Legge anti sindaci, il governatore Emiliano si schiera con il governo

Legge anti sindaci, il governatore Emiliano si schiera con il governo

Il governatore Michele Emiliano si trova in una situazione piuttosto paradossale: da un lato sostiene i sindaci contro una norma che costringe i primi cittadini a presentare le proprie dimissioni sei mesi prima della fine della legislatura, dall’altro decide di rinunciare a difendere la legge stessa davanti alla Corte Costituzionale. Questo contrasto tra parole e azioni sembra non avere fine, mentre il governo lancia un duro attacco definendo la normativa pugliese «irragionevole e sproporzionata».

Un Consiglio senza argomenti?

Durante una discussione in Consiglio, Emiliano ha dichiarato che l’avvocatura regionale non ha trovato sufficienti elementi per opporsi al richiamo del governo. Curioso, non trovate? Si affida all’assenza di suggerimenti e pareri per giustificare il suo comportamento. Sembra quasi che la dialettica politica sia ridotta a un triste balletto di passi indietro anziché a una vera strategia per modificare una legge che, evidentemente, non gode di grande popolarità tra i suoi sostenitori.

Il battito d’ali dei sindaci

Lo scorso 21 marzo, i sindaci pugliesi si sono riuniti in un flash mob nell’Agorà del Consiglio regionale, un’iniziativa simbolica che racconta la voglia di protesta, ma che si limita a un gesto per chiedere la modifica di una legge. Con che risultato? Beh, è difficile stabilirlo quando il governatore sembra avere già ceduto senza combattere.

Contraddizioni in evidenza

Questa situazione mette in luce una serie di contraddizioni e incoerenze da parte di chi, come Emiliano, si trova in una posizione in cui si schiera pubblicamente dalla parte dei sindaci, ma poi decide di lasciare il campo alla controparte. La domanda sorge spontanea: che senso ha protestare se poi si rinneghiamo le proprie parole alla prima difficoltà? E se l’unico risultato di tanta mobilitazione è l’assenza di argomentazioni difensive in aula, cosa rimane realmente a questo dibattito democratico?

Presto, il governatore e i sindaci potrebbero rendersi conto che la forza dei numeri non basta a sostenere una causa, soprattutto quando si è già scelto di non combattere. Anzi, questo ciclo di promesse non mantenute e piani mai attuati si rivela, com’è noto, un classico della nostra politica.

Verso soluzioni radicali?

Si potrebbe pensare che per risolvere tutto ciò basti un po’ di buon senso e una buona dose di coerenza. Forse, basterebbe anche che Emiliano ascoltasse i suoi consiglieri e i sindaci, piuttosto che limitarsi a un giro di parole vuote. Magari basterebbe rivedere questa legge in un modo che faccia sentire la voce delle municipalità, anziché infliggere loro un de facto putsch normativo. Eppure, è facile ironizzare su idee brillanti quando la loro attuazione sembra così distante dalla realtà.

In conclusione, potrebbe essere ora di porsi delle domande più scomode. Se ci limitiamo a ritirare le nostre forze quando la situazione si complica, cosa rimane della nostra democrazia? Se il governo ci impone leggi irragionevoli, forse è giunto il momento di fare un passo indietro e riflettere su chi realmente ci rappresenta. Dopotutto, le promesse svanite nel nulla insieme alle incertezze legislative non portano a nulla di buono.

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