Valdastico, l’opposizione: «Nemmeno i veneti la vogliono, ma avanti con le riunioni!». Ci vorranno quasi tre mesi per un voto che nessuno aspettava.

Valdastico, l’opposizione: «Nemmeno i veneti la vogliono, ma avanti con le riunioni!». Ci vorranno quasi tre mesi per un voto che nessuno aspettava.

La variante al Piano urbanistico provinciale è ferma al palo, e la minoranza non si arrende, anzi prepara le barricate: «Ostruzionismo non superabile» è il loro grido di battaglia, perché, come tutti sanno, la vera democrazia si misura con il numero di ordini del giorno da discutere.

Il calcolo è semplice, o forse no? Si tratta di una strada in salita — e non una sottile pendenza, ma una vera e propria montagna russa: per esaurire i circa 1.700 ordini del giorno che ostacolano il disegno di legge della variante al Pup, relativa al famigerato corridoio est — sì, parliamo di quella Valdastico che tutti amano odiare — il consiglio provinciale dovrebbe rimanere in Aula per quasi tre mesi. Quasi 88 giorni di dibattiti, se consideriamo che ogni gruppo ha a disposizione solo 5 minuti per ogni punto. E indovinate un po’? I 5 gruppi di opposizione sono pronti a sfruttare ogni secondo, escludendo gli interventi di maggioranza. Risultato? Circa 25 minuti per ogni testo. Ma chi avrebbe mai pensato che la democrazia potesse richiedere così tanto tempo e fatica?

«Di certo, non abbiamo intenzione di mollare», avverte la minoranza. Bene, che messaggio incoraggiante! Se solo dovessimo mettere il calore e la passione per il dibattito che hanno in questo sforzo, forse saremmo tutti più vicini a una soluzione.

Questa è una partita ancora aperta, con il dibattito sulla Valdastico che rimbalza avanti e indietro come un pallone da tennis. Due eventi recenti hanno riacceso la fiamma della discussione, il primo dei quali risale alla precongressuale della Lega di fine marzo a Padova, dove il governatore Maurizio Fugatti ha promesso con grande pompa che il disegno di legge firmato dall’assessore Mattia Gottardi, attualmente impantanato in Aula, sarà approvato entro la fine dell’anno. Un’affermazione così audace che fa quasi venire da ridere, non trovate?

Il secondo evento, che ha dell’incredibile, è avvenuto durante la tornata consiliare della settimana scorsa, contrassegnata da un vero «terremoto» — sì, i terremoti non colpiscono solo la terra, ma anche le cariche politiche — il presidente del consiglio Claudio Soini aveva persino inserito nella bozza di ordine del giorno la prosecuzione della variante al Pup. Ma indovinate un po’? Il tema è magicamente scomparso dalla versione definitiva. E nonostante la chiusura anticipata degli argomenti nella tabella di marcia, nessuno ha pensato bene di proporre di occupare le sedute programmate (e successivamente cancellate) per continuare la discussione. Delizioso, non è vero?

Un progetto che risale agli anni Sessanta — parliamo di un’epoca in cui i spettacoli erano più semplici, e così anche le promesse politiche — l’«Autostrada Trento-Vicenza-Rovigo» è ora sulla bocca di tutti, ma sembra che il suo arrivo sia atteso come un ospite indesiderato. Ma non preoccupatevi, ci sono ancora molti ordini del giorno da discutere e molte promesse da non mantenere. Che festa sia!

Ah, la famosa sigla PIRUBI, che provoca immediatamente l’immagine di un gruppo di supereroi trentini — ma purtroppo il taglio del nastro per la Valdastico nord è solo un miraggio, ed è pure bello distante. La variante in discussione sembra ampliare magistralmente il raggio d’azione dell’arteria, giusto per far uscire qualcuno a Rovereto sud, come vantato da Fugatti. Certo, se anche fosse approvata quest’anno, sarebbe solo un primo passo: c’è ancora da definire un tracciato, mettere insieme un progetto, rincorrere i finanziamenti e, last but not least, convincere le popolazioni locali, che, tanto per cambiare, non vedono di buon occhio queste meravigliose infrastrutture. Infatti, i ricorsi sono già belli pronti sul tavolo!

Ma che dire della posizione del PD? Il signor Alessio Manica è convinto che nemmeno il Veneto desideri più quest’arteria. Che osservazione penetrante, eh? Avverte Fugatti e il suo entourage che la minoranza è compatta. Insomma, gli ordini del giorno sono così tanti che quasi quasi ne facciamo un album. E per l’ostruzionismo? Beh, a quanto pare non c’è modo di superarlo. Aggiungendo un tocco di realismo, il capogruppo dem fa notare che il regolamento è un po’ come un vecchio amico — non cambierà. È tutto molto chiaro, a meno che Fugatti non pensi di far rimanere la sua maggioranza chiusa in Aula per tre mesi. Una meravigliosa idea, considerando che negli ultimi quattro mesi la Valdastico è stata relegata in fondo all’agenda. Che mossa strategica, no? Forse un diversivo per far dimenticare un racconto che si protrae da sei anni.

Il signor Manica non risparmia critiche, etichettando il progetto come “un grande bluff” e denunciando che sia “propaganda”, sottolineando che, beh, è solo un progetto “fuori dal tempo”. Come potrebbe mai? Ma non scordiamoci di Francesco Valduga, che chiaramente sostiene la sua tesi. Secondo lui, l’idea di Fugatti è la più ridicola di tutte, e nemmeno i veneti vogliono sentire parlare di un’uscita a Rovereto sud. Ma non si preoccupino: la minoranza non smetterà di lottare e continuerà ad avanzare nel consiglio provinciale, mentre Valduga continua a declamare: “Non indietreggiamo di sicuro”. Chissà che scenata si prospetta!

Ah, ecco Filippo Degasperi di Onda, che non perde occasione per criticare. Mentre Gottardi dice che l’agenda prosegue, Degasperi si fa il suo bel discorso ridacchiando: “Anche in Veneto sanno che Fugatti bluffa!” Riferendosi alle intuizioni illuminanti di Andrea Cecchellero che, a novembre, aveva bocciato l’idea dell’uscita a Rovereto sud come impossibile. Insomma, sembra che nessuno prenda sul serio le proposte di Fugatti. È più un’operazione dilatoria di una commedia. Ah, la maggioranza! Sempre divisa tra Patt e Fratelli d’Italia, i quali hanno espresso il loro disaccordo. Ma di sicuro, in un teatro della politica così, non ci si annoia mai!

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