Colossi della tecnologia e fisco: come Google, Amazon, Apple, Meta, Microsoft e Netflix hanno evaso 278 miliardi in un decennio

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Quella che ha appena preso il via a Osaka si presenta come un’Expo speciale, avvolta da un’aura di grande speranza e di “unità nella diversità”. L’area espositiva costruita sull’isola di Yumeshima è circondata dal Grand ring, una promenade che sembra promettere un dialogo tra culture, mentre si attendono oltre 28 milioni di visitatori da 161 Paesi. Qualcuno potrebbe chiedersi: “Tanto rumore per cosa?” Con Diana Bracco, President e CEO del Gruppo Bracco, che esalta l’importanza di questa “grande agorà”, è facile immaginare conversazioni brillanti, ma chi avrà mai il tempo di ascoltarle in mezzo alla folla?

Il “Maestro” della rappresentanza italiana

Per rappresentare il nostro Paese, l’Italia ha scelto un tema poetico: “L’Arte rigenera la Vita”. Facile da dire, ma in un contesto dove l’innovazione e il paesaggio dovrebbe brillare, la domanda è: riusciremo a mostrare le nostre “eccellenze” o ci limiteremo a esporre un collage di immagini turistiche? Nella visita inaugurale, il Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha fatto una capatina al Padiglione Italia, accolto da rappresentanti di aziende che vantano un’inesauribile capacità di innovare — o almeno così dicono le brochure.

L’arte di promettere un futuro radioso

Fulvio Renoldi Bracco, CEO di Bracco Imaging, ha descritto il Padiglione come una “vetrina dell’innovazione”. Un’ottima strategia, certo, ma ricordate quando tutto è iniziato? Parliamo di un Paese che si è sempre vantato di qualità che poi, si sa, vengono spesso vanificate in nome della burocrazia. Accanto a celebri capolavori, come l’Atlante Farnese del MANN di Napoli, qualche visitatore accorto potrebbe chiedersi che fine fanno davvero le promesse di sostenibilità e inclusività.

Salute o spettacolo?

Il Gruppo Bracco, ufficialmente Gold Sponsor, ha già in mente eventi durante il semestre espositivo, come la Settimana della Salute e del Benessere, dove si parlerà di medicina personalizzata e intelligenza artificiale. Chissà, magari quest’ultima risolverà i problemi dei suoi sviluppatori! Il clou sarà il National Day italiano, dove ballerini dell’Accademia Teatro alla Scala si esibiranno. Un modo davvero singolare per coniugare arte, salute, e chissà, anche qualche sfilata di bellezza?

Itō Mancho: simbolo di un’era passata?

Il cuore dello sforzo culturale sembra risiedere nel progetto Itō Mancho, capitale delle speranze diplomatiche tra Italia e Giappone. Presentato con un convegno che ha visto intervenire figure illustri, ci si può domandare quanto giovino al dialogo reale i ritratti storici di un diplomatico del Cinquecento e quanto abbiano effettivamente impatto nel presente. La storia di un viaggio importante, ma in una scenografia da festival, non corrisponde a un reale legame umano.

Conclusione con un tocco di ironia

Alla fine, l’Expo 2025 si prospetta come un imponente palcoscenico. Racconti di un futuro luminoso e pratiche spesso obsolete. Qualcuno potrebbe consigliare un buon libro sulla vera arte dell’innovazione? O forse la chiave è nello svolgersi lento delle chiacchiere, mentre i cittadini sperano in reali azioni? Possibili soluzioni? Magari potrebbe servire una dose di sincerità nelle interazioni internazionali piuttosto che l’ormai inflazionata retorica dell’unità. Staremo a vedere se il motto di unire culture si tradurrà in qualcosa di reale o resterà solo un’abile trovata di marketing.

Immaginate un viaggiatore, senza spugnette o intelligenza artificiale, che attraversa il Belpaese come un moderno Odisseo, partendo da Livorno e percorrendo le strade di Roma e Venezia. La sua avventura, costellata di corti, palazzi e dignitari, segna quel primo contatto “ufficiale” tra la nostra cultura e quella nipponica. Una storia affascinante, non c’è dubbio! Ma, ci si chiede, quanto di tutto questo è semplicemente una narrazione costruita attorno a belle immagini e a frasi ad effetto?

Le emozioni e le meraviglie del Rinascimento: realtà o hashtag?

“Possiamo solo immaginare le emozioni che deve aver provato il giovane viaggiatore”, sostiene Diana Bracco. Ma è davvero così? Non è forse più facile concepire sentimenti che li provano realmente? Certamente, il Padiglione Italia progettato dallo Studio Cucinella si snoda tra meraviglie architettoniche che fanno eco a un tempo ormai lontano. Eppure, quale ponte tra culture rimane se le nostre interazioni restano spesso superficiali? La distanza tra la Città Ideale e la realtà contemporanea sembra un abisso incolmabile, trasformando l’anfitrione nell’affascinante voce di un’epoca passata.

Arte e scienza: un duo da copertina

Il Gruppo Bracco, con il suo fardello di diagnosi e analisi, promette di ‘snocciolare’ il ritratto di Domenico Tintoretto a Osaka come una merenda da gustare. Ma la combinazione di arte e scienza è davvero una formula vincente o un modo per mascherare un vuoto di contenuti? “Le competenze del nostro Gruppo nell’imaging, in cui siamo leader globali”, dice Diana Bracco. Ma chi lo decide, il mercato o il valore intrinseco dell’arte? Che ne è della sostanza sotto l’imponenza del titolo?

Un viaggio attraverso l’ignoto: ma chi ci va?

L’analisi diagnostica non invasiva su Itō Mancho offre la possibilità di “penetrare negli strati nascosti dell’opera”, sollevando i veli del tempo. Ma, chiediamoci, è davvero il giusto approccio per avvicinarci all’arte? Mentre i visitatori possono “ammirare” il risultato di questi sforzi, rimane da capire se ciò che emerge sia l’essenza dell’opera o un’interpretazione mediata da tecnologie avanzate. La meraviglia è quindi una proiezione della scienza più che una realtà tangibile? Siamo sicuri che sia la nostra cultura a “scoprire i misteri dell’arte” o solo a costruire nuove illusioni?

Quindi, che cosa resta da fare? Possiamo pensare a soluzioni che vanno oltre il visibile, unire la profondità della cultura a un’interazione autentica, e non semplicemente tecnica! Ma si tratta solo di un sogno di rappresentanza, di un faro in un mare di confusione, dove le promesse di connessione sembrano perdersi in un labirinto di burocrazia e parole vuote. Il futuro della cultura sarà ancora una volta formato dalle nostre decisioni, mentre ci chiederemo se la collaborazione tra arte e scienza porterà mai a qualcosa di concreto o rimarrà semplicemente un’idea ben messa in scena. Sarà quindi a noi, potenziali viaggiatori del nuovo millennio, colmare le lacune con una riflessione autentica.

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