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Crisanti e la geniale idea del Pd: Viola, brava a dire di no, candidarsi adesso è solo una follia!

20 Aprile 2025
Crisanti e la geniale idea del Pd: Viola, brava a dire di no, candidarsi adesso è solo una follia!

Andrea Crisanti, microbiologo e senatore del Partito Democratico, ha sicuramente un modo speciale di esprimere la sua sorpresa. La sua collega, Antonella Viola, ha deciso di tirarsi indietro dalla candidatura a presidente del Veneto per le prossime elezioni regionali e lui, ahimè, l’ha scoperto “dalla stampa”. Che strana forma di comunicazione, non trovate?

Quando gli viene chiesto se Viola abbia fatto bene, Crisanti ammette in modo non proprio sottile che, beh, potrebbe anche sembrare un suicidio politico candidarsi a pochi mesi dal voto, specialmente per qualcuno che non ha esperienza in questo “gioco”. Davvero un’idea geniale! O forse è solo un modo per rimanere nel limbo della propria inettitudine?

Il senatore si spinge addirittura a dire che “una campagna elettorale si prepara in un anno, non a ridosso della data”. Ma certo, perché la preparazione è la chiave, solo che molti di noi si chiedono se nel Partito Democratico abbiano mai preparato qualcosa di sensato!

Quando Crisanti sottolinea la necessità di un politico anziché di un civico, il messaggio è chiaro: il Partito Democratico ha fatto opposizione per anni, ma evidentemente non crede nemmeno nei suoi candidati. E se non ci credono loro, gli elettori perché dovrebbero? Un argomento così debole da far ridere!

Crisanti usa parole dure, sottolineando che ci sono tanti militanti validi che hanno permesso di contestare le politiche attuali, eppure, voilà, si presenta un nome nuovo, di cui non si sa nulla, nemmeno se condivida le stesse idee. Che colpo di scena! Che genialità!

Quando gli viene ricordato di come lui stesso sia entrato in politica senza una lunga carriera attiva, ribatte con: “Ma la mia prima iscrizione al Pci è del 1977″. Certo, perché la militanza storica giustifica ogni cosa! E chi se ne frega di chi è stato scelto o meno, è la storia che conta, no?

Infine, quando si parla di ciò che ha fatto, Crisanti non nasconde la sua amarezza per non essere stato contattato direttamente. Ma lui ha la saggezza di dire che “un politico deve imparare a metabolizzare qualsiasi inciampo”. Già, come no? Forse prima dovrebbero imparare a non inciampare continuamente!

In conclusione, la scena è stata messa in piedi da un cast di personaggi sereni e sventurati, in cui le scelte sbagliate si mescolano al sarcasmo. E Crisanti con la sua analisi lucida e sconsolata ci offre uno spaccato di una realtà politica in cui l’unica cosa certa è il caos. Chiaro, vero?

Tutti sembrano condividere la mia visione nel risolvere i problemi, si applaudono i valori, ma come sempre esistono delle splendide differenze.

E adesso? Sarà disponibile dopo il rifiuto di Viola? «Non ho la vocazione del martire. Un anno fa, c’era la possibilità di creare un progetto, avviare una campagna elettorale e far sì che i veneti scovassero un’alternativa. Farla conoscere, intavolare il discorso sui temi rilevanti, incontrare le persone non solo nei capoluoghi, ma anche nei piccoli paesi. Ma per visitare tutto il Veneto, ci vorrebbe un anno, non cinque mesi».

Il centrosinistra ha appena tirato le cuoia alle primarie delle idee il weekend scorso. E ora che cosa si fa? «Faccio fatica a comprendere il valore politico e l’adesione a tutto ciò. Non si può stendere un programma senza un candidato. Dopo la bella sorpresa del rifiuto di Viola, ci troviamo ora di fronte all’esigenza di scegliere un nome in modo trasparente e condiviso. Le primarie sono uno strumento del PD, utile come il cioccolato in una dieta. Alle Comunali e nelle locali il partito se la cava bene, ha saputo pescare candidati degni di nota. E il modo migliore per farlo è attraverso le primarie».

Eh già, ma se si vota in autunno… «Non c’è più tempo. Dovevamo farle l’anno scorso. Non possiamo sempre rimandare tutto all’ultimo secondo. Se rinviassimo al 2026 sarebbe un vero miracolo: avremmo più tempo, ma onestamente, è improbabile».

Lei ha un’identikit del candidato in mente? «Una persona empatica, che nella vita non ha fatto solo politica, capace di afferrare i problemi della gente, perché quello che può sembrare insignificante per qualcuno, è enorme per altri. Non tutti sono capaci di farlo».

E uno scienziato? Pare che piacciano al PD, gli scienziati. «La competenza aiuta, ma non è mai abbastanza. Non si vive solo di numeri e equazioni. Le risposte devono essere sia tecniche che politiche, di sensibilità e di comunicazione».

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