Benvenuti nel Paese dove l’alta velocità viaggia solo nelle promesse, mentre i treni si fermano per l’ennesimo “guasto tecnico”. Oggi è toccato alla tratta Roma-Napoli, vittima di un altro episodio dell’infinita saga dei disastri infrastrutturali made in Italy. Un’interruzione nei pressi di Gragnano ha gettato nel caos mezza Italia, bloccando il traffico ferroviario su una delle linee più importanti del Paese. Ma tranquilli, è solo il centro nevralgico del trasporto nazionale.
Il treno dei ritardi: partenza da Roma, arrivo nell’assurdo
L’“inconveniente tecnico” – termine ipocrita con cui si tenta di nascondere decenni di incuria – ha colpito intorno alle 13:40. Da quel momento, i ritardi hanno raggiunto gli 80 minuti, con buona pace di chi crede ancora alla favola dei treni puntuali. I Frecciarossa sono stati deviati su linee convenzionali (leggasi: più lente di un carretto a mano), bloccando i collegamenti con Torino, Trieste, Milano, Napoli e pure con la Calabria. Un effetto domino di inefficienza che ha trasformato la stazione Termini in una fiera del nervosismo.
I tecnici intervengono. I ritardi aumentano. Sì, hai letto bene
Secondo Trenitalia, i tecnici hanno “risolto” il guasto intorno alle 15:00. Ma la vera magia è avvenuta dopo: invece di migliorare, i ritardi sono aumentati. Una prestazione da manuale dell’incompetenza, che dimostra come anche l’intervento risolutivo riesca a peggiorare la situazione. Il Frecciarossa 9642 Reggio Calabria–Torino è stato fermato, perché a quanto pare viaggiare da sud a nord è ancora un’impresa epica.
Viaggiatori presi in ostaggio: le storie che Trenitalia non racconta
C’è Maria, pendolare che da Napoli doveva raggiungere Milano per un colloquio di lavoro: ha perso il treno, l’appuntamento e la pazienza. O Giovanni, infermiere che tornava a Roma dopo un turno di notte a Salerno: è rimasto bloccato per ore a Cassino, senza info, senza assistenza, senza rispetto. Intanto, dagli altoparlanti delle stazioni, la solita litania: “Ci scusiamo per il disagio”. Disagio? Questa è tortura psicologica su rotaia.
Quando l’efficienza è un ricordo e l’assurdo è la norma
Parliamo di un Paese dove si investono miliardi in treni ultramoderni, ma si dimentica che senza manutenzione, prevenzione e coordinamento, anche il più veloce dei treni diventa una scatoletta di lamiere ferma nel nulla. I piani di emergenza sono barzellette, i sistemi alternativi sono finti, e la comunicazione ai passeggeri è degna di un telefono senza fili.
I soliti paragoni impietosi? Eccoli
In Giappone, se un treno parte con 30 secondi di ritardo, il capotreno si inginocchia e chiede scusa. In Italia, con un’ora e mezza di ritardo, ti guardano come se fossi tu il problema. In Germania, la manutenzione è pianificata. In Italia, è una roulette russa. In Francia, la SNCF comunica ogni dettaglio. In Italia, ti informano quando sei già in ritardo da mezz’ora.
Soluzioni? Forse su Marte
Se solo si ascoltassero tecnici competenti (non quelli del “tutto risolto mentre tutto peggiora”), se si dessero priorità alla manutenzione anziché ai mega progetti elettorali, forse oggi parleremmo di viaggi, non di fallimenti. Ma finché i vertici dirigenziali vivono su un binario parallelo alla realtà, l’unica cosa ad alta velocità resterà l’esasperazione dei cittadini.