Ferrante (FI): E adesso chi si lamenta della legge Morandi è lo stesso che l’ha partorita?

Ferrante (FI): E adesso chi si lamenta della legge Morandi è lo stesso che l’ha partorita?

Tullio Ferrante, il sottosegretario alle Infrastrutture, sembra l’eroe di una commedia all’italiana, pronto a difendere il suo “capolavoro” in una situazione che è a dir poco surreale. Quando gli si chiede come risponde ai rilievi del Quirinale, che potrebbe essere interpretato come una critica legittima, si lancia in una spiegazione che fa quasi sorridere.

Ferrante dichiara: “La legge è un traguardo di civiltà che, dopo la tragedia del ponte Morandi, ha introdotto uno strumento fondamentale di solidarietà sociale.” Veramente? Quindi l’idea di introdurre leggi perché un ponte è crollato è considerata una “civiltà”? Ma certo! La vera saggezza risiede nel aspettare che la tragedia si verifichi, prima di pensare che forse, e dico forse, sarebbe opportuno fare qualcosa.

Alla domanda su come si senta riguardo alle accuse di “follia discriminatoria” da parte dell’opposizione, il buon Ferrante si avventura in un’altra dichiarazione infelice: “Spiace leggere ex post polemiche pretestuose.” Ma non è un po’ comico considerare le opposizioni come “follie pretestuose” quando loro evidenziano le assurdità di leggi che avrebbero dovuto essere – attenzione – bipartisan? Eppure, lo stesso Ferrante è pronto a brandire la bandiera della responsabilità, come se la sua forza fosse quella di attraversare il campo minato della politicizzazione.

Ma non è finita qui! Ferrante continua con un entusiastico “Ora sarà individuato lo strumento più idoneo per recepire i rilievi del Colle.” Ah, la magia della politica! Troveremo uno strumento, dice, come se stesse cercando un utensile in garage invece di affrontare questioni di vita o di morte divertenti come le discrepanze sui diritti delle vittime. Magari un martello? Perché, per rimanere nel tema, a quanto pare è l’unico modo per farne qualcosa di utile.

Quando si parla di come modificare le leggi, Ferrante si spertica spiegando come Forza Italia non perda mai l’occasione di far “sentire la propria voce” riguardo ai diritti. Davvero? E allora perché il risultato è un’accozzaglia di norme confuse che sembrano più un elenco di istruzioni di montaggio di un mobile IKEA che un codice civile?

Sugli aspetti di diversità, il sottosegretario puntualizza che ci sono “casistiche ricorrenti anche in altri testi legislativi.” Ah, magnifiche scusanti! L’unico problema è che quelle “casistiche” non hanno ragione d’essere oggi, ma certe abitudini sono dure a morire, non è così?

Infine, la chicca: la limitazione dei benefici ai “cedimenti stradali”. Davvero? Davvero pensate che i cittadini non abbiano bisogno di benefici anche per altre situazioni? La risposta è semplice: benvenuti in Italia, dove il ragionamento è così contorto che potremmo scrivere un’opera teatrale. E chissà, magari un giorno si sveglieranno, capiranno quanto sia ridicolo tutto ciò e decideranno di prendere decisioni sagge. Ma non trattenete il respiro!

Quando si parla di sicurezza delle infrastrutture, è impossibile non citare la tragedia del ponte Morandi, che ha inondato le nostre vite di lacrime e polemiche. È quasi un cliché, ma si sa, il dolore fa vendere. Nella mente di alcuni politici, sembra che questa tragedia sia diventata il trampolino di lancio per una legge che, chissà come, dovrebbe garantire che simili eventi non si ripetano. Ma cosa possiamo aspettarci da una norma ispirata da un disastro del genere? Sicuramente non un miracolo.

Sergio Mattarella, sempre così eloquente, ha messo in guardia i suoi ascoltatori riguardo alle risorse limitate. È davvero un incarico impervio quello di trovare i fondi necessari. Ma chi potrebbe mai pensare di rinunciare alla propria sicurezza in nome di un bilancio in rosso? Addirittura suggerisce un rinvio a norme secondarie per stabilire regole appropriate. Insomma, sembra che stiamo parlando di una promessa di sicurezza che potrebbe benissimo finire nel dimenticatoio, insieme a tanti altri buoni propositi. Ma perché preoccuparsi? I politici, in fondo, hanno sempre una scappatoia.

Il testo della norma, come sottolineato, porta il sigillo del Comitato dei parenti delle 43 vittime. Ecco, non c’è niente di più toccante della giustizia che scaturisce da un dolore profondo. Tutti d’accordo nel voler garantire giustizia, ma è davvero quella che si ottiene con una legge che caparbiamente affronta il tema delle tragedie umane? Mattarella afferma che potremmo rimpinguare il fondo per le necessità future. Magari ci sarà un bonifico magico – chissà, potrebbero comparire like su Instagram e fondi a bizzeffe. Chi non vorrebbe investire in un “fondo di emergenza” invisibile?

Infine, non possiamo dimenticare il mantra della sicurezza, un assoluto priority, come dicono loro. È un po’ come insinuare che si stia getsando il seme per far crescere un bel giardino, ma senza dare acqua e sole. Già, chi non vorrebbe investire in infrastrutture sicure? Ma qual è il piano reale? Far sì che i cittadini continuino a sentirsi rassicurati mentre attraversano ponti malandati, grazie a una norma che probabilmente non vedrà mai la luce, a meno che non si faccia una campagna di crowfunding per raccogliere soldi? Che idea geniale!

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