Terzo mandato, l’ex presidente Lorenzo Dellai: assente il bilanciamento dei poteri, la riforma manca di organicità

Terzo mandato, l’ex presidente Lorenzo Dellai: assente il bilanciamento dei poteri, la riforma manca di organicità

Il dibattito sul possibile terzo mandato di Maurizio Fugatti sembra aver risvegliato i fantasmi di Lorenzo Dellai, che ha governato la Provincia di Trento dal 1999 al 2012. Un periodo contrassegnato da tre mandati, il primo dei quali sotto una legge elettorale differente, dove si poteva dire che il governatore fosse scelto in modo meno diretto dai cittadini e più dai privilegiati nei banchi del Consiglio. L’idea del limite ai mandati è arrivata solo dopo, come se ci fosse bisogno di una sorta di usanza democratica per rendere la situazione più sostenibile.

La Trasparenza e le Regole

Interrogato sulle modifiche della legge elettorale che avvantaggerebbero Fugatti, il presidente Dellai solleva questioni rilevanti: “Servono regole trasparenti e condivise” per tutti, non solo per il presidente in carica. Già, ma non è questo un po’ come dire che ci vorrebbe una buona cucina per preparare un piatto di pasta scotta? Le regole, a quanto pare, sono sugli scaffali, pronte a essere adattate a seconda delle necessità del momento. Sembrerebbe piuttosto che la riforma sia più un gioco politico che una necessità reale, quasi un mezzo per sistemare conti interni.

Il Disegno Organico

Dellai accusa la nuova legge di mancare di un disegno organico. Se c’è una cosa che le norme dovrebbero fare, è funzionare in un sistema che tenga conto di ogni pezzo del puzzle. Ma qui vediamo solo confusione; si vota la norma sui mandati e poi ci si accorge che c’è bisogno di riequilibrare i poteri. È come se qualcuno decidesse di costruire una casa a partire dal tetto, senza preoccuparsi di fondamenta e muri portanti. Risultato? Un gran casino quando viene giù tutto.

Bilanciamento dei Poteri

E per finire, la terza caratteristica mancante citata da Dellai riguarda il merito. Ecco un concetto che, a dirla tutta, è spesso frainteso. Si fa un gran parlare di bilanciamento dei poteri, come se fosse un principio sacro, ma i fatti sembrano suggerire il contrario. In un mondo ideale, quando si modificano leggi elettorali, ci si aspetterebbe una riflessione profonda su come questi cambiamenti influenzino il delicato equilibrio tra i poteri. Eppure, la storia ci ha insegnato che la buona volontà può restare lettera morta, mentre il pragmatismo politico si esprime in continuo cambio di norme e regolamenti.

Possibili Soluzioni

Le parole di Dellai offrono spunti di riflessione. Forse la strada da percorrere passa per una riforma seria delle leggi elettorali, che non si limiti a rimettere in gioco i poteri esistenti, ma che introduca un sistema di garanzie reali per tutti. Magari servirebbe un dibattito aperto, un tavolo di confronto che vada oltre le mere alleanze politiche. Ma, si sa, creare un consenso è difficile, e le riforme rimangono spesso un bel progetto sulla carta, o, peggio, un capitolo di una storia mai scritta. Che sia tempo di un vero cambiamento? O la brama di potere avrà sempre la meglio su una governabilità sana?

In un contesto di riforme e modifiche legislative, ci si chiede se sia realmente necessaria la scelta di limitare il numero di mandati. Da una parte, si sostiene che un presidente con poteri forti sia fondamentale per il funzionamento del sistema, ma dall’altra si invoca un equilibrio che, paradossalmente, non sembra mai concretizzarsi. Se le cose si propongono con l’intento di rispettare l’obiettivo costituzionale, la domanda che sorge è: perché non si è discusso del ribilanciamento dei poteri interni? È curioso vedere come si parli di autonomia, mentre di fatto si ignorano le voci dell’opposizione.

Le Contraddizioni della Legge

Ora resta da vedere se Roma deciderà di impugnare la legge. Tuttavia, ci si chiede: quale governo non agirebbe in tal senso? Si discute di rispetto dei principi costituzionali, eppure le scelte fatte sollevano interrogativi. Ad esempio, perché il numero di mandati per i sindaci dei grandi comuni è stato deciso a 2, mentre per il presidente della Provincia è stato aumentato a 3? Una ratio generale dietro a queste decisioni è fondamentale, ma sembra mancare.

Referendum o Teoria Politica?

La proposta di un referendum per confermare la legge da parte della minoranza apre un dibattito interessante. È una buona idea, o è solo un modo per dimostrare che il sistema funziona? Potrebbe sembrare, paradossalmente, una necessità per far emergere l’importanza delle norme sul sistema di governo dell’autonomia. Ma chi si occupa delle tattiche politiche rimane immerso nel limbo delle ambiguità.

Un Futuro Politico Incerottato

In base a indiscrezioni, il progetto di Fugatti prevede la creazione di una coalizione a favore di un centro moderato, simile a una “Margherita 2.0”. Un’idea che suscita ironia. Come si può davvero pensare di formare una nuova “Margherita” quando si è in coalizione con Fratelli d’Italia e la Lega? È come volere un esempio di unione mentre si è già immersi in una realtà così polarizzata. Il mercato politico della “Margherita 2.0” è, infatti, occupato da formazioni politiche locali che non si trovano nella maggioranza.

In conclusione, emerge quindi la necessità di riflessione. Forse, tra le promesse non mantenute e le incoerenze, la politica dovrebbe davvero interrogarsi su come avvicinare i cittadini piuttosto che allontanarli ulteriormente. E se le soluzioni esistessero, chi ci assicura che non rimarrebbero solo belle parole senza applicazione? Un interrogativo che merita un minimo di serietà e di realismo.

Siamo SEMPRE qui ad ascoltarvi.

Vuoi segnalarci qualcosa? CONTATTACI.

Aspettiamo i vostri commenti sul GRUPPO DI TELEGRAM!