano giustificate.” E così, Apple è stata invitata a pulire il proprio gioco e a smettere di comportarsi come un enfant terrible.
Passando a Meta, la Commissione ha direzionato la sua frustrazione sul modello di ‘consenso o pagamento’ che avevano lanciato a novembre 2023 su Facebook e Instagram. Gli utenti si sono trovati di fronte alla scelta se accettare che i loro dati personali venissero sfruttati per pubblicità su misura o se pagare un abbonamento mensile per una versione senza annunci. Che premio di consolazione! Secondo il Dma, le aziende designato come gatekeeper devono ottenere il consenso degli utenti per mescolare i dati. Ma naturalmente, Meta ha trovato un modo per rendere questa scelta praticamente nulla, rendendo impossibile per gli utenti esercitare il loro diritto di acconsentire. La punizione per questo autogol riguarderà un periodo specifico, da marzo 2024 fino a novembre 2024, quando Meta ha finalmente scoperto la volta buona e modificato il modello. Ma non preoccupatevi, la nuova offerta che usa meno dati personali per i pubblici annunci è ancora sotto scrutinio. Sempre la stessa storia, non è vero?
“Le decisioni di oggi trasmettono un messaggio forte e chiaro: il Digital Markets Act è uno strumento cruciale per liberare potenziale, scelta e crescita,” ha dichiarato con un sorriso a metà strada tra il sarcastico e il sincero la vicepresidente esecutiva della Commissione europea Teresa Ribera. Wow, che rivelazione! Ora, se solo le aziende avessero preso sul serio le regole, il mondo digitale sarebbe un bel posto da abitare.
Secondo Ribera, questa legge tutela i consumatori europei e promuove condizioni di parità. Peccato che le aziende, come Apple e Meta, non abbiano rispettato il Dma, rafforzando piuttosto la dipendenza dei cittadini dalle loro solite piattaforme. Ed ecco che la Commissione ha dovuto adottare misure di coercizione ferme… ma equilibrate. Che contraddizione affascinante! Sembra proprio che stiamo assistendo a uno spettacolo tragico, dove le aziende non imparano mai e la Commissione deve sempre ricorrere a scappatoie legali per farsi ascoltare.
Parliamo di una questione cruciale: due giganti del settore tecnologico, che si credono al di sopra delle leggi e delle regole. In effetti, chi non vorrebbe operare in un mondo in cui le leggi sono solo dei suggerimenti? Un sogno ad occhi aperti per tutti coloro che preferiscono riscrivere le normative a loro piacimento!
È proprio Henna Virkkunen, vicepresidente della Commissione per la Sovranità tecnologica, a intervenire a riguardo. Dobbiamo ammettere, è sempre così rinfrescante sentire che “la libera scelta” è al centro del Digital Markets Act. Certo, perché chi non ama sentirsi pressato a scegliere tra servizi che si assomigliano tutti e che ti dicono spudoratamente come utilizzare i tuoi dati, giusto?
Ah, la ”libera scelta!” Davvero un concetto che fa girare la testa! Immaginate: un mondo dove Apple e Meta sono costrette a dare agli utenti il “pieno controllo” sui propri dati. Sembra una barzelletta! “Abbiate paura, cittadini!”, sembra dire la Commissione Europea, “sappiamo che non sapete come gestire i vostri dati, quindi ci pensiamo noi!” In effetti, proteggere i diritti dei cittadini è qualcosa che tutte le grandi aziende tendono a vedere come una seccatura.
Vogliamo anche parlare delle “imprese innovative in Europa”? Che bel suono evocativo! Dobbiamo chiederci se queste imprese innovative includano anche le startup che falliscono a destra e a manca perché non possono competere con i colossi che hanno le regole imposte secondo il loro criterio. Mentre Apple e Meta continuano a danzare tra le normative come se fossero a Carnevale, i piccoli imprenditori si prendono la mazzata. E chi ci protegge da questo squilibrio? Ah, giusto, la Commissione Europea con le sue multe! Una soluzione così semplice!
In definitiva, è chiaro che la nuova strategia della Commissione Europea è divertente quanto inquietante. Tra multe e promesse di cambiamenti, chi avrà mai il coraggio di sfidare questi due giganti? Potremmo anche chiedere a Henna Virkkunen di fare qualche altro discorso per sollevare lo spirito. Vedere questi “colossi” colti in fallo è quasi come ammirare un circo in azione: la bravura con cui riescono a nascondere le loro contraddizioni è davvero degna di nota.
E infine, non dimentichiamo che il copyright è riservato. Come se i nostri articoli e opinioni fossero così unici da non poter essere riprodotti. Ma chi ha bisogno di copyright quando puoi semplicemente ignorare le leggi? È il mondo della tecnologia, dopotutto!