Bialetti acquisita da un gruppo cinese: un altro emblema del made in Italy svanisce

Bialetti acquisita da un gruppo cinese: un altro emblema del made in Italy svanisce

Nonostante il **declino industriale** italiano sembri una traiettoria costante, il recente passaggio di **Bialetti** nelle mani cinesi ha suscitato un’eco amplificata nell’immaginario collettivo. La **notizia**, comunicata da chi di dovere, segna la transizione della storica azienda al fondo **Nuo Octagon**, connessione lussemburghese della facoltosa famiglia cinese **Pao-Cheng**, nota tra l’altro per la sua ricchezza a **Hong Kong**.

Il mistero della vendita

La **vendita** non è affatto una sorpresa: **Nuo Octagon** si approccia alla **Bialetti** con la spesa di 53 milioni per acquisire il 59% detenuto da **Bialetti Investimenti** e **Bialetti Holding**, controllate dal presidente del **Cda**, **Francesco Ranzoni**. La tempistica era cruciale, con la necessità di rispettare gli impegni finanziari legati ai prestiti obbligazionari sottoscritti tra il 2019 e il 2021. Un vero e proprio salvataggio in extremis, quando il titolo ha visto un incremento del 60%, ma la domanda sorge spontanea: siamo certi che l’operazione porterà prosperità? È un po’ come il proverbial “cercare di risolvere un incendio con dell’acqua”.

Il crollo in borsa

Agli azionisti rimasti, tra cui spicca **Diego Della Valle** di **Tod’s**, rimane solo una storia amara. Il loro ingresso nel 2007 a un prezzo di 2,5 euro per azione si è trasformato in un calvario, con perdite che hanno toccato il 92%. Qui emerge una grave **contraddizione**: un errore nel prospetto informativo, dove il rapporto prezzo/utili ingannava, ha generato aspettative deluse e numeri da distruzione. Un vero e proprio disastro che addirittura ha portato la capitalizzazione a una perdita di 160 milioni. Chi ci guadagna, in fine dei conti? Forse solo chi si ferma a contemplare, con un caffè in mano, questa surreale situazione.

Le origini e la crisi

La storia di **Bialetti** affonda le radici nel 1933, frutto dell’ingegno di **Alfonso Bialetti** e della cultura imprenditoriale italiana. Dalla geniale intuizione alla creazione di un cult, seguendo la vita quotidiana dei cittadini Italiani. Ma l’unione con il gruppo **Rondine** nel 1998 ha dato il via a un’espansione incerta. **Bialetti** sembrava destinata al successo, ma la concorrenza sempre più agguerrita ha portato a una crisi che ha reso necessarie ristrutturazioni dolorose. Quel che resta, alla luce del bilancio 2024, è un leggero miglioramento rispetto agli scorsi anni, ma ancora in perdita e con un debito netto preoccupante di 114 milioni. Un sogno che appare sempre più lontano.

Quale futuro con Nuo Octagon?

E così, ci si chiede: cosa porterà questo nuovo capitolo sotto **Nuo Octagon**? L’azienda, già investitrice in altri brand italiani come **Venchi** e **Scarpa**, potrebbe sorprendere o semplicemente rimanere prigioniera della stessa dinamica di sempre. La figura carismatica di **Stephen Cheng**, nipote del fondatore di un impero marittimo, potrebbe rappresentare il sogno di un futuro all’italiana, o più banalmente essere il capriccio di un miliardario. In ogni caso, i **dipendenti di Bialetti** guardano verso un orizzonte incerto e inquietante.

Possibili soluzioni

Quindi, quali sono le opzioni? Potremmo pensare a strategie innovative che bilancino la tradizione con approcci più agili, o a un ritorno alle produzioni artigianali, ma con i tempi che corrono, sembrano idee più adatte a una conversazione da bar che a un piano concreto. Potremmo realmente aspettarci un riscatto, o è solo un’illusione? Per ora, rimane soltanto un vago profumo di caffè, con una puntina di amarezza.

Siamo SEMPRE qui ad ascoltarvi.

Vuoi segnalarci qualcosa? CONTATTACI.

Aspettiamo i vostri commenti sul GRUPPO DI TELEGRAM!