Mentre il cittadino si arrabatta tra filiali chiuse, servizi digitali obsoleti e mutui da incubo, i colossi della finanza giocano a scambiarsi pezzi del Paese come se fossero figurine. Unicredit, con il beneplacito della Consob, lancia una scintillante Offerta Pubblica di Scambio su Banco Bpm, vendendola come un’operazione “strategica”. Strategica per chi, però, non è dato sapere. Di certo non per i milioni di clienti che si preparano a subire l’ennesima ristrutturazione, l’ennesima fusione, l’ennesima perdita di sportelli, personale e pazienza.
Un’offerta che vale quanto una promessa elettorale
Dal 28 aprile al 23 giugno, chi vorrà potrà cedere le proprie azioni Banco Bpm in cambio di 0,175 azioni Unicredit. Ma attenzione: se nel frattempo qualcuno dei due decide di staccare i dividendi, il giochetto dei numeri cambia. Magia! Il rapporto di concambio si trasforma in 0,166 o 0,182 a seconda di chi “stacca”. Un dettaglio tecnico? No, è il solito balletto truccato che serve a confondere, rimodulare, imbonire. Perché la finanza, ormai, è una scienza esatta solo per chi la comanda.
Il trucco delle sinergie: tagliare, licenziare, ottimizzare
Unicredit stima sinergie per 1,2 miliardi l’anno. Una cifra che fa brillare gli occhi… agli azionisti, ovviamente. Perché dietro la parola “sinergie” si nasconde, come sempre, tagli al personale, chiusure di filiali, riduzione dei costi. Il mantra dell’integrazione tecnologica serve solo a giustificare l’eliminazione di servizi umani e la sostituzione con chatbot scadenti e app malfunzionanti. La “modernizzazione” è un altro nome per “buona fortuna se vuoi parlare con un impiegato vero”.
La rete si rafforza? No, si concentra
Con l’acquisizione di Banco Bpm, Unicredit si prende oltre 1.000 nuove filiali e 4 milioni di clienti. Ma non illudiamoci: più che ampliare l’accesso, si tratta di centralizzare il potere. Meno banche, meno concorrenza, meno possibilità per i cittadini di scegliere. La narrazione del “rafforzamento della rete” è una favola: nella realtà, si traduce in deserti bancari nei piccoli comuni, tempi d’attesa biblici, e clienti trattati come numeri.
I francesi alla finestra: Credit Agricole gioca a Risiko
Nel frattempo, Credit Agricole ottiene l’ok della BCE per salire al 19,9% del capitale di Banco Bpm. Ma tranquilli, dicono: non lanceremo un’OPA. Solo un piccolo passo per “rafforzare la partecipazione”. Sì, certo. Solo che nel mondo bancario, “rafforzare” significa “preparare il terreno per prendere tutto”. Una bella stretta di mano, due sorsi di champagne e il sistema bancario italiano rischia di diventare una succursale parigina.
Il prezzo lo pagano i clienti, come sempre
Mentre Unicredit e Banco Bpm parlano di “esperienza cliente innovativa” e “tecnologie scalabili”, chi ha davvero bisogno di un mutuo, un prestito, o semplicemente di parlare con qualcuno, sa bene cosa lo aspetta: numeri verdi intasati, app fallimentari, consulenze improvvisate e burocrazia surreale. Ma ehi, tutto per creare valore. Non per te, cittadino. Per loro, ovviamente.
Soluzioni? Una bella utopia
Sarebbe bello immaginare un sistema bancario vicino alle persone, trasparente, etico. Ma nel Paese in cui le fusioni si fanno per aumentare gli utili e la vigilanza è una barzelletta, l’unica vera soluzione sarebbe un risveglio collettivo. E magari un’Autorità che si ricordi che il suo compito non è timbrare documenti, ma proteggere il mercato. Fantascienza, lo so.