La proposta Pd: controlli e sanzioni, perché vendere armi e coltelli ai minorenni online è proprio un hobby da svolgere con leggerezza!

La proposta Pd: controlli e sanzioni, perché vendere armi e coltelli ai minorenni online è proprio un hobby da svolgere con leggerezza!

Debora Serracchiani è un po’ preoccupata, e chi non lo sarebbe, d’altra parte? Certo, il suo nuovo progetto di legge ha tutte le premesse per essere l’emblema della risoluzione dei problemi, o così ci gusta far credere. Secondo lei, non basta più che le leggi esistenti siano già abbastanza confuse; no, ci vuole un ulteriore strato di complicazione, perché l’idea di un nuovo reato piuttosto che di una semplice aggravante è certamente ciò di cui avevamo bisogno.

Quindi, mai più armi e coltelli venduti ai minori. Nemmeno online! Ah, la meravigliosa immaginazione delle norme legislative; non sapevo che un cavallo di Troia fosse stato citato nel codice penale. Ma aspettate, il bello deve ancora venire: nuove sanzioni penali per chi non effettua i dovuti controlli sull’età degli acquirenti! Geniale, giusto? L’articolo 1, ad esempio, propone “l’arresto fino a tre anni con l’ammenda da 100 a 10.000 euro”. Perché non aggiungere anche l’ammenda per i pensieri cattivi? Anche se, pensandoci, tre anni di carcere sembrano una punizione piuttosto esagerata. Ma hey, l’importante è fare finta di risolvere i problemi.

Ah, e non dimentichiamo l’articolo 2, che contempla la «sospensione della licenza commerciale» da trenta giorni a tre mesi, anche per le vendite online. Certo, perché i venditori di coltelli e armi sono notoriamente la punta di diamante della nostra economia – non come, che so, i ristoranti o le farmacie. Ma certo, diamo il benvenuto a corsi di formazione e recupero! Articolo 3: «percorsi di durata non inferiore a 10 ore annuali finalizzati alla prevenzione della violenza». Sì, perché un workshop di dieci ore può veramente cambiare la mentalità di un diciassettenne armato. Tutte quelle forze dell’ordine, scuole e università che si decideranno a dedicare il loro tempo a questo. Che grande sogno!

Ma veniamo al nocciolo della questione: cosa ha spinto Serracchiani a riscrivere la storia della legislazione antiviolenza? Le cronache, signori, le cronache! Recenti omicidi, come quello di un povero diciassettenne accoltellato durante una serata qualsiasi, hanno risvegliato l’allerta. E, certo, c’è sempre qualche tragico evento che invita a riflessioni profonde, come il caso di Thomas Christopher a Pescara. Qui, l’analisi delle motivazioni è molto più profonda e coinvolge… un debito di droga di 250 euro. Ah, la giovinezza!

In sostanza, Serracchiani si rende conto che c’è un “nuovo contesto”: gli omicidi volontari tra chi ha meno di 18 anni e ora rappresentano l’11% del totale! E fascinante notare che molti di questi siano stati commessi con armi da taglio. Ma per favore, continuiamo a criminalizzare chi vende coltelli! È così molto più facile che chiedersi perché i ragazzi si sentono costretti a usare armi. È lì che sta il punto, vero? Piuttosto che esaminare la società che ha sfornato questa realtà così affascinante, mettiamo in prigione qualche commerciante. Geniale.

C’era un buco nella norma. Ed era proprio quello relativo alla vendita online: a oggi non esiste alcuna verifica sull’età di chi acquista un coltello sul web. Ma certo, chi ha bisogno di una supervisione quando ci si può semplicemente connettere e cliccare?

All’obiezione: “Nel PD non eravate contrari a nuovi aumenti di pena, soprattutto dopo il decreto Caivano?” la risposta di Serracchiani è da manuale: “Sì. Ma abbiamo voluto coprire quel buco nella norma e soprattutto prevedere che la pena sia sempre accompagnata da prevenzione e formazione.” Mission impossible, ma applaudiamo il tentativo!

E aggiunge: “Secondo gli esperti molti ragazzini tendono a replicare quello che vedono sui social anche non sapendo che a 14 anni diventano imputabili.” Sì, perché chiaramente il problema è la mancanza di informazioni sui social, non la lunghissima lista di contenuti tossici e pericolosi che affollano le piattaforme. Grazie Serracchiani, ora abbiamo bisogno di una nuova legge per insegnare ai ragazzi a non cliccare su paillettes e coltelli. Fantastico.

“Quindi nelle scuole, con il contributo di forze dell’ordine o magari delle camere penali o altri, oltre a ricevere una formazione culturale va spiegato loro cosa rischiano.” Certo, perché il modo migliore per avvicinare la gioventù ai valori civili è farli sentire in trappola. Scuole che odiano il punitivo e la giustizia, ma adorano l’educazione facile!

Infine, prosegue: “Anche perché dopo il decreto Caivano i minori finiscono sempre più facilmente in carcere saltando i percorsi di recupero come la messa alla prova, per il reinserimento nella vita sociale.” Ah, il glorioso piano di reinserimento sociale! Perché non si può semplicemente pensare che i minori dovrebbero essere trattati con un po’ di umanità e comprensione? No, meglio rinchiuderli e sperare per il meglio.

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