Settimo, l’appello della sindaca Elena Piastra: un progetto di metropolitana economica è necessario per la zona Nord

Settimo, l’appello della sindaca Elena Piastra: un progetto di metropolitana economica è necessario per la zona Nord

Mancano i fondi — 450 milioni di euro, per essere precisi — per estendere il primo tratto della Metro 2 fino al Politecnico. E non è finita qui: servono altri 250 milioni per realizzare la diramazione che porterebbe i treni da Barriera di Milano a Settimo e San Mauro. In un contesto così illuminante, la prima cittadina di Settimo, Elena Piastra, ha proposto un’idea innovativa: «Pensiamo a una soluzione low cost, una linea non interrata, che passi in superficie, come in molte altre città europee, inclusa Parigi». Una proposta che sa di pragmatismo, ma anche di costrizioni.

I dubbi delle istituzioni

Il commissario per la Metro 2, Bernardino Chiaia, non ha fatto mistero della situazione. La fase attuale prevede un «sfiocco» che permetterà una futura diramazione, ma per ora l’opera si fermerà qui. La risposta a una necessità di mobilità più attuale sembra, come al solito, relegata a un domani indefinito. Piastra ha espresso chiaramente il suo timore: escludere la zona Nord provocherebbe danni significativi. Eppure, mentre l’urgenza di infrastrutture è unanime, i fondi per l’espansione sembrano rimanere una chimera. «Questo è un treno che non possiamo perdere…», ci ricorda Piastra>, ma noi ci chiediamo: questo treno esiste davvero?

Le esigenze dei cittadini

Il sindaco di Rivoli, Alessandro Errigo, aggiunge un altro tassello al mosaico dell’insoddisfazione: servirebbero 311 milioni per portare la Linea 1 fino alla fine di corso Francia. Ma si evita di investire su tali progetti, preferendo destinare risorse alla bretella Tav di Orbassano. Siamo circondati da scelte che sembrano più politiche che funzionali. Non si può negare che ci sia un certo disappunto tra i sindaci dell’hinterland nei confronti del sindaco metropolitano Stefano Lo Russo. Le questioni relative alle infrastrutture sembrano risvegliare un dibattito acceso: non è forse il momento di riflettere su quanto sia fondamentale affrontare le necessità di chi vive quotidianamente nella congestione?

Riflessioni sul futuro

Dovremmo fermarci a pensare: perché le richieste per migliorare i trasporti pubblici si trasformano sempre in promesse vacue? Perché sembra esserci una preferenza per le opere che brillano nei cartelloni pubblicitari piuttosto che per le reali esigenze dei cittadini? Possiamo quindi considerare la possibilità di soluzioni alternative e più immediate per il trasporto pubblico, che non si limitino a costose e controverse costruzioni sotterranee.

Possibili soluzioni?

Tra le possibili soluzioni che si potrebbero perseguire, potremmo considerare miglioramenti ai percorsi esistenti della metropolitana, l’efficientamento dei trasporti pubblici già esistenti e l’implementazione di corsie preferenziali per i mezzi pubblici. Ma il dubbio rimane: siamo davvero pronti a cambiare rotta e ad affrontare le priorità con un approccio pratico e sostenibile, o continueremo a rincorrere sogni di grandezza irraggiungibili? La vera sfida è, e sarà, quella di portare i fondi e le idee dove servono davvero, senza farsi fermare dalla burocrazia.Il capoluogo, con la sua visione limitata alle mura comunali, sembra credere fermamente di poter ignorare il contesto metropolitano. Eppure, sarebbe un atto di straordinaria **lungimiranza** considerare i Comuni limitrofi come parte integrante della **Grande Torino**, piuttosto che come periferie abbandonate a sé stesse.

Collegamenti logici o fantasie?

Le grandi infrastrutture di trasporto pubblico non possono prosperare senza i necessari **numeri** e flussi consistenti. È difficile non riconoscere che, di fronte a questioni tanto **ovvie**, si discuta ancora della priorità di collegare il centro. Certo, si sta pensando a un **prolungamento** da **Porta Nuova** al **Politecnico**, ma la domanda è: perché non anticipare la progettazione di una **diramazione** per **Settimo-San Mauro**? Potrebbe davvero sembrare un’idea **intelligente**, se non fosse che l’alternativa non pare così impraticabile: un tracciato, anche se non sotterraneo, potrebbe garantire un servizio ai cittadini della zona nord.

Un approccio miope ai trasporti

Qui vediamo un esempio chiaro di **contraddizioni** in atto: si parla di mobilità e **sostenibilità**, ma si ignorano gli scenari reali delle aree circostanti. È come se si pensasse che aprire nuove rotonde in centro possa risolvere i problemi della congestione in periferia. E se i **quartieri** esterni non ricevono le stesse attenzioni e pianificazioni, è lecito chiedersi: ci stiamo davvero occupando del bene comune, o siamo semplicemente prigionieri di logiche **burocratiche** e piani che nessuno ha mai realmente intenzione di attuare?

Per una visione dell’intero territorio

Come mai ci ostiniamo a vederci solo attraverso le lenti del **Comune**? I collegamenti tra centro e periferia non possono essere un’opzione, ma una necessità. Promesse di nuova **mobilità** e minori tempi di percorrenza sono frequentemente avanzate, ma mai concretizzate. Non sarebbe il caso di voltare pagina e iniziare a lavorare su un’integrazione reale?

Dalla pratica della pianificazione **urbanistica** paper-technology che condanna i cittadini a trasporti inefficaci, salta evidente l’esigenza di un cambiamento radicale. Sì, una possibilità c’è: che le istituzioni finalmente prendano sul serio l’intero contesto del **territorio**, e non solo la loro confortevole **cinta**.

Possibili soluzioni?

In conclusione, perché non considerare una progettazione davvero inclusiva, che ponga al centro la mobilità di tutti i cittadini? Ci vorrebbe una dose di **realismo** e un po’ di onestà intellettuale per affrontare le contraddizioni in atto. Magari abbandonando i sogni di grandezza per tornare alle radici della **sostenibilità**. Ma diciamolo chiaramente: le **soluzioni** sono sempre benvenute, purché non rimangano solo sulla carta.

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