Il think tank conservatore avverte: la formula dei dazi reciproci è errata e sovrastimata di quattro volte

Il think tank conservatore avverte: la formula dei dazi reciproci è errata e sovrastimata di quattro volte

È curioso vedere come, in un mondo che presume di basarsi su solidi principi economici, alcune politiche non trovino supporto nemmeno nelle teorie più basilari. A mettere in dubbio la veridicità dei calcoli daziari messi in campo dall’amministrazione di Donald Trump è nientemeno che l’American Enterprise Institute, un influente think tank conservatore statunitense con un passato di connivenza con il governo di George W. Bush jr. I loro esperti definiscono la formula usata per calcolare i dazi “priva di fondamento” e anche “gonfiata da un errore matematico” che quadruplica le tariffe presunte applicate da altre nazioni.

La Logica Illogica dei Dazi

Secondo il presidente, le aliquote tariffarie sono state calcolate dimezzando le barriere commerciali imposte da ogni paese sulle merci statunitensi. Tuttavia, in realtà la formula si limita a dividere il deficit commerciale degli Stati Uniti per le importazioni da ogni singolo stato, un approccio che sembra più un gioco di prestigio che una strategia economica seria. Si sostiene che questi dazi possano “azzerare il surplus” frutto di pratiche commerciali scorrette, ma non ci si rende conto che gli effetti di tali misure sono osservati attraverso una lente distorta.

Un Futuro di Dazi Sgonfiati?

Non un esperto qualunque, bensì il senior fellow di un think tank di prestigio, ha sottolineato come la formula adottata dall’ufficio degli economisti della Casa Bianca non faccia altro che amplificare gli errori. L’elasticità della domanda delle importazioni è stata calcolata pari a 4, mentre l’elasticità dei prezzi ai dazi è ridotta a 0,25. È un misto di ottimismo e ignoranza economica? Potremmo azzardare a pensare di sì. I veri effetti delle tariffe, in altre parole, sarebbero molto più impattanti di quanto rappresentato.

Un errore che, se corretto, porterebbe le tariffe presunte da quasi ogni paese a livelli ridotti, tanto da fissare il tetto massimo per la maggior parte delle nazioni, inclusa l’Unione Europea, attorno al 10%. La % esorbitante applicata al Vietnam? Ridotto drasticamente da un 46% a circa 12,2% — in un batter d’occhio, la crescita delle tensioni commerciali potrebbe ridursi a una mera formalità.

Illusioni di Riforma

Concludendo, l’idea stessa che la formula possa costituire una base seria per la politica commerciale americana mostra più che mai la confusione tra i desideri e la realtà. Gli esperti avvertono: l’imprecisione non è solo un errore tecnico, ma piuttosto una questione di responsabilità. Se gli attori politici volessero davvero perseguire il bene comune, dovrebbero rivedere la loro posizione e i loro calcoli.

Possibili Soluzioni?

Che ne dite di una politica commerciale che si basi su dati accurati anziché su supposizioni? Immaginate fin dove potremmo arrivare se le proposte venissero redatte sulla base di principi economici solidi e calcoli veri. Ma forse la vera domanda è: quanto dobbiamo aspettare perché ciò accada? La differenza tra parole e azioni è evidente, e promette di rimanere tale fino a quando coloro che detengono il potere continueranno a ignorarla con la stessa disinvoltura.

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