Bologna, protesta al liceo Minghetti: due alunni sospesi e sette riabilitati. Il dirigente cambia idea: «È ingiusto»

Bologna, protesta al liceo Minghetti: due alunni sospesi e sette riabilitati. Il dirigente cambia idea: «È ingiusto»

Che strano balletto quello della sospensione nella scuola, dove si passano la palla l’uno con l’altro, ma nessuno sembra volersi prendere la responsabilità di una decisione chiara. La disparità di trattamento nei confronti degli studenti si fa sempre più evidente, regalando a tutti noi un piccolo spettacolo di incoerenza che meriterebbe un palco ben più grande.

Il voto che non c’è mai stato

Un consiglio di classe ha finalmente deliberato riguardo alla sanzione di tre giorni per due studenti del quarto anno. Ma in un vero colpo di scena, il dirigente scolastico ha deciso di convocare un nuovo incontro, ritenendosi a sua volta in una sorta di autotutela, come se le leggi e i regolamenti potessero cambiare semplicemente con un colpo di penna. In fondo, chi non ha mai sognato di ribaltare i risultati una volta che non sono a proprio favore?

Contraddizioni nella gestione delle punizioni

I genitori, evidentemente stufi di questa situazione surreale, hanno raccolto 500 firme, mentre i ragazzi hanno portato a casa ben 15.000 firme da presentare alla Prefettura. Eppure, di fronte a tale mobilitazione, il preside Gallingani risponde con una certezza disarmante: rifarebbe tutto da capo. Ma forse dimentica che la responsabilità non è solo una questione di numeri, ma di reale ascolto delle istanze del corpo studentesco.

La questione educativa: uno scarico di responsabilità

La sospensione ha creato un’opportunità educativa, dice il preside, giustificando una decisione che sembra più un modo per evitare il confronto diretto e risolvere i problemi in modo collaborativo. La visita del sindaco Lepore sembra quasi essere un gesto simbolico in un panorama scolastico che fatica a trovare un equilibrio. E se l’obbiettivo educativo è quello di mettere i ragazzi a riflettere, perché non si è pensato a coinvolgerli piuttosto che punirli?

Possibili soluzioni in un contesto nebuloso

È evidente che qualcosa deve cambiare: la comunicazione tra studenti e dirigenza ha bisogno di una rivoluzione. Potremmo considerare l’idea di coinvolgere attivamente gli studenti nella gestione della loro formazione, magari istituendo un consiglio studentesco vero e proprio. Inoltre, i presidi potrebbero prendere esempio da sistemi educativi che premiano il dialogo e la partecipazione, invece di rincorrere sempre le sanzioni. Ma questo richiederebbe un certo grado di audacia, che, a quanto pare, scarseggia.”

In conclusione, non è solo della punizione che si parla, ma di una trasformazione culturale che manca. La speranza, se non la certezza, è che si possa un giorno arrivare a un sistema che ascolti e risponda, piuttosto che punire e dimenticare. Ma, si sa, ciò che è scritto nei regolamenti è spesso più forte di ciò che accade realmente nei corridoi delle scuole.

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