Il sindaco Zanetti: il 25 aprile genera divisioni, onoriamo la festa dei Caduti e rispetto chi ha scelto un’altra via dai partigiani

Il sindaco Zanetti: il 25 aprile genera divisioni, onoriamo la festa dei Caduti e rispetto chi ha scelto un’altra via dai partigiani

È curioso come un giorno di Libertà possa trasformarsi in un momento di celebrazione per i Caduti di guerra. È proprio questa la decisione del sindaco di Maclodio, il quale ha optato per una celebrazione che ignora l’essenza stessa del 25 aprile. Ma questo è solo l’inizio di una serie di contraddizioni che meritano un’analisi attenta.

Il Trasloco della Memoria

Per il quinto anno consecutivo, il comune di Maclodio trascura la celebrazione della Liberazione. Il malinteso scaturisce da un errore di trascrizione nella risposta del sindaco Simone Zanetti a un membro della minoranza, Luca Crotti, che chiedeva la possibilità di intervenire durante la cerimonia. Il 27 aprile menzionato nella missiva ha scatenato furiose reazioni. Peccato che il sindaco poco dopo abbia confermato che l’evento si terrà effettivamente il 25 aprile. Ma complementare a questa confusione è un aspetto fondamentale: “Nessun intervento esterno sarà previsto, tranne il mio”, dichiara Zanetti, suggerendo una solitudine piuttosto imbarazzante.

Caduti o Partigiani?

Ma il vero nocciolo della questione va oltre il semplice errore di data. La grande divisione nasce dalla volontà di Zanetti di celebrare il 25 aprile con un’interpretazione inedita. “È una commemorazione dedicata ai Caduti di guerra”, afferma il sindaco, relegando i partigiani a un angolo scomodo della memoria. “Festeggiare la Liberazione può essere divisivo”, continua, evidenziando la sua preferenza per un’unità nazionale che, ironicamente, esclude un importante capitolo della storia italiana.

Le Ombre della Divisione

Vorrebbe il sindaco che il 25 aprile fosse un giorno di unione, un obiettivo non da poco in una nazione con così tanti strascichi storici. Dobbiamo davvero dimenticare l’insurrezione partigiana per abbracciare una commemorazione che, invece, celebra i Caduti senza specificare ulteriormente? La storia è complessa, certo, ed è impossibile girarsi dall’altra parte. Questo cambiamento di narrativa non è solo una scelta politica, ma evidenzia un’incapacità di confrontarsi con le contraddizioni di un passato che, evidentemente, molti preferirebbero riscrivere.

Una Visione Ristrutturata?

La necessità di commemorare i Caduti è indubbia, ma farlo a scapito di una celebrazione che onora coloro che lottarono per la Libertà appare quantomeno paradossale. La Festa della Liberazione non è solo una festa di commemorazione, ma un momento di profonda riflessione su valori di giustizia e libertà — valori che, a quanto pare, stanno diventando sempre più fragili nelle mani di chi si rifugia sotto un emblema di unità nazionale.

Possibili Soluzioni

Forse una soluzione sarebbe quella di riconoscere entrambe le narrazioni, alternando commemorazioni e celebrazioni: un’idea che, ironicamente, non sembra nemmeno difficile da realizzare. O si potrebbe continuare a ignorare il ricco, seppur complesso, dialogo storico, mantenendo il 25 aprile un campo di battaglia fra narrazioni che non si incontrano mai. I cittadini di Maclodio non meriterebbero un dibattito più aperto e inclusivo? Le scelte politiche dovrebbero davvero escludere tutte le voci — o, in questo caso, solo alcune?»

Il dibattito sulla valorizzazione della storia nazionale evidenzia una spaccatura profonda nelle comunità italiane, autentica espressione di tensioni non risolte. Il sindaco di FdI sembra invocare una nuova narrazione storica, una chiamata all’unità che contrasta con la realtà dei fatti. Invita, infatti, a un’analisi obiettiva dei fatti storici, ma si dimentica di considerare la complessità delle esperienze vissute, affermando che i partigiani hanno rappresentato solo una parte di un conflitto interno — come se il loro sacrificio fosse solo un episodio in un settore di una guerra civile.

Una visione selettiva della memoria
  • Il sindaco propone di onorare commemorazioni meno divisive, affermando che il 4 novembre celebra la vittoria e dunque dovrebbe sostituire il 25 aprile come focalizzazione della memoria collettiva. Ma è davvero possibile spillare il vino della memoria da una sola botte e ignorare gli altri gusti? O forse, il 25 aprile è troppo scomodo da affrontare?
  • La sua critica al fatto che il 4 novembre non sia un giorno festivo dal 1977 si presenta come un’iperbole per giustificare una visione storica che ignora il valore della Liberazione, come se i caduti della Seconda Guerra Mondiale potessero essere messi in opposizione a quelli della Prima.
Antifascismo e le sue ombre

In un atteggiamento quasi provocatorio, il sindaco si rifiuta di dichiararsi antifascista, affermando di non riconoscersi nel significato attribuito ad esso dagli avversari politici. Per lui, la storia dovrebbe essere un campo di battaglia neutrale privo di etichette, ma è davvero possibile affrontare la storia senza riconoscerne le responsabilità? Quella posizione di “neutralità” è una cortina fumogena, un pretesto per sfuggire a una discussione necessaria.

Le reazioni alle affermazioni storiche

La reazione di Sinistra Italiana è stata immediata, chiedendo le dimissioni del sindaco di Maclodio per quanto definito un grave insulto alla memoria storica. Ma ci si chiede: è sufficiente rimanere impantanati nel limbo della polemica politica, o c’è bisogno di un dialogo che includa tutte le voci della storia italiana?

Soluzioni improbabili e riflessioni sulla realtà

Ciò che emerge è un quadro di ambiguità: un sindaco che si pone come custode della Storia ma che contemporaneamente seleziona gli eventi da commemorare, proponendo una visione distorta e incoerente. La riflessione critica si rende necessaria non solo per identificare le contraddizioni e i buchi di questa narrazione, ma per proporre un rinnovamento della memoria collettiva più inclusivo.

In conclusione, potremmo suggerire qualche “soluzione” con un pizzico di ironia: un tavolo di lavoro che coinvolga storici di tutti gli orientamenti, un riassetto delle celebrazioni che accolga più eventi rappresentativi, o meglio ancora, un invito a riflettere su come queste scelte possano, in ultima istanza, unire anziché dividere. Ma chissà, potrebbe rimanere solo un bel sogno di unità a cui nessun amministratore avrà il coraggio di avvicinarsi.

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