Mattarella sul Ponte Morandi: rischio di incostituzionalità e discriminazione tra famiglie

Mattarella sul Ponte Morandi: rischio di incostituzionalità e discriminazione tra famiglie

Il Quirinale ha messo la firma su un provvedimento che sembra inghiottire le vittime del crollo del ponte Morandi di Genova in un mare di buone intenzioni, ma ahimè, anche di contraddizioni. Il presidente Sergio Mattarella ha acconsentito, ma non senza riporre una nota di disapprovazione: la legge, pur prevedendo risarcimenti, stabilisce delle distinzioni fra gli eredi di coppie sposate e quelli delle coppie conviventi. Già, perché non è mai troppo presto per rendere evidente il discriminatorio trattamento che il nostro sistema vanta.

Una Strana Nota di Discriminazione

È curioso, se non addirittura paradossale, come la legge favorisca i figli delle coppie unite in matrimonio e ne escluda altri a causa di un mero vincolo legale. Mattarella ha notato che questa distinzione non solo è “inaccettabile”, ma anche incostituzionale. Perché davvero, cosa rende le coppie sposate più degne di rispetto rispetto a quelle conviventi o in unione civile? Forse un sigillo notarile può riparare ai danni già avvenuti?

Il Dilemma del Risarcimento

In effetti, vi è un ulteriore paradosso. La legge sembra riconoscere che il governo ha una responsabilità “in solido” nella gestione degli incidenti che derivano dalla cattiva manutenzione delle opere pubbliche. Ma com’è possibile che vi siano incidenti gravi su opere pubbliche, mentre famiglie di altri lutti restano escluse? Zitti zitti, i familiari di coloro che sono morti in un ospedale o in una scuola non verranno nemmeno menzionati.

La lettera di Mattarella sembra sgorgare da un pensiero critico più profondo: “Come possiamo giustificare che alcuni soggetti ricevano compensi mentre altri no, sulla base di un semplice contratto di matrimonio?” La risposta semplice è: non possiamo. Ma il lessico burocratico di questo Paese ama farsi rimuovere le spine, gettando la polvere sotto il tappeto.

Fondo Risarcimenti e Limiti Pratici

Come se non bastasse, la previsione di un fondo di risarcimento si presenta come la ciliegina su una torta di contraddizioni. Un fondo che, da quanto si apprende, potrebbe anche esaurirsi, causando quindi una disparità tra le famiglie colpite dalla tragedia. Ironico pensare che mentre si tenta di riparare ai torti, si potrebbero creare ulteriori ingiustizie.

Per concludere, ci troviamo di fronte a aperte «problematiche di incostituzionalità» da un lato e alla necessità di risarcire le vittime dall’altro. Quando ci domandiamo quali saranno le reali azioni, potremmo rimanere, come sempre, con un cappello in mano.

Possibili Soluzioni?

Cosa fare dunque? Perché non un approccio generale che tuteli realmente tutti i soggetti danneggiati, senza distinzioni legali? Potremmo anche considerare che un sistema di risarcimento più equo e universale non porterebbe affatto alla catastrofe; anzi, potrebbe persino incoraggiare una gestione più responsabile delle infrastrutture pubbliche. Ma, vista la reattività burocratica, sarà interessante osservare quanto da queste promesse saremo capaci di passare all’azione. Dopo tutto, un’inclusione completa rimane più un miraggio che una politica attuabile.Il significato di un traguardo di civiltà, come che sia espresso da Bucci, presidente della Regione Liguria e commissario alla ricostruzione del ponte, suona quasi come una consolazione per i tanti che hanno vissuto in prima persona il dramma di tragedie nazionali. Certo, vincere per “determinazione” di istituzioni e comitati è un bel modo per chiudere il cerchio, peccato che il cerchio sembri ancora aperto per molte altre famiglie che non ricevono indennizzi, solo perché non rientrano nel ristretto club delle vittime da cedimenti di “infrastrutture di rilievo nazionale”.

Un paradosso legislativo

Sin dal comunicato ufficiale di Mattarella, emerge un’arguta critica al sistema: l’“incertezza interpretativa” sul concetto di “infrastruttura di rilievo nazionale” è un colpo al cuore della Costituzione. Come è possibile che si garantiscano benefici a una ristretta categoria di vittime, escludendo similitudini tragicomiche in altre situazioni? Qui emerge un’incongruenza disarmante, dove il principio di uguaglianza, così forte in teoria, vacilla sotto il peso di pratiche discriminanti.

Discriminazione dei figli

E che dire del trattamento dei figli delle vittime? Mattarella avverte che è inaccettabile discriminare tra i figli in base allo stato civile dei genitori. Una bella affermazione che, purtroppo, fa apparire il sistema come un intricato gioco di esclusioni. I figli che hanno il “gioco” del genitore in una convivenza esclusa dall’ombrello della solidarietà? Un raggiro che sfida la logica e la giustizia.

Promesse vuote e risultati scarsi

È difficile non percepire un senso di amarezza nel constatare che le promesse di sostegno si scontrano con il muro della burocrazia e dell’inefficienza. Non sarebbe meglio considerare un sistema più inclusivo, piuttosto che limitarsi a estendere il raggio dei benefici a una ristretta categoria? I veri perdenti di queste politiche sono le famiglie colpite da tragedie più amplie, che si trovano abbandonate a un’injustizia palese.

Possibili soluzioni?

Potrebbero esserci soluzioni più eque, come un ampliamento del concetto di “infrastruttura di rilievo nazionale” per includere tutte le vittime di tragedie stradali, oppure un sistema di indennizzi che abbracci il concetto di comunità piuttosto che i singoli casi. Certo, un modello di solidarietà ideale potrebbe sembrare utopico in un panorama dove le parole di Mattarella si scontrano con i fatti quotidiani. Ma chissà, magari un giorno riusciremo a passare dalle chiacchiere ai fatti. E per ora, continuiamo a riflettere sull’ironia degli eventi.

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