Renzi svela le sue confessioni da Palazzo Chigi: l’insolita consultazione con Papa Francesco e il biglietto per l’uscita di scena dopo le dimissioni

Renzi svela le sue confessioni da Palazzo Chigi: l’insolita consultazione con Papa Francesco e il biglietto per l’uscita di scena dopo le dimissioni

Incredibile come la vita possa darci incontri così ravvicinati, vero? Matteo Renzi, ex presidente del Consiglio, racconta di come andasse a trovare Papa Francesco in Vaticano, nel bel mezzo di quella stagione di panico post-Bataclan. Per non far sapere agli astanti, usava un’utilitaria per le sue visite notturne segrete, perché chissà, magari i suoi vicini avrebbero potuto immaginare che un’ex superstar della politica avesse qualcosa di meglio da fare.

Renzi non può fare a meno di esprimere la sua gratitudine per queste fortunate occasioni di dialogo con il pontefice. Lo ricorda come un momento di grande informalità, del tipo che vorresti avere mentre ti fai un drink con un amico al bar – solo che il barista è Francesco e il protocollo è, beh, totalmente assente. I discorsi giravano attorno agli inquietanti fenomeni internazionali, giusto un’altra giornata atipica.

Evidentemente, dopo quel referendum – che possiamo ben dire sia stato un colossale fallimento – il Papa ha voluto esprimere la sua vicinanza. Renzi racconta che il pontefice, con un’umanità sorprendente, lo ha chiamato “Caro fratello”. Che dolcezza! Ma attenzione, non dimentichiamoci del fatto che, mentre il mondo bruciava, l’ex premier si preoccupava di stringere la mano al Papa con espressioni di amabile cordialità.

Il vero colpo di scena è quando Renzi decide di rivelare che il Papa lo salutava fino alla macchina, anche quando aveva mal di schiena. Ah, che gesto eroico! Immaginate, il pontefice che si arrampica sulle scale, aggrappandosi al corrimano come se stesse correndo la maratona, solo per assicurarsi che Renzi non si senta abbandonato. Ha proprio perfetto senso dell’ospitalità, non è vero?

Passando poi a un’altra delle sue memorie, Renzi rammenta la visita nel 2014 accompagnato da sua moglie Agnese e dai figli Francesco, Emanuele ed Ester. La scena si evolve in un’opera da teatro: il Papa che chiacchiera con i bambini come se fossero vecchi amici. Questo è il nuovo Francesco, vero? I bambini entusiasti, che si sentono a casa, ridono e giocano, prima che il Papa voli via con la sua aura di santità, lasciando Renzi a sperare che magari la prossima volta il protocollo venga un po’ più a maniche rimboccate.

Ma in mezzo a questa sceneggiata di cordialità, il più giovane di Renzi, Emanuele, riesce a cogliere il momento con un’innocenza disarmante, pronunciando una frase che, beh, suona piuttosto giusta: “Sembra di stare con Padre Enrico”. Cosa posso dire, ragazzi? Forse era proprio quel calore a mancare nelle stanze di Palazzo Chigi, dove le decisioni si prendono con una serietà che, francamente, fa venire sonno!

È affascinante come i rapporti tra le figure religiose e quelle politiche possano sembrare tanto intimi e affettuosi. Solo immaginare che Francesco, il nostro amato Papa, abbia scritto a Renzi un biglietto personale il giorno delle sue dimissioni da Palazzo Chigi può far ridere chiunque. Si dice che abbia iniziato il suo messaggio con un “Caro fratello”, un’espressione che solitamente riserviamo ai nostri più cari amici o ai membri della famiglia, ma che qui viene utilizzata per confortare un politico in crisi dopo un’incertezza referendaria. Davvero un grande gesto, non vi pare?

Il contenuto della lettera, ovviamente, era tutto un programma. Renzi racconta di aver ricevuto parole di incoraggiamento, frasi sagge provenienti dal mondo scout, come se la leadership fosse semplicemente un gioco di ragazzi. “Mi invita a rialzarmi”, ha detto Renzi. Ma chi l’ha mai visto rialzarsi veramente da una simile caduta? È affascinante come una lettera scritta a mano, con una calligrafia che meriterebbe un premio, possa trasformare la sconfitta in un ricordo prezioso, tenuto come un trofeo di guerra. Parole che rimangono con lui da quasi dieci anni, come se la riflessione personale potesse riparare i danni di una diplomazia fallita.

Ci si potrebbe chiedere se sotto la superficie di tutto questo affetto non si nasconda un pizzico di incredulità. Perché, in fondo, cosa può significare una lettera di un Papa per un ex-premier se non un’interruzione brigosa della propria caduta dalla grazia? È una commedia degli errori in cui i grandi della terra inviano complimenti e falsi incitamenti per cercare di rimanere a galla in un mare di ambizione e disillusioni. Chissà, magari Francesco sta cercando di ricordare a Renzi che nel gioco della politica, le lettere d’amore possono essere l’unico modo rimasto per non affondare.

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