In piazza del Nettuno, il solito spettacolo di commemorazioni è andato in scena, con la presenza del sindaco e di alcuni illustri personaggi come la presidente dell’Anpi provinciale, Anna Cocchi, e il presidente della Comunità ebraica, Daniele De Paz. D’altronde, chi avrebbe potuto resistere all’irresistibile richiamo della storia, vero?
Quando le lancette hanno superato le 10, il corteo cittadino ha preso il via, splendidamente irruente, tra le chiassose note della banda Primo Carlini di Malalbergo. Le Brigate partigiane bolognesi, insieme alla Brigata Friuli e alla Brigata Maiella, si sono avventurate nel consueto rituale di celebrazione, dove ogni gesto viene caricato di un’importanza quasi sacra, come se quello fosse un battesimo della storia.
In piazza del Nettuno, il supremo Matteo Lepore, nella sua veste di sindaco, ha onorato le bandiere partigiane con una spilla commemorativa. Già, perché non c’è modo migliore per celebrare 80 anni di liberazione che un bel lusso di gioielli da indossare! Poi, Anna Cocchi ha aperto la commemorazione con una nota di tristezza, citando la scomparsa di un certo Pontefice che, casualmente, non era proprio un fan della guerra. “Non avrei mai pensato di dover portare i miei saluti insieme a una notizia così triste,” ha affermato. Davvero? Chi avrebbe mai immaginato che un leader spirituale potesse morire?
Un brusio di sconforto ha percorso la piazza, come se il silenzio fosse più sacro di qualsiasi parola, mentre un minuto di silenzio in onore del Pontefice ha nuovamente conferito alla celebrazione quel tocco di drammaticità tanto ricercato. Anna Cocchi ha continuato il suo elogio, sottolineando come le bandiere esposte siano la prova vivente che, uniti, si possono affrontare anche i nemici più tremendi. Ma chissà, forse non ha pensato che alcuni “nemici” possano anche essere dentro la società?
Segue l’intervento illuminato di Daniele De Paz, il quale, dopo aver reso omaggio al Pontefice, ha dichiarato con fervore che la Festa della Liberazione non è altro che una battaglia per la verità. Con una punta di orgoglio, ha ricordato che gli ebrei, e non pochi bolognesi tra di loro, hanno dato il loro contributo alla lotta antifascista. Insomma, un bel modo di rivendicare un posto al sole, anche se la storia complessa è sempre più densa di sfumature.
Infine, Lepore ha chiuso il cerchio con il suo solito intervento retorico: un appello ai bolognesi affinché partecipassero a “centinaia di iniziative” fino al 25 aprile. E chi non vorrebbe unirsi a questo fantastico caleidoscopio di eventi? “Dobbiamo agire contro l’indifferenza,” ha esclamato, quasi come se avesse appena scoperto che il mondo non era perfetto. Ma d’altronde, chi si oppone alla Costituzione? Apparentemente non è così complicato da fare, ma le parole sono più facili dei fatti.
In conclusione, Lepore ha reso omaggio a Papa Francesco, invocando l’amore e la pace come ideali da perseguire su questa terra. Un bel messaggio, certo, ma ci vorrebbe un po’ più di azione e meno retorica per trasformare queste parole in realtà. Ma dopotutto, chi ha bisogno di azioni concrete quando si può semplicemente celebrare?