Con un voto di 51 favorevoli e 48 contrari, i repubblicani al Senato hanno dato il via libera a una risoluzione di bilancio che apre la strada per l’approvazione entro la fine dell’anno di una legge che combina la proroga dei maxi tagli fiscali della prima presidenza Trump con misure relative ai controlli al confine, all’energia e alla difesa. Interessante notare che i senatori Susan Collins e Rand Paul si sono uniti ai democratici nell’opposizione alla risoluzione. Solo un mese fa, i repubblicani della Camera avevano votato un loro progetto di legge, che prevedeva drastiche riduzioni delle spese federali per garantirsi sgravi fiscali per aziende e fasce abbienti. Ma, mentre la Camera aveva puntato su un semplice taglio, il Senato ha dimostrato una certa creatività, giocando con un trucco contabile che cerca di celare l’effettivo impatto sul deficit di un pacchetto da migliaia di miliardi.
Una semplice tabella di marcia?
Va detto che la risoluzione non rappresenta di per sé un bilancio, bensì è solo una tabella di marcia per le entrate e le spese previste per il governo federale. Una versione simile dovrà essere approvata dalla Camera, dopodiché i rappresentanti potranno iniziare il lavoro sostanziale. In ballo ci sono i finanziamenti per un massiccio programma di espulsione di migranti, i fondi per la difesa e, soprattutto, l’estensione di dieci anni delle disposizioni del Tax Cuts and Jobs Act che scadono a fine anno. Il rischio di una inefficienza legislativa è forte, non trovate?
Un debito in ascesa
Il testo prevede addirittura di innalzare il tetto del debito pubblico degli Stati Uniti di 5000 miliardi di dollari. Se la soglia non verrà sollevata prima dell’autunno, la più grande economia mondiale potrebbe trovarsi in default. Alcuni osservatori indipendenti avvertono che la continuazione dei tagli fiscali di Trump causerebbe un incremento del debito di oltre 4000 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Eppure, la risoluzione in discussione presenta un trucco contabile che suggerisce di considerare questi tagli come “politiche invariate”, già inserite a bilancio, il che equivale a dire che non gravano sulle finanze statali. Peccato che non è così semplice: questi provvedimenti allargano di fatto il debito, aggiungendo ulteriori 1.500 miliardi di dollari di sgravi.
Un futuro incerto
Adesso, il testo passerà alla Camera bassa, ma la differenza tra la risoluzione del Senato e quella proposta dai repubblicani alla Camera, che prevede tagli considerevoli a Medicaid e ai buoni alimentari, fa presagire una possibile impasse legislativa. La prima prevede tagli alla spesa pubblica di circa quattro miliardi di dollari, mentre la seconda si avvicina a 1.500 miliardi. In un clima di alta tensione, i repubblicani alla Camera, comprendenti vari falchi fiscali, non possono permettersi di perdere più di tre voti. L’intenzione del presidente della Camera, Mike Johnson, di concludere il tutto entro il Memorial Day sembra un po’ ottimistica, e chi lo sa quali sorprese riserverà il futuro?
Possibili soluzioni, con un pizzico di scetticismo
Di fronte a tale confusione e ai continui tagli, quali potrebbero essere le soluzioni? Dovremmo forse valutare l’approccio di paesi che hanno affrontato le stesse problematiche con risultati migliori? O forse abbiamo bisogno di un pizzico di ironia in più su piani che raramente passano dalla teoria alla pratica? È chiaro: mentre i dibattiti infuriano, le conseguenze gravano sempre di più sulla vita delle persone innocenti. Accettare di ridurre le spese è una cosa; riuscire a mantenere la promessa di migliorare la qualità della vita è un altro paio di maniche. Resta da vedere se i politici faranno un passo avanti, o si limiteranno a continuare a giocare con i numeri.
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