Il Giro d’Italia della Csr continua il suo avventuroso percorso attraverso il Bel Paese, proclamando a gran voce la necessità di un confronto e della condivisione di esperienze legate alla sostenibilità. Il 14 aprile, a Roma, presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, si terrà un incontro dal titolo ‘Consapevolezza, inclusione, co-creazione’. Un chiaro esempio di come le istituzioni possano unirsi in queste nobili cause, anche se nessuno si fermerà a riflettere su quanto cambiamento sia effettivamente in atto.
Un’incoerenza istituzionale?
“È in atto un processo di trasformazione che richiede la collaborazione dei diversi attori sociali” dichiara Rossella Sobrero, ma ci chiediamo: quanto siamo davvero pronti a collaborare? Da chi possiamo aspettarci la trasparenza e un approccio non solo formale? Mentre il Rettore dell’università parla di connessioni e valori pubblici, ci chiediamo se non stiamo solo annuendo a un gioco di parole che rimane sulla carta, dimenticando le concrete sfide quotidiane delle università, già fiaccate da burocrazie che sembrano non sapere dove portare.
La retorica della sostenibilità
Sabrina Florio, presidente di Anima per il sociale, esorta a mettere “la sostenibilità al centro” della trasformazione del business, ma cosa significhi realmente resterebbe da capire. Ma nel mezzo di questa retorica e di una lista di valori da seguire, quanto viene realmente applicato alla pratica quotidiana delle aziende e della nostra vita? Le opportunità che sembrano spuntare come funghi sono semplicemente fumo negli occhi attraverso la farina di un’analisi superficiale.
Un progetto, tanti problemi
Tra i progetti presentati, emerge ‘Insieme siamo migliori’, un inizio lodevole per affrontare l’emergenza abitativa e unire giovani universitari e famiglie. Ma riflettiamo: le soluzioni temporanee a problemi complessi non sono semplicemente un palliativo? Se una giovane studentessa trova un alloggio economico, chi garantisce la qualità della vita, il supporto sociale reale e una comunità coesa? La realtà si dimostra spesso ben diversa da quanto intonato in questi eventi.
La sfida dello spopolamento
La Comune di Artena propone di ripopolare i piccoli borghi, un intento nobile che risuona come un eco lontano nei corridoi della politica. Ma le domande sorge spontanea: quanto è concreto questo piano? Ogni piano d’azione ha bisogno di fondi reali, di persone motivate e di visioni a lungo termine. Presentarlo come una soluzione definitiva è sinonimo di fuga dalla realtà.
In un panorama di piani ambiziosi, ci ritroviamo spesso a sorseggiare promesse vuote: dove sono i risultati tangibili? La distanza tra le conferenze e le azioni reali è un abisso incolmabile. Se ogni tappa del Giro d’Italia della Csr è solo un momento di celebrazione della sostenibilità, forse ci troviamo di fronte a una spavalda inconsistenza piuttosto che a un autentico impegno.
Possibili soluzioni? Un’ironia amara
Cosa serve davvero per portare avanti questi discorsi? Magari una revisione approfondita dei nostri veri obiettivi sociali, un po’ meno retorica e un po’ più azione. Potremmo iniziare con conversazioni genuine tra le parti interessate, che si impegnano direttamente nella comunità. Ma chissà, forse le idee brillanti rimarranno, come al solito, chiuse in un cassetto. La prossima volta che si parla di sostenibilità, potrebbe essere utile riflettere se stiamo solo suonando una melodia che nessuno vuole ascoltare.
Un sorriso di benevolenza è quanto mai ironico quando si parla di progetti che mirano a migliorare la situazione dei migranti e del welfare nella periferia di Roma. Il Welfare di Comunità Colombi è l’ennesimo tentativo di rendere la vita più dignitosa ai minori stranieri non accompagnati, giusto per non farci mancare mai l’aria di un buon proposito. A quanto pare, tutto ciò parte da un’iniziativa volta a valorizzare l’abitare e il capitale sociale di Torre Maura, ma ci si chiede se basti un’iniziativa per cambiare un contesto così complesso.
Colori e Contrasti nel Progetto
Il progetto, frutto di una co-progettazione con il Dipartimento Politiche Sociali di Roma Capitale e varie cooperative, si propone di attivare attività aperte a tutti – una bella idea, non c’è che dire, ma quanto davvero contribuisce a un’inclusione vera? I laboratori prioritariamente rivolti a minori e cittadini mirano a costruire una coesione sociale che, nelle realtà già fragili, potrebbe sembrare un ideale piuttosto anacronistico.
Riconoscimenti che Profumano di Carta
Il fatto che il master Maris sia visto come un modello per stimolare la collaborazione tra vari settori è certamente un bel pezzo di linguaggio burocratico. La professoressa Gloria Fiorani ebbe il cornuto onore di dichiarare che il riconoscimento di Roma Capitale come “partner privilegiati” è motivo di grande soddisfazione. Ma è evidente che tanto entusiasmo si scontra con la dura realtà delle strade e delle vite quotidiane. Cosa significa, in concreto, questa “creazione di valore”? Sono solo parole che si perdono nel rumore della città.
Un Dialogo a senso unico?
Perché la comunicazione tra istituzioni e cittadini sembri così distante dalla realtà quotidiana è un mistero. Una sessione di dialo-go moderata da un esperto e composta da nomi altisonanti offrirà sì delle risposte, ma da qui a dire che i cittadini si sentano realmente ascoltati, ci vuole risposta. L’impressione è che sia solo un altro evento dove si parlerà tanto senza ascoltare. E in fondo, non sarebbe il primo caso, vero?
Promesse di Ricerca e Risultati
Quando il seminario coordinato dalla professoressa Fiorani promette analisi sul rischio climatico, viene naturale chiedersi quanto queste ricerche si traducano in cambiamenti reali. Gli eventi si susseguono, ma le soluzioni restano in coda. Il Giro d’Italia della CSR prosegue, il che ci fa ben sperare… oppure è solo una mascotte per il marketing? Non sarebbe certo la prima volta che si promette tanto per poi realizzare poco e niente.
In un contesto dove l’azione diretta sembra mancare e le parole occupano il posto della sostanza, quali soluzioni potrebbero davvero fare la differenza? Potremmo pensare di coinvolgere i cittadini in modo diretto, ma magari questo suona più come un sogno impossibile che come una proposta concreta. Difficile non percepire l’aria di un paradosso in tutto ciò. E allora, mentre si aspettano reali cambiamenti, continuiamo a chiederci: chi si sta veramente occupando del bene comune e non solo del bene politico?